La casualità è ancora la parte più interessante di una quotidianità che troppo spesso non riesce a distaccarsi da schemi sempre più stereotipati. Lo è anche in letteratura, dove ormai si trovano copertine di romanzi talmente simili fra di loro da far sospettare (spesso a ragione) che anche il romanzo impacchettato al suo interno sia una copia di qualche cosa di già letto. Così, per casualità e curiosità, ho acquistato un romanzo che si presentava con una copertina bruttissima, disegnata probabilmente da chi di grafica sapeva poco o nulla, presentata con un taglio vecchio, obsoleto. Ho comperato un romanzo di Paola Mastrocola, con la speranza di leggere qualche cosa di diverso, anche per poter dare ancora una canche a questa rubrica che ormai ha definitivamente capito che cosa spinga il nostro paese a non leggere (ma ne parleremo nelle prossime settimane).
Spesso mettiamo tanti paletti nella nostra vita, senza nemmeno saperlo. Aggiungiamo cose, cani, case, mogli o mariti, figli o presunti tali, viaggi, auto, case, quadri che poi finiscono inevitabilmente per chiuderci in un recinto da cui non riusciamo più ad uscire. La loro catalogazione compulsiva ci fa credere che la nostra vita potrebbe raggiungere un livello di felicità più alto. Probabilmente è anche vero, ma alla fine ci dimentichiamo che nei nostri primordiali vagiti culturali non eravamo attorniati da tutto ciò. L’esercito delle cose inutili ci riporta con i piedi per terra. Annulla i cliche che sembrano accessori essenziali per ogni collezione primavera estate. In ogni romanzo che pretenda di poter essere chiamato così, ci si imbatte in personaggi che vorrebbero farci credere di essere da sempre i nostri migliori amici. Mastrocola invece crea figure che nella realtà cercheremmo di evitare con cura, allontanandoci da loro e dall’aura scura che il loro karma emana (purtroppo siamo arrivati anche a questo per definire le persone).
Qui invece ci attardiamo per scoprire la sensibilità di Guglielmo, un ragazzino che scrive lettere sgangherate e di Raimond che fa il mosaicista delle parole perdute (questa è mia e ne rivendico i diritti…). Perché ciò che è vecchio, desueto, ai margini, eccentrico, può essere mosso da un'energia misteriosa e seguire strade poco battute, dove l'utile e l'inutile sanno ribaltarsi l'uno nell'altro e diventare, forse, una sostanza nuova.
Un romanzo bello. Veloce da leggere a facile da consigliare. Quindi, perché no, anzi, se non ora quando? Onestamente non ne posso proprio più di titoli costruiti a tavolino (spesso dell’Ikea).
L'ESERCITO DELLE COSE INUTILI di Paola Mastrocola, ed. Einaudi
A cura di Wiliam Amighetti
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