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In un mondo privo di luce, tutte le differenze finirebbero con lo scomparire. Resterebbero inalterati i bisogni primari, come mangiare, bere amare e dormire. Le basi ancestrali della nostra specie finirebbero lentamente con l’estinguersi e alla fine, l’essere umano, regredirebbe alla sua condizione primaria di ameba. Per nostra fortuna, il creatore, chiunque esso sia, nelle varie mansioni che gli permisero di creare il mondo che abitiamo, decise in libero arbitrio di inserire anche la luminosità, permettendo al bipede pensante di prendere coscienza sulla prospettiva e sugli infiniti orizzonti.

Nasce dalla volontà di scoprire che cosa ci fosse oltre il punto infinito visibile, il moto perpetuo dell’uomo, che negli anni affinò la movenza, trasformandola in ciò che oggi, comunemente, ogni etnia definisce Cammino. L’uomo chiede a se stesso di potersi muovere per raggiungere un punto che spesso non è mai d’arrivo ma di nuova partenza.

Interessante notare come fra le pochissime cose che accumunano i popoli vi sia proprio quella del passo. Uno dopo l’altro, in avanti o in salita, ma sempre determinato a scoprire. A muoversi per esplorare. A camminare per dare un senso alla voglia di sapere. Il nuovo lavoro letterario di Davide Sapienza, primo autore ad avere l’onore (si spera) della doppia recensione nella nostra rubrica, porta il lettore ad assumere le vesti di un primordiale esploratore della parola. Davide riprende con maestria il lavoro dei cartografi, tracciando nuovi sentieri e rilievi che perdono di buon grado la loro verginità, lasciando che i passi del primo uomo percepiscano di volta in volta la consistenza di terreni che sino ad allora, o meglio, sino alla pagina successiva, non erano ancora stati esplorati.

Seguendo l’ombra di questo gigante (per chi non conosca Davide, sappia che è una sorta di monolite umano) ci si immedesima in novelli Buzz Aldrin, seguaci delle prime orme poste sul terreno del mare della tranquillità. Sapienza mette a dura prova la resistenza granitica dei topografi locali. Ha l’innata capacità di scoprire continuamente nuovi sentieri e valenti medium asseriscono che gli spiriti di esploratori come Magellano o Vespucci si sentono sollevati per essere nati in epoche diverse.

Camminando è uno di quei libri che ogni giovane marmotta dovrebbe avere nel proprio zaino. È la sintesi delle parole che si possono trasformare in piccoli sassolini di roccia lunare, quella che risplende quando la notte è più buia e che permette di fare ritorno verso casa senza uscire dal sentiero. I libri vanno letti sino in fondo. Questo assioma non è banale. Consideriamo come nelle favole vi fosse sempre il rassicurante “ e vissero tutti felici e contenti” che permetteva ai bimbi di addormentarsi sereni. Camminando si conclude facendo sapere al lettore che lo scorso anno, Davide ha portato a termine la tracciatura di un nuovo sentiero, denominato la Via del Silter, che si dipana per oltre 70 km. Finché avremo aree insite dentro di noi da poter continuare ad esplorare, finché le nostre gambe sentiranno il bisogno di portarci un passo avanti, allora vivremo nella certezza di essere al riparo da fondi melmosi o dalle sabbie mobili dell’iniquità. Continueremo così ad essere adulti… felici e contenti.

 

Camminando – di Davide Sapienza ed Lubrina pag. 115

 

Per una buona lettura si consiglia di percorre per brevi tratti i sentieri della Val Grigna. Mettete nello zaino della focaccia al rosmarino, Pastù di peruc e per i più golosi Fiurit ai profumi di mirtillo.

 

A cura di Wiliam Amighetti

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