ATTENZIONE: Copia a scopo dimostrativo, alcuni elementi potrebbero non funzionare.

CRISTINA DONA COSI' VICINI

E' uscito il 23 settembre "Così Vicini", il nuovo album di Cristina Donà, cantante milanese di adozione della Valle Seriana, che torna sulle scene con l'ottava produzione in 15 anni di carriera. Un album intimo, che descrive il dialogo che tutti i giorni dovremmo affrontare nella vita con chi ci sta vicino: la persona amata, un figlio, un amico, il paesaggio. Sì, dovremmo, perché ad oggi il rischio è che le relazioni si riducano a qualche scambio di messaggi sempre più risicati e privi di intimità. E così la Donà, in quest'epoca di nevrosi, ci invita a tornare a guardarci negli occhi per non avere "paura di essere... così vicini".

 

Abbiamo incontrato Cristina proprio il giorno dell'uscita dell'album, una data speciale per lei visto che il 23 settembre è il giorno del suo compleanno. Oltre agli auguri e all'emozione di poter parlare con un'artista così sensibile e indipendente nella scena musicale italiana, la nostra intervista è cominciata da lontano, da quando Cristina ha cominciato a scrivere le sue prime canzoni proprio in Val Seriana.

"Ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni proprio in alta Valle: inizialmente visitavo la zona perché lì ci stava un mio amico, Davide, che sarebbe poi diventato mio marito. Devo dire che il contatto con il territorio quasi incontaminato della montagna mi ha sempre dato molto e mi ha aiutata a cominciare ad intraprendere quel percorso interiore che ha creato i miei brani. Non so perché scrivo canzoni, il motivo è sicuramente recondito, ma so che i miei brani sono l'espressione di una continua ricerca, un'autoanalisi che pone il dubbio sulle cose più elementari: come i rapporti interpersonali di cui canto in Così Vicini. Forse sarebbe successo anche altrove, ma le emozioni più forti sono uscite lì, nella mia postazione orobica, da cui non me ne sono più andata".

Anche il tuo primo concerto si è svolto in montagna?

"Sì, stiamo parlando del 1991 quando conobbi Manuel Agnelli degli Aftherhours: ad un loro live a Sacca di Esine (Valle Camonica, provincia di Brescia, ndr.) mi fece cantare qualche cover. E da lì è cominciato tutto. Il territorio mi ha sempre dato fiducia ed è questo che ha fatto la differenza. In Italia anche allora fare il cantante non era considerata una cosa normale, ma io mi sono fidata".

In questo nuovo album sono molto presenti i sentimenti, così come il contatto con la natura e con le cose semplici della vita.

"Sì, ad esempio nel brano Senza Parole parlo della necessità di ritrovare il contatto con la natura che è necessario per garantire il nostro equilibrio. In Così Vicini, il primo singolo estratto, affronto invece il ritorno ai sentimenti più puri dell'infanzia e dell'adolescenza".

Il titolo Così Vicini potrebbe sembrare un po' paradossale in un periodo in cui la tecnologia, i media e i social stanno creando un vuoto di relazioni.

"Sicuramente la mia ricerca nel creare questo album, è cominciata dall'interrogarsi su cosa sta creando tutta questa accelerazione nei contatti e nei rapporti. Siamo sempre connessi in attesa di una risposta, di un like o di un tweet. Non voglio demonizzare i social o la tecnologia che io stessa uso, ma vedo attorno a me una grande nevrosi collettiva, in cui non c'è più la capacità di aspettare e in cui non si assaporano più le cose semplici e straordinarie che ci circondano ogni giorno. Così, il mio invito, è a non aver paura di essere vicini: e parlo di una vicinanza fisica e mentale. Non dobbiamo avere paura di esporci anche se sensibili, dobbiamo offrire il nostro cuore e recuperare il valore dell'attesa. Così accade anche nella discografia, bisognerebbe produrre un disco dietro l'altro per far sì che la gente non si dimentichi di te ma io preferisco aspettare produrre ciò che di meglio possa fare".

Cosa sta succedendo nella discografia italiana?

"Sinceramente non me lo sono mai chiesto e fortunatamente non ho mai avuto imposizioni dall'alto. Potrebbe sembrare un modo di dire ma davvero ho sempre potuto produrre quello che volevo. Oggi invece dev'essere difficile per un giovane: o sei in tv o spacchi sui social, il nostro paese dovrebbe investire di più nella cultura, dovrebbe essere un dovere sociale".

CRISTINA DONA COSI' VICINI

In questo nuovo album sembra non esserci più quella ferita che hai cantato in Labbra Blu e in diversi brani della tua carriera. Cristina Donà ha forse trovato la soluzione?

"Assolutamente no. E' che con gli anni cambia il modo di vedere le cose: se prima la ferita, il dolore, la sensibilità erano al centro del mio cantare, ora cerco di andare al di là degli eventi e di cogliere da ogni cosa la possibilità di crescere. E' come se in me ci fosse una consapevolezza diversa ma non sono di certo arrivata, il viaggio continua...".

 

Foto Ufficio Stampa

WEB TV