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Se si vuole cercare di conoscere meglio una persona, bisognerebbe leggere uno dei libri che tiene in casa. Ammesso che quest’ultima legga; altrimenti, parere mio, conviene regalargliene uno e colmare così la lacuna. I libri possono poi essere visti come i cerchi concentrici che identificano l’età degli alberi. Avete mai notato che i grandi tomi sono maggiormente apprezzati dagli anziani, così come invece i romanzi per bambini siano costituiti da poche pagine? Ora, tale premessa mi risulta necessaria per cercare di capire quale romanzo acquistare se volessi fare un percorso a ritroso ed avvicinarmi alla fase evolutiva del sapere, gli anni dell’adolescenza, per frugare in quello che è un mondo che tutti hanno abitato e che poi, pochi anni dopo averlo salutato finisce con l’essere spesso dimenticato, se non addirittura rinnegato.

Il mio aplomb british non ha avuto bisogno di fare la sua comparsa quando i nomi dei vincitori del premio Big Jump sono stati annunciati. Nonostante stessimo concorrendo nella stessa categoria, i romanzi a carattere storico, avevo già speso parole lusinghiere su Giuseppe Pantò e il suo incipit. Confesso subito i miei peccati. Io sono uno di quegli italiani che è rimasto impantanato delle pagine de “ Il nome della rosa”. Ho chiesto aiuto. Ho cercato appigli e solo con grande fatica sono riuscito a non sprofondare. La paura di imbattermi in un altro tomo pregno di conventi umidi e malsani, di frati incappucciati e di lebbrosi nascosti dietro ai capoverso mi ha attanagliato per diversi anni.

Non appena un bimbo viene al mondo sente subito il bisogno di essere amato, protetto e nutrito. È una componente ancestrale che continua la sua genesi in ogni uomo o donna presente sulla terra. Non possiamo smettere di alimentarci e non possiamo fare a meno di amare. L’amore è poi stato descritto, dipinto, cantato da bardi, racchiuso in odi poetiche, avvolto attorno a cioccolatini. Migliaia di forme di testimonianza per un unico fine. Amare ed essere amati. Ecco il più grande desiderio dell’essere umano. Si può rinunciare ai piaceri della buona tavola preferendo un cartoccio macrobiotico, ma non è possibile fare a meno dell’amore. Eppure, anche il sentimento principe a cui ruota attorno il nostro esistere ha iniziato a diluire la sua consistenza a livello espressivo.

Una realtà separataLa contrapposizione è un’analisi che permette di poter ragionare su due elementi distinti e ugualmente complementari senza avere il bisogno di decidere chi fra i due sia il migliore, su di una ipotetica scala di merito. È un esercizio che viene spesso fatto e maestri in quest’arte risultano essere gli indecisi. Bianco o nero? Giorno o notte? Carne o pesce? E potremmo andare avanti all’infinito. In letteratura è difficile, se non quasi impossibile trovare un romanzo che faccia dondolare continuamente la bilancia su cui vengono pesate le parole. Ci prova, e ci riesce, con un esperimento alchimistico interessante Selene Rossi, poetessa non alle prime armi e autrice di un romanzo che utilizza due pesi sulla stessa misura.

Qual è il materiale con cui è stata fatta la lampada di Aladino? Probabilmente oro anche se le varie versioni della fiaba non fanno luce su questo dettaglio. Sappiamo però che una volta sfregata abbia liberato il Genio che dormiva placido lì dentro. Ora, per logica, in quale orcio o giara si nasconde lo spirito della depressione? Plausibilmente in un otre ammuffito, dimenticato in cantine umide. In un luogo dove nessuno di noi si arrischierebbe ad entrare senza essere sicuro di avere la luce a sufficienza per poter vedere bene dove sta posando i piedi. Eppure prima o dopo qualcuno ci va inevitabilmente a sbattere contro e basta solo un leggero sussulto per vedere i primi fumi uscire, l’odore nauseabondo salire e la testa farsi greve. Un macigno che né collo e né spalle riescono più a sorreggere.

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