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Cometa sull'AnnapurnaI romanzi di avventura sono una forma di fitness statico. Se scritti bene ti portano ad entrare, negli spazi dell’interlinea, percependo il caldo della savana, l’ira del mare in tempesta o il gelo di vette viste solo in cartolina o in qualche documentario che ti mette in circolo i buoni propositi di schiodarti dal divano ma che poi si disconnette sempre un attimo prima della decisione finale di alzarsi, partire e andare, per cercare di vivere ciò che si è appena finito di leggere. Gli eroi di questi romanzi sono quasi sempre icone frutto dell’immaginazione dello scrittore. Oppure, in alcuni casi, sono gli scrittori stessi e di solito il loro approccio è proprio quello di non voler essere né un icona né tantomeno un eroe.

Sono persone comuni con vite straordinariamente fuori dai canoni dell’ordinario. Simone Moro è nella cerchia di questo olimpo. Non figlio di Zeus, ma di un uomo semplice e di una donna mite, quindi mortale come noi, eppure capace di dilatare a dismisura i confini della sua sconfinata voglia di avventura. Da vivere prima ancora di volerla narrare. Simone è il ragazzo che si è arrampicato come un ragno sulle pareti della Presolana e che ha ripetuto poi gli stessi gesti sulla catena Himalayana. È l’uomo che si è soffermato a guardare dall’alto gli uccelli spiccare il volo dal loro nido e che poi ha imparato ad usare ali metalliche per prestare soccorso ad altri, che come lui erano alla ricerca dell’Eldorado delle forti emozioni.

Gli eroi sono tutti giovani e belli, era il refrain di una canzone, ma gli eroi mortali sono simili a noi per le emozioni, per la gioia e per il dolore e quello narrato in Cometa sull’Annapurna è intenso, tremendamente reale e struggente perché parla della perdita di un amico che molto spesso è per colui che ha la fortuna di averlo, la naturale estensione del proprio essere. Erano Simone, Anatoli e Dimitri che si stavano raccontando le storie sentite da bambini, nel periodo natalizio. Erano loro, lontani migliaia di chilometri da quelle case che li avevano visti, da piccini, in trepidazione per aprire il pacchetto regalo che stava sotto all’albero addobbato. Ed erano loro che fecero come i magi, mettendosi in fila uno dietro l’altro per seguire la cometa che li avrebbe dovuti portare sulla cima dell’Annapurna.

A Natale si festeggia la nascita di nostro Signore e spesso ci si dimentica che un Re cattivo fece di tutto perché la storia prendesse un altro corso. Era forse chiuso nel suo castello di ghiaccio anche quando Simone e i suoi compagni iniziarono la scalata? Non lo racconteranno Anatoli e Dimitri. Prigionieri ancora oggi sotto a un pesantissimo mantello di neve. Cerca di farlo Simone senza riuscire a tenere fuori dalle pagine la paura, la rabbia , il senso di desolazione che una volta inalato ti congela i polmoni. Cometa Sull’Annapurna è una storia di vita prima che di morte ed è una splendida storia di amicizia prima di trasformarsi in dolore e desolazione. È la storia di un eroe semplice, capace di salire sin dove vivono gli dei e di ridiscendere nella follia degli uomini per raccontare storie fatte di cose che pochi ad oggi hanno visto. Leggere il dolore non ti aiuta a superare la quotidianità.

Non è un monte la cima più alta che si staglia sul nostro mondo, ma è l’affrontare il nuovo giorno. Un passo alla volta. Stando attenti a non cadere. Serve una buona guida e spesso, Simone si è dimostrato in grado di fare ciò.

 

COMETA SULL’ANNAPURNA di Simone Moro

Corbaccio editore, pagine 166

 

Per una buona lettura si consiglia di salire in uno dei rifugi del sentiero delle orobie.

Piatto di polenta, funghi e selvaggina.

Merlot intenso.

Caffè forte per terminare la lettura in una sola sera.

 

A cura di Wiliam Amighetti

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