L'alcolismo è una piaga sociale presente in tutti i paesi industrializzati e non. I distillati di acquavite erano utilizzati in passato per instupidire le popolazioni che si contrapponevano ai tentativi di conquista, perlopiù perpetrati da Ungentleman anglosassoni al servizio di Sua maestà Imperiali e devoti servi della pinta di birra. In chiave moderna esiste purtroppo una forma di alcolismo letterario, diviso in due gradazioni ben distinte.
Fra scienza e fede. I lettori di Baricco si dividono sulle sue capacità in egual misura con chi si domanda a chi appartenga la creazione del mondo. In sintesi, Baricco è bravo o meno? E qui si entra nel dogma della fede, nel senso che i discepoli del fondatore della scuola Holden sarebbero pronti a partire in crociata per mettere alla pubblica gogna coloro che osano pronunciare invano il nome del maestro. Chi invece sceglie un approccio più tecnico per definire il nuovo vate della penna, rischia di essere tacciato di mania di protagonismo. Parlo male di altri per far si che si parli bene di me. Insomma, il dilemma Baricco resta uno dei grandi temi irrisolti della nostra vita. Confesso di averlo amato, in quella che definirei la fase catechistica della mia formazione letteraria. Poi mi sono detto che quei lunghi spazi bianchi li utilizzavo anche io nelle prime poesie che vergavo con la speranza che altri le potessero poi leggere. Che i monosillabi spacciati per capitoli erano sì genialate, ma che il riproporle sistematicamente le trasformava in parentesi Califfane (nel senso …che noia).
La geografia verbale è una scienza inesistente che permette con sofisticati strumenti, realizzati appositamente dalla fantasia, di misurare l’altezza o la profondità delle parole. Le quote che vengono registrate superano di gran lunga i limiti conosciuti, così che scopriamo come vi siano aggettivi che salgono sopra alla cima dell’Everest e riflessioni che scendono su fondali dove nemmeno il Nautilus potrebbe spingersi. Credo che in un immaginaria cordata o in una esplorazione marina, la carenza di ossigeno potrebbe essere sopperita dalla molecola dell’amicizia. Le pagine del romanzo biografico dedicato a Roby Piantoni ne sono decisamente cariche e restituiscono a tutti coloro che hanno avuto l’immenso piacere di poterlo conoscere, una figura bellissima, eternamente semplice e fanciullesca e carica di sogni. Gli stessi che l’alpinista Colerese viveva ogni giorno e che cercava di seminare ovunque.
La ricerca della felicità passa attraverso le dinamiche dei bastoncini degli Shangai. Se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di più". Con questo aforisma si potrebbe spiegare il senso del nuovo romanzo di Francesco Piccolo, “Momenti di trascurabile infelicità”. Un insieme di luoghi comuni, di considerazione depressive e di scatole di noia e inadeguatezza che spingono il lettore ad immedesimarsi nell’io narrante. Detta così potrebbe sembrare la nuova recensione di un romanzo che viene sconsigliato ai lettori. In realtà è l’analisi di ciò che il libro è e di come nelle sue pagine vi sia lo specchio di una società che sempre più impedisce a chiunque di trovare forme di felicità. Piccolo è un maestro assoluto nella caratterizzazione della nostra quotidianità. Abile sceneggiatore (andate a leggere il suo curriculum) un po’ troppo piacione invece in abito letterario.
Più veloce della luce è solo la mente. E subito dopo aver raggiunto il luogo che un nanosecondo prima si stava immaginando, ecco che viene raggiunta dalla reminescenza dell’olfatto e poi da quella dell’udito. Le leggi della fisica andrebbero riviste se misurate con le metriche della letteratura. Così, senza bisogno di salire su di un volo low cost, riusciamo leggendo pochissime righe a visualizzare noi stessi seduti in Piazza del Plebiscito, mentre l’odore del mare risale e si intrufola nei vicoli, mentre il vocio di donne e bambini rimbalza e riempie una di quelle giornate di sole che a Napoli rappresentano un marchio di fabbrica. E camminando con passo calmo, possiamo ammirare tutte le bellezze di una città che a noi orobici pare sempre così lontana, inaccessibile e fiera. Possiamo entrare nel bar di Peppe, perché c’è sempre un Peppe a Napoli, e possiamo bere na tazzariella u caffè, perché c’è sempre un caffè da bere e possiamo sentire il profumo delle paste, i messali sulla prossima partita di calcio, i ricordi di un teatro che oggi non c’è più e un insieme di idee che solo qui e da nessuna altra parte sembrano poter avere un senso. Forse l’ambientazione non è fra le più originali.
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GAZZANIGA, INIZIATI I LAVORI PER RIPARARE AI DANNI CAUSATI DAL NUBIFRAGIO
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