INTERVENTI PER LA PARTE ORDINARIA
Buongiorno a tutti ,
sono Francesco Massetti e prendo la parola, oltre che a titolo personale, anche in rappresentanza dell’associazione” UBI, banca popolare”, di cui sono vice presidente.
Conterrò il mio intervento nei 6 minuti complessivi che mi competono per la duplice veste di socio e di rappresentante della ass. UBI, banca popolare!.
Introduco la prima questione sulla quale mi sembra doveroso che gli Amministratori del Gruppo forniscano chiarimenti ai Soci.
In diverse pubbliche dichiarazioni i vertici del nostro gruppo hanno sottolineato , ed a ragione, la solidità di UBI Banca. Robustezza patrimoniale che è determinata dai risultati del passato e dall’aumento di capitale sottoscritto dai soci , in una fase di mercato peraltro negativa e penalizzante in termini di quotazioni. E’ un patrimonio che i soci hanno affidato alle cure degli amministratori in carica.
Molto spesso però negli ultimi anni abbiamo purtroppo avuto modo di constatare che il prezioso patrimonio di UBI Banca, anziché venir valorizzato grazie ad una sana e prudente gestione, rischia di venir disperso per effetto di operazioni rischiose e anche “geneticamente” estranee alla matrice popolare del nostro Gruppo. Cito in particolare la vicenda Pescanova di cui si sono ampiamente occupati i media . Pescanova, lo dico ai soci che ancora non lo sapessero, è una società multinazionale spagnola che UBI International ha ritenuto, con discutibile decisione, di finanziare per centinaia di milioni. Ora la società spagnola è commissariata ed il credito di UBI, che ammonta se ricordo bene a circa 130 milioni di euro, è gravemente a rischio. Già nel bilancio 2013 sono stati imputati a perdite circa 40 milioni e, purtroppo, altre perdite si registreranno in futuro. Agli amministratori domando come sia potuto accadere che UBI International, che è interamente controllata da UBI Banca, abbia potuto esporre il nostro gruppo ad un rischio così elevato e quali provvedimenti sono stati assunti per evitare il ripetersi di certe situazioni e anche per sanzionare coloro che sono risultati i responsabili di queste perdite ?
… e questo lo chiedo pensando a quante piccole aziende, a quanti artigiani ed a quante famiglie sul territorio , sicuramente con anche un complessivo minor rischio di solvibilità , si sarebbero potuti sostenere con una somma simile … ed ai quali invece è stato detto di no !
---
La seconda questione che pongo all’attenzione dei Soci e degli Amministratori riguarda il funzionamento del gruppo federale.
I risultati al 31/12/2013 dimostrano che i conti del gruppo si reggono praticamente sui risultati della BPB e COMINDUSTRIA e che l’ex gruppo BL nel suo complesso ha ridotto di molto la propria capacità di contribuire al risultato complessivo di UBI. A fine 2007 gli ex gruppi BPU e BL contribuivano alla formazione dell’utile netto dell’insieme delle banche UBI rispettivamente con quote del 60% e del 40% . Al 31/12/2013 , la situazione evidenzia per le banche ex BL , un drammatico crollo della capacità ad esprimere risultati su livelli decorosi … BBS, per fare un esempio, registra un utile netto di soli 3 milioni di euro contro gli oltre 130 della BPB . …. E così abbiamo anche svelato la paternità del dividendo !
Ora mi chiedo e le chiedo dott. Massiah : come è possibile questo divario se tutte le banche rete utilizzano lo stesso modello organizzativo , utilizzano gli stessi strumenti , adottano lo stesso criterio di valutazione del credito , trattano gli stessi prodotti … che sia la cultura di banca popolare (e quindi di banca territorio) a fare la differenza , soprattutto nei momenti più difficili? Quella cultura ultracentenaria che tutti riconoscono in primis alla BPB … e che si direbbe che voi , anziché cercare di emulare state provando a smantellare in nome del processo di integrazione !
Sigg. Amministratori , le operazioni di livellamento sarebbe opportuno farle verso l’alto , non verso il basso !
Grazie a tutti per l’attenzione .
INTERVENTI PER LA PARTE STRAORDINARIA
Buongiorno a tutti , sono Francesco Massetti e prendo la parola, oltre che a titolo personale, anche in rappresentanza dell’associazione” UBI, banca popolare”, di cui sono vice presidente. Conterrò quindi il mio intervento nei 6 minuti che mi competono per la duplice veste.
L’odierna assemblea è chiamata a votare le modifiche statutarie che il Consiglio di Sorveglianza ha valutato con favore, ma con il voto contrario di 5 consiglieri.
Non è invece argomento per questa assemblea la decisione che riguarda 23.000 piccoli soci , storici nella stragrande maggioranza, che il Consiglio di Sorveglianza , con propria autonoma decisione di poche settimane fa e sempre con il voto contrario di 5 consiglieri , ha deciso di cancellare senza sentire previamente il parere dell’assemblea, invocando un inesistente obbligo di legge e contravvenendo , questa volta , al monito di Bankitalia in merito ai rischi legali conseguenti all’iniziativa .
