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Gli importi pensionistici per i bergamaschi sono mediamente al di sotto dei valori nazionali a ridosso della linea di povertà relativa: Bergamo è quartultima in Lombardia. E ancora: 59 pensionati su 100 vivono in coppia, 41 su 100 da soli; la condizione di solitudine interessa maggiormante le donne che sono anche le più povere. Sono questi alcuni dati emersi dalla panoramica dettagliata sul mondo dei pensionati a Bergamo e in provincia stilata dalla SPI-CGIL, in attesa dei rimborsi che dovrebbero arrivare dal Governo.

L’indagine è stata commissionata ad hoc all’associazione IRES Morosini (coordinamento: Francesco Montemurro di IRES Morosini Torino, A cura di Stefano Menegat).

Sotto la lente d’analisi dell’istituto di ricerca, il numero di pensioni erogate in tutta la provincia, il numero dei pensionati, gli importi medi, i redditi da pensione a confronto con quelli da lavoro autonomo e da lavoro dipendente, l’evoluzione anagrafica, il patrimonio immobiliare dei pensionati orobici, il quadro di servizi dedicati ai più anziani (SAD, ADI…).

 

La ricerca SPI-CGIL sulle pensioni nella provincia di Bergamo, riassunta in 20 punti rilevanti:

1 – Giunti a 65 anni, l’aspettativa ulteriore di vita nel nord Italia è di 16,8 anni per i maschi e di 21,1 anni per le donne; priorità nelle agende politiche a tutti i livelli.

2 – A Bergamo l’età media della popolazione nel 2013 era di 40,7 anni, la più giovane nel contesto lombardo.

3 – La spesa sociale in Lombardia è andata aumentando parallelamente all’aumento dell’incidenza della popolazione anziana sul totale.

4 – Il  10,44% dei pensionati lombardi è a Bergamo e pur essendo la provincia mediamente più giovane registra un’alta percentuale di pensionati. La percentuale sul totale della popolazione bergamasca è del 19,9%, più alta della media nazionale.

5 – Gli importi pensionistici 2013 sono mediamente al di sotto dei valori nazionali: vecchiaia 538,6 contro 662,8, anzianità 1506,10 contro 1543,90; Bergamo complessivamente è quartultima in Lombardia; in tutta la regione non c’è correlazione tra quantità di pensioni percepite e valore medio annuo, a Bergamo pari a 1,38 pensioni per pensionato.

6 – Notevoli le differenze tra donne e uomini, con donne più povere e con le differenze che aumentano nelle fasce di pensionate/i più giovani.

7 – Le pensioni reali, pur avendo valori medi inferiori ad altre province, sono di buon livello: il 64% dei pensionati percepisce assegni superiori a 1000 euro (il 41% superiori a 1500 euro), il 35% meno di 1000 euro (il 10% meno di 500).

8 – Solo 59 pensionati su 100 vivono in coppia, 41 su 100 da soli e la condizione di solitudine riguarda molto di più le donne degli uomini.

9 – La Lombardia è stata tra le regioni più colpite dalla crisi ma per gli alti livelli economici pre-crisi presenta un dato sui redditi ancora buono. Nel nord Italia i pensionati e gli anziani sono meno "poveri" (Istat 2014) degli individui in età da lavoro ma registrano un alto indice di rischio vulnerabilità, anche in ragione della perdita del potere d’acquisto degli ultimi anni.

10 – La media delle pensioni nei comuni bergamaschi è a ridosso della linea della povertà relativa (ed anche sotto, in alcuni casi).

11 – Il calo dei redditi è meno marcato che in altre regioni ma subisce una forte accelerazione nel periodo 2008–2012, con il 2009 come picco peggiore; stazionario e in aumento il livello dei consumi, con una diminuzione a Bergamo del consumo dei beni alimentari a favore dei non alimentari.

12 – Una ricerca su un campione di casi effettuata dalla Banca d’Italia rileva una ricchezza dei pensionati lombardi piuttosto elevata (al netto di ogni passività e debito), con un livello mediano (non la media) di 208.000 euro, ma per i bergamaschi si abbassa a 185.098; Fondazione Cariplo 2014 ipotizza che gli anziani in Lombardia possano contare spesso su un immobile di proprietà e che il patrimonio medio si basi per il 71% appunto su immobili, per il 6% su depositi e il 4% su titoli.

13 - A Bergamo si stima che il 20% dei pensionati abbia una ricchezza patrimoniale inferiore a 20.000 euro e in Lombardia il rapporto reddito complessivo e reddito patrimoniale cresce con il decrescere del reddito, significando che a bassi redditi corrispondono patrimoni ancora più esigui.

14 – Sul campione dei 23 comuni con popolazione superiore a 9000 abitanti i redditi sono (Ministero delle Finanze redditi 2013) così articolati: 22.000 dipendenti, 45.000 autonomi, 31.000 imprenditori, 21.000 imprenditori semplificati, 18.000 rappresentanza, 16.000 pensionati; sotto la media dei 16.000 si collocano 14 dei 23 comuni del campione.

15 – L’incidenza economica complessiva delle pensioni sui redditi totali del campione dei 23 comuni considerati oscilla tra il 22% e il 32%, con una media del 27%; è quasi la metà di quella da lavoro e quasi il doppio di quella di autonomi e imprenditori (tabella 21).

16 – La media dell’addizionale Irpef comunale nel 2013 in provincia di Bergamo era del 0,39%, incrementata del 15% nel 2014 (0,45%) mentre l’IMU nel campione dei 23 comuni è in media il 5,04 per mille.

17 – Pur non essendo tra le più colpite dalla crisi, quella degli anziani ora è  una categoria ad alto rischio sociale sia per la tendenza alla vendita dell’abitazione di proprietà (Cariplo 2014), sia per la presenza di anni di disabilità in quelli della speranza di vita; 11.000 sono i non autosufficienti a Bergamo e il 6% della popolazione sopra i 65 anni è affetta da demenza senile o Alzheimer.

18 – Sono 157 i centri diurni per anziani, 29 i centri diurni integrati (per 723 posti di cui 578 accreditati, rispetto ad un fabbisogno di 902,4) 5.739 i posti in case di riposo; retta minima media 50,50 euro al giorno, retta massima media 59,50 euro al giorno; in casa di riposo entrano in media a 85 anni le donne e a 79 anni gli uomini; gli utenti  rimangono meno di un anno per  il 46,3% e più di 5 anni il 21,7%.

19 – Casi solo ADI (assistenza domiciliare integrata) 3.942, ADI più SAD (servizio di assistenza domiciliare) 707, solo SAD 2.440.

20 – Una stima grossolana fatta su proiezioni elaborate dalla Banca d’Italia indicherebbe un ISEE fino a 18.000 per il 23% della popolazione, fino a 5.500 per il 3% circa. Significa che agevolazioni sotto i 5.500 euro di ISEE potrebbero interessare circa 10.000 persone, anziani in larghissima misura; inoltre le pur apprezzabili aliquote di molti servizi si concentrano su fasce ISEE molto basse o piuttosto alte, lasciando così non scaglionata la fascia tra i 6.000 e i 12.000 euro.