Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione nel Veneto rischia di mettere in ginocchio le società che gestiscono gli impianti di risalita di tutta Italia, obbligandole a pagare l'ImuImmediata la risposta dell'assessore regionale allo sport Antonio Rossi "Sarebbe assurdo far pagare l'Imu sugli impianti di risalita, se vogliono far crollare il comparto economico e sportivo delle nostre montagne hanno imboccato la strada giusta".
Le cifre variano dai 25 mila euro all'anno per una seggiovia a sei posti ai 50 mila per una telecabina a otto posti: un vero salasso per i bilanci di queste società, già precari e soggetti all'imprevedibilità delle condizioni meteorologiche, con ripercussioni negative su un comparto strategico per l'economia turistica della montagna.
L'allarme arriva da Belluno e la sentenza che spaventa i gestori degli impianti a fune è la numero 4541 del 21 gennaio 2015 e riguarda un ricorso dell'Agenzia del Territorio - Agenzia delle Entrate contro la società Funivia Arabba Marmolada - Sofma Spa. Ma è un precedente che, in assenza di soluzioni politiche, produrrà un effetto domino su tutte le altre aziende del settore.
"Sarebbe una follia - ribadisce Antonio Rossi - in questi giorni voglio affrontare la questione non solo con il presidente Maroni, ma anche con gli operatori del settore. Come Regione Lombardia - conclude - ribadiamo di essere a fianco degli impiantisti e faremo tutto ciò che è in nostro potere per tutelare un comparto importante come la montagna che dà lavoro a migliaia di persone".
L'assessore Rossi incontrerà Anef Lombardia (Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune) venerdì 27 marzo nell'ambito di "Dillo alla Lombardia", il confronto con gli stakeholders di riferimento che viene svolto ogni anno presso Regione Lombardia.