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La conoscenza degli anni dove né noi né i nostri genitori sono vissuti, ci viene trasmessa da racconti, da libri di storia o da immagini, come ad esempio le cartoline che si trasformano in diapositive e che riavvolgono la pellicola del tempo. Di solito i ricordi sono sbiaditi e le fotografie in bianco e nero o virate in seppia. Il colore era materia per alchimisti e i primi ritrattisti si ingegnavano a studiare le composizioni di luce che avrebbero dato più o meno brillantezza alla scala dei grigi. Le pennellate rapide, vivaci, con cui Claudio Calzana dipinge il suo romanzo, ambientato proprio nell’epoca della sperimentazione fotografica, ci permettono di immaginare una Bergamo intensa, vivida, al centro di un fermento cromatico che permette all’autore di dipingere i quattro personaggi principali della storia rendendoli attuali, credibili, facendoli assomigliare ad amici contemporanei o forse anche a noi stessi. 

Si definisce scrivere con i piedi una stesura sgrammaticata. Termine in disuso, ma che rende bene l’idea di un testo che non ha capo né coda. Se invece seguiamo le orme impresse sia sul nostro cammino, sia sul sentiero della nostra anima, scopriamo che le impronte lasciate sono quelle di un destriero su cui il nostro essere vorrebbe poter montare. Le fiabe per bambini sono strutturate in modo che gli esseri umani possano far parlare gli animali che le popolano. Ultimamente vi è una forma di narrazione inversa, dove gli animali riescono a far parlare gli uomini. Riescono a far sì che angosce, paure, desideri, sogni che paiono irrealizzabili, emergano improvvisamente da forme di coscienza che sembravano confinate in un oblio generato dalla quotidianità.

Taraxacum officinale. O più semplicemente soffione. Le piccole spore del fiore spumoso che tutti abbiamo soffiato lontano, almeno una volta nella vita, possono essere utilizzate per descrivere anche la poesia. Il bisogno della parola di fluttuare nel vento, scendendo poi con garbo sulla terra, che altro non aspetta se non di poterla conoscere. Questo dovrebbe essere il fine ultimo della comunicazione. Questo è ciò che mi sono ritrovato a scoprire leggendo le metriche intense, di una conterranea, aimè sino a ieri sconosciuta.

gli anni al contrarioL’unica cosa certa che si può dire a proposito di un proiettile, è che la sua traiettoria sarà sempre una linea retta. Non ha occhi per schivare chi malauguratamente si dovesse trovare lungo la linea di tiro. Non ha orecchie e non ha cuore. I sensi appartengono a chi esplode il colpo, ma negli anni settanta, molti fra coloro che impugnavano un arma, senza rendersene conto, avevano buchi profondi dentro alla propria coscienza. Ferite non causate da spari, ma dalle continue detonazioni di una società che stava cambiando troppo in fretta e che piallava anche con la violenza tutto ciò che ostacolava il cammino.

MarzìDovessi mai incrociare per caso il Bianconiglio, non gli chiederei se è troppo presto o troppo tardi e nemmeno la direzione da seguire per raggiungere in tempo il Cappellaio matto. Piuttosto sarei curioso di sapere se oltre ad alice, a lui non sia mai capitato di incontrare anche Marzì, con la sua carpa da vasca da bagno, la sua storia priva dei colori sgargianti che Lewis Carroll pennellava ad ogni riga e carica di un freddo che sembra spingerci a latitudini dove si fatica a credere che ci sia qualche cosa da poter essere narrato. 

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