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La conoscenza degli anni dove né noi né i nostri genitori sono vissuti, ci viene trasmessa da racconti, da libri di storia o da immagini, come ad esempio le cartoline che si trasformano in diapositive e che riavvolgono la pellicola del tempo. Di solito i ricordi sono sbiaditi e le fotografie in bianco e nero o virate in seppia. Il colore era materia per alchimisti e i primi ritrattisti si ingegnavano a studiare le composizioni di luce che avrebbero dato più o meno brillantezza alla scala dei grigi. Le pennellate rapide, vivaci, con cui Claudio Calzana dipinge il suo romanzo, ambientato proprio nell’epoca della sperimentazione fotografica, ci permettono di immaginare una Bergamo intensa, vivida, al centro di un fermento cromatico che permette all’autore di dipingere i quattro personaggi principali della storia rendendoli attuali, credibili, facendoli assomigliare ad amici contemporanei o forse anche a noi stessi. 

Lux, che è il nome del cinematografo dove la vita dei quattro verrà proiettata, in senso metaforico, è anche la traduzione latina del termine Luce. Bergamo esce dal chiaroscuro della Grande Guerra. La gente sente di poter respirare un’aria nuova.

C’è tutta l’operosità dell’alto fare che da sempre contraddistingue gli orobici e c’è, pagina dopo pagina, un romanzo che continua a riservare sorprese. Che ci porta ad appassionarci alla storia, a voler sapere che cosa succederà ad ognuno dei quattro. A palpitare per la storia d’amore che improvvisamente dona luce a chi sino ad allora aveva vissuto nel buio. Calzana non dipinge a tinte fosche. La sua parola è guizzante. Sembra che faccia capolino ad ogni riga come il pesciolino d’oro. Sembra che compaia per il gusto di voler esaudire i nostri desideri e il piacere della lettura non ci abbandona mai, sino alla fine. Lux è davvero un bellissimo romanzo. Una di quelle storie che probabilmente ci sono state raccontate da chi non sapeva leggere, ma ricordava date, nomi, avvenimenti, e li tesseva così che diventassero coperte  pronte a riscaldare le sere d’inverno.

Calzana conosce alcuni segreti che appartengono alla nostra città e li racconta suscitando lo stupore di chi sente da subito il piacere nel voler ascoltare di quando Buffalo Bill impiantò per ben due volte le tende del suo circo ai piedi di città alta. Ci racconta di un progetto automobilistico che vide uno dei primi prototipi motorizzati pronto a scorrazzare sul Sentierone. Insegna e gioca di prestigio, facendoci intendere che ben altro potrebbe essere detto e scritto, ma non tutto può essere svelato, così che dovremo attendere (si spera poco) il capitolo finale della trilogia di Esperia, per sapere quali altri rocamboleschi fatti resero la vita degli avi del nostro concittadino così ricchi di fascino.

Leggere fa sempre bene quando hai la fortuna di dover fare il sunto di un romanzo che ha dentro di sé la formula chimica dell’allegria, dell’amore e della vera amicizia; allora, giungi all’ultima pagina sapendo che avrai qualche cosa da ricordare e raccontare. Non dovrebbe forse essere questo il fine ultimo della narrazione?

 

Lux di Claudio Calzana, Giunti Editore

 

A cura di William Amighetti

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