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Il mondo sta cambiando. Frase fatta utilizzata da ogni generazione per sottolineare come il passato sia sempre migliore se paragonato al futuro. La letteratura è rimasta una delle poche macchine del tempo a non subire grandi scossoni di progettazione. Si scrive. Si stampa e si rilega bene o male come nel settecento. Cambia però l'idea di comunicazione, così che oggi risulta necessario trasmettere ciò che si vuole dire in maniera immediata. I tomi come Il nome della Rosa (così chiniamo il capo anche davanti all'immenso Eco) sarebbero oggi respinti dagli editor. La pubblicità deve essere condensata in meno di quindici secondi. Gli articoli non devono superare le duemila battute. I libri dovrebbero subire la revisione già attuata dal Reader Digest, illo tempore. Su questo binario condensato sale con successo Nicoletta Mondadori, nome importante, sicuramente cassata dalla mannaia degli editor, ma con ottime capacità narrative, che propone un classico leitmotiv del romanzo rosa candeggio (quelli dove l'amore ha perso la vivacità del colore iniziale ed è stato centrifugato con panni scuri, grigi e infeltriti).

La nuova forma di arte moderna sta diventando sempre di più la rappresentazione della morte. Ci posizioniamo silenti alle spalle di anatomopatologi che sezionano cadaveri, intuiamo ben prima di valenti detective quale sia la strada da percorrere per risolvere casi intrigati, ci immedesimiamo in una sorta di macellai del brivido, dimenticando sempre di più lo spessore degli affetti, la sensibilità, le logiche comportamentali, in nome di un Noir pasticciato di rosso che ogni giorno assurge alle cronache. Così è anche in letteratura, dove se si volesse essere cattivi si potrebbe paragonare il mondo editoriale italico ad una sorta di cimitero degli artisti. Un po' come se gli scaffali delle librerie si stiano trasformando sempre più in un luogo simile a Perè Lachise … "tutti i pseudo autori desiderano che il proprio tomo riposi impolverito su di uno scaffale". Da una di queste mensole ho tolto (senza che la polvere lo avesse ancora intaccato), il romanzo di Mirko Zilahy, italianissimo a dispetto del nome e precursore di quella che sarà la nostra anagrafica a venire. L'ho scelto non proprio a caso, ma scorrendo la classifica di vendite presentata da RCS, dove abbiamo stabili, come fossero opera da museo, i nomi di Camilleri, di Fabio Volo, di Pennachi, di Primo Levi che ad ogni Gennaio fa ancora capolino.

Ogni storia nasconde in se una parte di gioia e una di dolore e ogni malattia ha dentro di se una storia che deve essere raccontata. O con gioia o con dolore. Ci sono libri che parlano (e vendono) del cancro, altri delle menomazioni fisiche più comuni. Ci sono film che cercano di sensibilizzare ulteriormente l'attenzione dei soggetti sani verso chi invece si trova ogni giorno ad allargare la propria trincea personale e ci sono poi testi che si fanno paladini di una comunicazione spesso sconosciuta. Chi di noi è in gradi di dare una corretta definizione dei sintomi della fibromialgia? Probabilmente pochi. Così, questo vuoto, cerca di essere colmato dal romanzo di Federica Ferrari, che con il suo “Se non sono pazzi non li vogliamo” presenta un validissimo progetto editoriale. Curato in ogni dettaglio, dalla copertina, alla linea editoriale e che supportato da ottime vendite dovrebbe spingere tutti coloro che hanno da tempo il classico romanzo nel cassetto a fare il grande balzo.

Apriamo lo spazio dedicato alle graphic Novel, riesumando (è proprio il termine più azzeccato in questo caso) il lavoro della Bresciana Paola Barbato che un paio di stagioni fa si cimentò nella stesura di quella che doveva essere una mini-serie. Il progetto prevedeva sei numeri che sarebbero stati stampati dalla Star Comincs. Dopo l'uscita del quarto albo, la casa editrice informò i lettori che non sarebbero stati stampati gli ultimi due numeri??? Il folle ragionamento dettato dalle condizioni di mercato e distribuzione non è nuovo allo staff della Star. Sono reduci da altri due aborti che hanno decisamente allontanato i lettori e collezionisti da tutto ciò che porta il marchio della stella sul dorso. Ad ogni modo è intervenuta la Edizioni Arcadia, del Bergamasco Mario Taccolini, a salvare la conclusione della piccola serie, che ci parla di Martina, ragazza bresciana, con tutti i problemi che un adolescente può avere con il proprio io, con il proprio corpo, con le amiche, con le prime relazioni, con i conflitti famigliari, scolastici e pre lavorativi.

L'olfatto è privo di memoria. A differenza della vista e dell'udito, il nostro senso percettivo non ricorda profumi e odori, impedendo di fatto la costruzione di ricordi che si potrebbero basare proprio sulla ri.percezione. Benchè un romanzo sia bidimensionale, capita a volte di imbattersi in libri che potrebbero trovare catalogazione nelle scaffalature dedicate ai pop-up, vista la loro capacità intrinseca di trasformare le parole in elementi tridimensionali, carichi di profumi, aromi, odori dimenticati. Tale capacità è un segreto che in pochi conoscono. Silvan è il maestro della prestidigitazione, Houdini era il Re dell'escapologia. Alessio Mussinelli, pescatore di ricordi lacustri ha unito entrambe le peculiarità dell'illusione, riportandoci negli anni post bellici, dove tutti erano impegnati nella ricostruzione edile e immaginavano un futuro roseo.

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