Si definisce scrivere con i piedi una stesura sgrammaticata. Termine in disuso, ma che rende bene l’idea di un testo che non ha capo né coda. Se invece seguiamo le orme impresse sia sul nostro cammino, sia sul sentiero della nostra anima, scopriamo che le impronte lasciate sono quelle di un destriero su cui il nostro essere vorrebbe poter montare. Le fiabe per bambini sono strutturate in modo che gli esseri umani possano far parlare gli animali che le popolano. Ultimamente vi è una forma di narrazione inversa, dove gli animali riescono a far parlare gli uomini. Riescono a far sì che angosce, paure, desideri, sogni che paiono irrealizzabili, emergano improvvisamente da forme di coscienza che sembravano confinate in un oblio generato dalla quotidianità.
Se la relazione che instauriamo con il cavallo viene definita, in ambito riabilitativo, ippoterapia, ecco che questa situazione può essere riproposta attraverso lo scritto di Paola Iotti, che da voce e vita a due cavalli, che ci invita a salire in groppa ai suoi dialoghi, che ci insegna a cavalcare, al passo, con calma, guardando il mondo da una prospettiva diversa, dall’alto. Potendo osservare un orizzonte che ci pareva lontano anche se in realtà non ci eravamo mai posti l’idea concreta di volerlo raggiungere realmente. Paola Iotti esce dallo schema della letteratura dozzinale. Non usa fruste nella sua alcova e tantomeno frustini per lanciare al galoppo i suoi protagonisti. Devia semplicemente verso un immaginario ponte e fa in modo che gli zoccoli imprimano orme ben visibili, così che il percorso che il lettore è invitato a fare non sia a ritroso, ma rappresenti invece un punto di partenza verso un luogo dove la propria consapevolezza sia maggiore.
Scrivere di cavalli può essere paragonato, in questa fase piuttosto drammatica della letteratura Italiana, alla stessa stregua di voler andare a vendere l’enciclopedia britannica agli eschimesi. Insomma, il rischio di fare un buco nell’acqua è più che concreto. La storia che Iotti ci propone invece funziona. Perché si basa su un sentimento vero. Perché mantiene la linea dell’ostacolo sufficientemente bassa e credibile, così che il lettore possa davvero immaginare che ciò che legge sia credibile. Libro ben fatto che fa stupire quando si viene a sapere essere l’opera prima di questa nuova autrice.
Leggetelo con calma. Tornate a pensare a quando eravamo bambini. Almeno una volta anche noi siamo saliti sopra al manico di una scopa, chiedendo alla nostra fantasia di dismetterla dal ruolo di astronave e di trasformarla in un cavallo che ci potesse portare lontano. Torniamo alle origini. Ricominciamo a sognare.
A cura di William Amighetti
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