- ONORE - La sera di sabato 27 dicembre alle 21, presso la palestra delle scuole elementari di Onore, va in scena "Gleneide - Prove tecniche di trasmissione della memoria", uno spettacolo teatrale che rievoca i tragici fatti relativi al crollo della diga del Gleno, avvenuto il 1° dicembre 1923. Valseriananews ne ha discusso con l’autore e regista dell’opera, Davide Sorlini, di professione scenotecnico, originario di Vilminore di Scalve e da anni residente Bologna, ove ha studiato presso il Dams.
Davide, come e quando è nata l’idea di mettere in scena le vicende riguardanti il disastro del Gleno?
E’ nata per caso. Alla fine del 2011 mi trovavo a Bologna, nel dehors di un bar, assieme ad un amico che stava preparando uno spettacolo teatrale. Assieme a lui c’erano anche altri soggetti, ed uno di questi, sentendo il mio accento, mi chiese se fossi di Bergamo. Risposi che venivo dalla val di Scalve. Con mia grande sorpresa, quest’uomo disse di conoscere la mia zona, per essersi occupato, con la sua tesi, delle grandi stragi civili occorse all’epoca del fascismo e, tra queste, quella riguardante la diga del Gleno. A quel punto l’amico che era con me mi chiese di raccontargli la vicenda ed io, interrogato, mi accorsi di ricordarla solamente per sommi capi. Così, nei giorni seguenti, recuperai un libro dello studioso Pedersoli e cominciai ad ri-informarmi sulla tragedia. Fu allora che i ricordi d’infanzia, ovvero gli insegnamenti ricevuti a scuola sino alla fine delle scuole medie, cominciarono a riaffiorare. Una volta rientrato a Vilminore proposi poi alla locale compagnia di teatro, Arethusa, oltre che ad alcuni compaesani e ad un mio insegnante delle elementari (maestro Maurizio, che ha poi effettivamente partecipato personalmente all’opera), di collaborare alla messa in scena di uno spettacolo commemorativo sull’argomento, da presentare in occasione del 90° anniversario del crollo che cadeva alla fine del 2013.
Come son state raccolte le informazioni per la stesura del testo?
I contributi fotografici provengono dalla Biblioteca comunale di Vilminore e dal Museo etnografico di Schilpario. Un inaspettato aiuto mi è stato dato anche dal signor Max Piantoni di Colere che mi ha concesso alcune immagini estratte dal suo bel sito internet. I documenti da cui ho tratto informazioni sul processo provengono dall’archivio di stato di Bergamo. Segnalo anche il prezioso aiuto datomi dallo storico scalvino Agostino Morandi di Pezzolo. Mi piace poi dire che pare esista, presso l’istituto Luce, una pellicola girata poco tempo dopo la tragedia. Il recupero del filmato prevede costi che spero un giorno, magari per il centenario 2023, potranno essere affrontati: sarebbe un documento eccezionale.
Quando e dove è stato rappresentato per la prima volta lo spettacolo?
Il debutto è avvenuto a Schilpario il 30 dicembre 2013, nel 90° anno dalla tragedia. Vi presero parte, oltre ai componenti del gruppo Arethusa, anche persone del posto che, ora, di volta in volta, se disponibili, prendono parte anche alle repliche.
Quante repliche son state fatte sino ad oggi e con quale seguito di pubblico?
Dopo lo spettacolo di esordio, ad oggi si contano quattro repliche. Mi ha particolarmente colpito quella andata in scena a Vezza d’Oglio, partecipatissima: nell’occasione appresi che, per quanto i fatti del Gleno fossero avvenuti non lontano dall’alta valle Camonica, la tragedia nel suo insieme pareva sconosciuta alla popolazione locale. Al di là della conoscenza o meno del caso, mi resi conto che lo spettacolo, colpiva soprattutto in due particolari momenti in cui il pubblico è chiamato a partecipare attivamente. Ad Onore si terrà dunque la sesta replica.
Il titolo dello spettacolo è un evidente mix tra i termini “Gleno” ed “Eneide”: come è nata questa intuizione?
Nell’introduzione allo spettacolo il giorno del debutto spiegai com’era nato il titolo usando queste parole: …Lungi da me l’idea di voler consegnare ai posteri un memorandum di salute morale quale auspicò Augusto potesse valere l’Eneide a suo tempo per il popolo romano; ne tanto meno di paragonare la mia persona al prode Enea; e meno ancora di affiancare questo modesto lavoro a quello del Sommo! Semplicemente, un giorno, nel bel mezzo dell’ennesima riscrittura, preceduta da innumerevoli ripensamenti-dubbi-perplessità tutt’a un tratto mi son trovato a rimproverarmi “Ci ha messo meno Virgilio a scrivere l’Eneide che tu a scrivere 'sta...” E siccome ancora manco aveva un titolo ammetto di avere ceduto all’invitante gioco di parole! Per quanto evidente, col senno di poi, che l’approdo al finale a cui assisterete, spero, necessitasse per forza di cose un lungo e travagliato viaggio.
Dovendo indicare ai lettori di Valseriananews un motivo per invogliarli ad assistere allo spettacolo, cosa senti di potergli dire?
Rispondo con un aneddoto. Quando abbiam presentato l’opera ad Angolo, uno degli spettatori, alla fine, mi disse di aver trovato lo spettacolo molto interessante per il senso di personale responsabilità civica che traspariva dall’evento. Si riferiva, disse, al fatto che gli abitanti della val di Scalve ben conoscevano, come confermato da molte testimonianze dell’epoca, i difetti dell’opera ed i rischi che correvano ma, ciò nonostante, continuarono a lavorarvi senza segnalare formalmente i problemi. Esiste infatti una sola segnalazione anonima, in forma di lettera, inviata alla pretura di Bergamo per segnalare il problema: null’altro. C’era lavoro e quindi si accettava il rischio che quel lavoro comportava, per non parlare del senso di riscatto territoriale che un’opera così imponente portava con sè. L’opera quindi invita ad una riflessione sul personale senso di responsabilità di ciascuno di noi innanzi a situazioni come queste: il senso civico è determinante perché tragedie così grandi vengano evitate.
Nella foto la diga del Gleno