L’esercito della narrazione sconfiggerà quello della paura. In questa guerra immaginaria, ma spesso auspicata, si nascondono i sogni dei bambini a cui è stato tolto il diritto di poterli coltivare ancora. Molti di noi hanno avuto la fortuna di poter avere fra le mani, da bambini, un libro che parlasse di mondi lontani e pacifici. Magari crescendo si è poi letto qualche cosa che ipotizzasse il gioco della guerra o che lo descrivesse nel dettaglio. La Rosa Sepolta ha scombinato il mazzo e distribuito in maniera diversa le carte; così i bambini che prendono vita nelle pagine uscite con la stessa genialità di un genio nella lampada, dalla penna di Barbara Borlini e Francesco Memo, si presentano davanti a noi con un fucile in mano. Con i segni indelebili di un conflitto che ha puntato dritto al cuore dell’infanzia. Che ha messo al muro tutte le speranze di popoli che mai e poi mai avrebbero voluto misurarsi in un confronto che sarebbe potuto essere discusso in maniera pacifica.
Nessun bambino desidera la morte di un'altra persona. Sono i grandi che lo fanno e quando i grandi iniziano ad obbligare i piccoli ad emulare la follia, allora l’infanzia perde definitivamente tutta la sua purezza. Non sono bastati i fiori messi nei cannoni e non basteranno i libri a far deporre la coscienza armata, ma se smettessimo di coltivare fiori e se smettessimo di scrivere libri, avremmo permesso all’aridità dell’ignoranza bellica di continuare a desertificare le nostre coscienze. Barbara e Francesco ci presentano un lavoro tecnicamente molto curato. Una storia ambientata in un luogo immaginario, che permette al lettore di credere a proprio piacimento che possa essere un racconto post bellico balcanico, piuttosto che un ricordo archiviato negli anni della nostra ricostruzione, successiva al secondo conflitto mondiale.
La grafica di stile nipponico viene amalgamata con una scenografia nostrana. L’amore invece non conosce latitudini e non importa quindi sapere quale sia il paese che ha dato i natali ad Angela e Sergio, i protagonisti di una storia che cresce pagina dopo pagina. Importa poter dire a se stessi che il sentimento che cresce in mezzo a gramigne di odio, sia credibile. Sia ciò che in fondo noi tutti cerchiamo e sia soprattutto il seme da cui dovrebbe germogliare una pianta dove i frutti siano il cibo per tutti coloro che sognano di poter vedere i figli lontani dall’odio, lontani dalla guerra e dalle paure che questa genera. Ci sono ancora troppi bambini a cui l’infanzia è stata strappata e sostituita con un fucile in mano.
La Rosa Sepolta è un tentativo, riuscito, di imporre una riflessione e ci si augura che le pagine di questo ottimo libro siano una catena che finisca con il circondare ed immobilizzare la stupidità di chi continua a ritenere il contrario.
La rosa sepolta - di Barbara Borlini e Francesco Memo
Ed Hazard, pag 479
A cura di Wiliam Amighetti
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