Materica è una definizione che viene spesa per rafforzare il concetto di dimensionalità dell'arte. Non può essere utilizzata né in letteratura né in poesia visto che la parola non ha dimensionalità né spessore alcune (banditi da questa recensione i ragionamenti filosofici sulla struttura del verbo). Eppure, se dovessimo descrivere anche solo un arbusto, scopriremmo quanti termini sia possibile utilizzare, superando di gran lunga i fotogrammi che la nostra mente sarebbe in grado di imprimere attraverso lo sguardo. Davide Sapienza esce dal letargo (non culturale ma fisiologico) e torna ad essere il plantigrado che apre nuove vie di comprensione.
Lo fa in maniera molteplice. Prendendo versi grezzi e lavorando con scalpelli e sgorbie per liberare l'essenza racchiusa sotto la corteccia protettiva. Lo fa permettendo al vento di aiutare, nella sua incessante opera di levigazione e smussatura. Lo fa portando in tasca i ricordi di un inverno appena passato. Di cenere che può sempre essere utile per riaccendere un fuoco dove tutti, grandi e piccini si siedono in circolo, pronti per ascoltare la storia o per lasciarsi accarezzare da una poesia.
Le abbiamo imparate a memoria quando frequentavamo la scuola (maldestramente definita dell'obbligo). Non si è obbligati ad imparare. La Sapienza e qui non me ne voglia l'amico Davide se per una volta mi concedo un refrain da giullare, giocando con il suo cognome umano, la conoscenza, dicevo, non è un obbligo, ma il necessario nutrimento psichico.
Che cosa saremmo noi senza il cibo e la conoscenza? Amebe fluttuanti in una dimensione parallela e irraggiungibile di chi si scopre invece onnivoro del sapere. Davide Sapienza non ha il fisique du role del saltatore in alto. Conosce la storia di Fosbury e le dinamiche di stacco di Beamon. Eppure il Gentle Giant alza ancora una volta l'asticella e sposta un poco più lontano il punto di atterraggio dopo l'ennesimo salto triplo. Non per evidenziare la sua capacità, ma per stimolare la nostra voglia di raggiungere l'armonia che si mimetizza in una goccia, in una foglia, in un piccolo sasso che scostiamo senza rendercene conto, dal sentiero.
È seguendo le orme che l'uomo ha trovato la giusta strada da percorrere. La parola è indelebilmente un solco dove la fonte della nostra momentanea solidità liquida si ricongiunge al nostro essere e seguendo la traccia riscopre il senso di essere libera. Davide Sapienza è a capo del filare. Quello della vigna e dell'ulivo. Quello delle buone cose che bisogna sempre ricordare. Quello del principio, inteso come base fondamentale. Quello della pietra maestra ed è bello avere il tempo, la pazienza e la voglia di aspettare che da una delle sue grotte esca il ruglio che ci ridesti da un torpore che la nostra incessante voglia di voler sapere non può far proprio.
Picasso diceva che noi siamo ciò che conserviamo. Parafrasando siamo anche ciò che leggiamo.
Vi invito a prendere una fetta del vostro tempo e a leggere il colore delle nuove parole che non la penna ma il cuore di Sapienza ci hanno voluto donare.
Il durante eterno delle cose – di Davide Sapienza ed Feltrinelli Zoom. Ebook € 1,99.
Per una buona lettura si consiglia di prenotare un abbondante porzione di Pasta e Fagioli, olio di oliva da versare su fette di pane di segale, formaggio a piacere. Per il vino chiedere allo chef Renzo (in arte Baitella)
A cura di William Amighetti
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