La fantasia è più importante della conoscenza. Permette a chi la esprime di proporre nuovi punti prospettici di osservazione su quella che è la realtà. Anche il mondo del fantasy editoriale non sembra conoscere tregua, ancora di più in questo periodo che ci avvicina alle festività natalizie, dove alcuni adepti alla setta letteraria continuano a regalare libri, con la speranza che vengano letti.
La parola è una forma di istinto primordiale. Il suono è una forma di richiamo, verso i nostri simili. Di allarme, per avvisarli di un imminente pericolo. È un canto o una nenia che appacifica i piccoli. È la trasposizione del nostro pensiero. Il mutismo è una patologia irreversibile, ma la forma di assenza di comunicazione peggiore è quella data dalle parole che possono risultare incomprensibili.
Fra le tante forme d’arte orientali, i Giapponesi hanno insegnato al mondo quella delicatissima del piegamento della carta. Lo chiamano Origami e nelle sillabe che compongono questo termine è nascosta una delle tante metafore della concezione buddista. In realtà ci si riferisce alle parole. Al modo in cui possono essere dette e ripiegate su se stesse. L’autrice americana Julie Otsuka, di chiare origini nipponiche, ci porta a bordo di una nave. Una delle tante che hanno solcato da sempre i mari del nostro mondo. Spostando le persone da un luogo all’altro. Veleggiando verso la speranza. A volte naufragando tempo dopo essere arrivate in porto.
Il tornello, è un sistema di controllo delle macro affluenze, utilizzato principalmente per filtrare gli spettatori che accedono ai grandi eventi sportivi. Da tempo auspico che anche in letteratura si installino una sorta di check point. Troppa insulsa porcheria continua ad essere lasciata passare e sale a bordo di quell’aereo malmesso che è oggi l’editoria. I libri servivano per far volare la mente. Oggi si sono trasformati in cargo mastodontici dove viene stipata la più grande quantità di ciarpame possibile. Così non è per Il Regno degli amici. Ultimo lavoro presentato da Raul Montanari, che propone con maestria un viaggio a ritroso in quella dimensione dove noi, ragazzi degli anni ottanta, avevamo vissuto e che da tempo non eravamo più abituati a ricordare. E ci siamo tutti.
Didascalia è la parte non dialogica di un testo teatrale oppure la breve descrizione posta generalmente sotto o vicino a un'immagine o ad un dialogo, nei fumetti, nei film o nei copioni, con funzione di commento. Nella descrizione manca la poesia, dove tutto il tumulto messo in versi riesce a dare voce a diapositive monodimensionali. C’è un appartamento grandissimo nell’anima di Barbarah Guglielmana (chiedete all’ufficio dell’anagrafe di Chiavenna da dove sia saltata fuori l’acca finale), ci sono stanze che ad un primo sguardo appaiono vuote, mentre poi invece irrompe il minimalismo riuscendo con pochissimi colpi verbali ad arredare il nostro senso di vuoto. Ci sono quadri appesi alle pareti. Istantanee che fotografano il nostro essere. Ci sono angoli realizzati con gusto.
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