Udienza decisiva questa mattina al Tribunale di Bergamo per il processo a carico di Amine El Ghazzali, il 26enne marocchino accusato di aver ucciso a coltellate la moglie Sara El Omri, ritrovata nei pressi della pista ciclabile nella zona della stazione di Albino il 2 giugno dell'anno scorso.
La ragazza era stata trovata agonizzante dai passanti e prima di morire era riuscita ad indicare la mano del suo assassino, riferendosi al marito che in quel momento era presente insieme ai primi soccorritori per poi scappare ed essere ritrovato nella stessa notte.
Sara El Omri era nata nel 1995 ad Alzano Lombardo: di etnia marocchina aveva sposato il giovane con cui aveva avuto diversi problemi, per questo era tornata a vivere a Cene con la famiglia.
L'aggressione avvenne con un grosso coltello da cucina alle 22.30 circa di martedì 2 giugno nei pressi del vecchio ponte che collega la pista ciclo pedonale tra Albino e Pradalunga.
Determinante fu il lavoro delle forze dell'ordine che, allertate dai passanti, lavorarono di concerto con più di 60 uomini impiegati isolando la zona e ricostruendo la dinamica analizzando le tracce ematiche: dopo l'aggressione la ragazza fece pochi passi finendo la sua ricerca di aiuto sulle strisce pedonali che attraversano la strada provinciale 39 nei pressi del parcheggio della stazione di Albino.
Questa mattina il pubblico ministero Raffaella Latorraca ha chiesto la condanna del marito a 30 anni di reclusione per omicidio aggravato dalla crudeltà, vista l'efferatezza dell'aggressione.
Coinvolta nella vicenda anche una minorenne svizzera, ritenuta dagli inquirenti l'amante di El Ghazzali e accusata di concorso in omicidio, anche se lei ha sempre negato gli addebiti: la sua posizione è in carico al Tribunale dei minorenni di Brescia, al quale la giovane tramite i suoi legali ha chiesto di poter accedere all'affidamento in prova ai servizi sociali.
Nelle foto: la sera dell'omicidio e Sara
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