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E' reduce da una straordinaria esperienza sul K2 e sabato alle 18, presso la Baita Valle Azzura a Valzurio di Oltressenda Alta, inaugura la mostra "Il Baltoro negli occhi" con sue fotografie e racconti di questo viaggio. Matteo Zanga, di Villa d'Ogna, è un fotografo eclettico e si definisce fotografo in montagna, perché nelle cose che immortala ci si immerge completamente senza risparmiarsi nessuna fatica. In questa intervista ci racconta la sua carriera.

 

Prima di parlare della tua ultima esperienza, parlaci un po' di te. Di dove sei e qual'è la tua formazione ed esperienza come fotografo.

Io sono di Villa d'Ogna ed ho sempre vissuto li. Dopo le superiori sono entrato nell'esercito come professionista per un anno, dopodiché mi sono iscritto a giurisprudenza e mi sono laureato. Poi quasi per gioco ho iniziato a fotografare, mi piaceva molto ed ho visto che potevo farlo di mestiere. Ho iniziato subito lavorando per la rivista Orobie. Per quanto riguarda la tecnica fotografica sono praticamente autodidatta.

Prima della fotografia di montagna però, nella tua vita c'è stata l'esperienza di una missione Nato a Sarajevo. Come ricordi quel periodo?

Quando a vent'anni giri armato di mitragliatore su un carro blindato in un paese dilaniato dalla guerra ti senti un macho. Poi col passare degli anni ti rendi conto che la guerra è un gioco perverso inventato a tavolino in qualche ufficio governativo, e che in realtà quel macho era solamente un burattino manovrato per scopi economici.

Dicevamo della passione per la montagna, che è anche passione per la gente che ritrai nelle tue foto. Com'è nato questo legame?

Essendoci nato, la montagna è giocoforza diventata uno degli ambienti in cui sono chiamato più spesso per servizi fotografici. Ma non dimentichiamo che io non sono un fotografo DI montagna, ma sono un fotografo IN montagna, e spesso svolgo il mio lavoro anche in studio o presso le aziende.

 

Cosa ci racconti invece dell'esperienza straordinaria, che ti vede reduce da poco, sul K2?

Fare 100 km a piedi ad andare ed altrettanti a tornare sul ghiacciaio ti demolisce letteralmente. Ma l'adrenalina per la gente che conosci ed il fascino del viaggio non mi fanno rimpiangere nemmeno una goccia del sudore versato. E posso dire che essere pagato per viaggiare in quel modo è il vero successo professionale.

Sabato si inaugurerà una tua mostra in merito dal titolo "Il Baltoro negli occhi" alla Baita Valle Azzura a Valzurio alle 18. Com'è stata allestita?

La mostra è costituita da 7 fotografie di ritratto stampate da me con altrettanti racconti che immaginavo durante la giornata e scrivevo la sera in tenda, durante il tragitto fino al campo base del k2.

 

Quale è il tuo legame con la Val Seriana?

E' la mia casa.... anche se piove sempre!

In conclusione: che cosa vuol dire per te fotografare oggi, nell'epoca degli smartphone e dei tablet in cui tutta la nostra vita è fatta di immagini?

La fotografia per me non è il fine, ma il mezzo che mi permette di scoprire il mondo. Essere all'avanguardia della tecnica significa solamente stare al passo con il mercato, ma alla fine quello che conta, anche in fotografia, è il cuore!

 

 

Nelle foto alcuni scatti di Matteo dal K2

 

 

 

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