Ma perché mai, gli amministratori di UBI Banca hanno negato a noi soci riuniti in assemblea il diritto di decidere su un tema di così ampio interesse, visto che si parla di eliminare circa 1/4 dei soci? Non certo per ragioni d’urgenza, visto che la decisione è di poche settimane anteriore all’assemblea dei soci … e non certo per vincoli legali, visto che la stessa Banca d’Italia ha messo in guardia sui rischi conseguenti alla decisione di impedire all’assemblea dei soci di esprimersi su questo tema! …
Semplicemente , signori , questa decisione è stata dettata da un puro calcolo di convenienze : se fosse stata portata in assemblea , quella proposta , nonostante il condizionamento oggettivo del voto palese su parte della clientela e sui dipendenti , avrebbe rischiato la bocciatura …. e , eliminando oltre 20.000 soci prima di questa assemblea si è abbassato di oltre 1000 voti il quorum deliberativo necessario per l’approvazione delle variazioni statutarie oggi proposte.
Francamente non mi pare, quello offerto dagli Amministratori, un bell’esempio di onestà intellettuale e trasparenza! E possiamo immaginare quanto sarà stata apprezzata questa decisione dai soci esclusi, in particolare da coloro che la scorsa assemblea avevano dato il loro voto agli amministratori che oggi li hanno cacciati!
E veniamo alle odierne proposte di variazioni statutarie , che nel loro complesso vengono giustificate come indotte da sollecitazioni di Bankitalia , per favorire l’interesse dei portatori di nuovi capitali .
Sappiamo che UBI Banca già vanta una robusta dotazione patrimoniale e sappiamo anche che oltre il 40% del capitale sociale del nostro istituto già è detenuto da fondi di investimento e da altri investitori istituzionali, … è quindi evidente che il problema sollevato da Bankitalia, non ci riguarda !
Tuttavia a questa assemblea vengono proposte variazioni statutarie che accentuano le prerogative dei portatori di capitali, che andrebbero così a contare ancora di più … col rischio che fra non molto della natura di banca popolare poco o nulla rimarrà.
Pongo allora una domanda agli amministratori : visto che gli investitori istituzionali già detengono il 40% del capitale di UBI Banca, che idea di composizione dell’azionariato avete in mente per il futuro della nostra banca?
Proseguendo … tra le numerose variazioni statutarie in proposta vi è anche quella che subordina la presentazione delle liste per l’elezione degli amministratori, al doppio requisito delle 500 firme e dello 0,50% del capitale sociale . Una barriera d’ingresso sicuramente “poco popolare” . … che sia stata da voi normata su misura per evitare il rischio che avete corso alla passata assemblea?
Passiamo ad un’altra questione importante :
il presidente Moltrasio quando fu eletto un anno fa dichiarò fedeltà sia alla formula cooperativa che al modello federale di UBI Banca ….. 10 mesi dopo lo stesso presidente propone ai soci di modificare lo statuto con nuove norme che allontanano decisamente UBI Banca dalla sua tradizione di banca popolare e dai principi che regolano le banche popolari cooperative per conformarla ad un nuovo modello che viene definito “banca popolare integrata”
Se approvate, queste modifiche statutarie , come già accennato , daranno più peso ai soci che possono investire ingenti capitali nella banca, con l’ovvia conseguenza di esporre sempre più il nostro istituto alle aspettative ed agli interessi di chi ha investito molti denari … e che giustamente si aspetta adeguati e possibilmente veloci ritorni. Meno importante per questi soggetti sono invece gli altri benefici che la banca popolare tradizionalmente assicura alle famiglie , alle imprese , alle istituzioni, ai dipendenti della banca stessa ed a quant’altro vive o si pone a difesa del territorio .
Con queste premesse , dobbiamo realisticamente attenderci da qui a pochi mesi una spallata anche al modello federale di UBI Banca per far felici i grandi investitori? Banca di Vallecamonica , per fare un esempio, ci sarà ancora alla prossima assemblea o sarà stata incorporata in altre entità del gruppo nel quadro della revisione del modello federale opportunamente ridenominato “integrato”?
E’ questo un concetto che i bergamaschi , recentemente orfani del loro Creberg , dovrebbero ben comprendere !!!
.
Che dire poi , per esempio, della proposta (art. 37.2, lett. B) che prevede che la eventuale revoca del consigliere delegato debba essere decisa con il voto favorevole di tutti i consiglieri di gestione, compresi quindi anche quelli del direttore generale e del vice direttore vicario che, tanto per dirla senza giri di parole, prendono lo stipendio proprio da colui che dovrebbero sollevare dall’incarico? …che forse gli estensori del testo non abbiano ben chiaro il principio di “sana e prudente gestione” ?
Signori soci , in tutta coerenza , se la vostra aspettativa è la trasformazione in Spa e banca unica direi che questa è una buona strada , se vogliamo invece , come tutti dichiarano , la banca popolare del territorio stiamo purtroppo andando nella direzione sbagliata … e allora alziamoci e diciamo NO al pacchetto di modifiche statutarie che ci viene proposto !
Grazie e buon lavoro a tutti.