CORRIERE 16 MAGGIO 2014
L’INCHIESTA SU UBI
IN FINE ARTICOLO LE DICHIARAZIONI DEL NOSTRO V.PRESIDENTE MASSETTI
L’associazione Amici: «Un vertice
segreto? Noi non c’eravamo»
La sede perquisita a settembre. Il presidente Caldiani: già allora spiegai tutto
«Non so dire se questa riunione si sia tenuta oppure no. Non voglio entrare nel merito della vicenda perché, posso assicurare, non riguarda la nostra attività associativa. Così come posso ribadire che né il sottoscritto né i componenti dell’Associazione Amici di Ubi Banca hanno mai partecipato ad incontri di qualsiasi tipo con membri dell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese». Sull’incontro segreto tenutosi, il 13 marzo, a casa di Franco Polotti presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca, Graziano Caldiani è perentorio. Sessantadue anni, una carriera da dirigente bancario culminata con la nomina a direttore generale di Ubi, Caldiani, ora in pensione, è il presidente dell’associazione bergamasca, nata nel 2007,che oggi conta oltre 1.200 iscritti.
La sua conferma è avvenuta lo scorso 24 ottobre, dopo essere subentrato in corsa (a giugno) a seguito delle dimissioni di Antonio Parimbelli, a sua volta eletto presidente dopo che Emilio Zanetti aveva lasciato la carica nel luglio 2008. «Non so dire — prosegue Caldiani — se la riunione ci sia stata, ma ritengo che, anche nel caso si sia tenuta, possa configurarsi come un incontro tra uomini di governance della banca». Tra i convenuti a casa del presidente Polotti, con Andrea Moltrasio, Mario Cera, Armando Santus, (che tra gli altri incarichi sono anche membri del Comitato nomine di Ubi) e Italo Lucchini, membro del Consiglio di Gestione, sarebbe spuntato anche il nome di Giovanni Bazoli, presidente dell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese. Subito dopo la riconferma alla presidenza, Caldiani si è trovato a rispondere all’attività di vigilanza che, a settembre, aveva perquisito la vecchia sede dell’associazione in via Verdi 11. Un’azione collegata all’esposto dei cinque consiglieri del Consiglio di sorveglianza, eletti nella compagine «Ubi Banca Popolare!». «Mi hanno chiesto di spiegare l’attività dell’associazione, che cosa facciamo e come operiamo — puntualizza Caldiani—. Quesiti ai quali ho risposto con la massima serenità. Il nostro scopo è di tipo culturale e di informazione agli associati. Siamo sul territorio con una funzione soprattutto convegnistica e di comunicazione, conformemente agli obiettivi che perseguiamo per statuto».
Tra i quali figurano la valorizzazione dell’identità e dell’autonomia del gruppo Ubi, delle risorse umane e la tutela di risparmi. Oltre «alla ricerca di opportune intese con altre organizzazioni associative che perseguono obiettivi analoghi». E sempre intese, ma di altro tipo, sarebbero quelle contestate ai vertici Ubi. Nel decreto di perquisizione, effettuata mercoledì in diverse sedi del gruppo, la violazione contestata si rifà all’ art.2638 del Codice Civile: «Tra le due associazioni presiedute da Bazoli ed inizialmente da Zanetti — si legge —, sarebbero stati stretti patti non comunicati né a Banca d’Italia né a Consob, volti a determinare la composizione degli organi di comando della banca, con accordi che di fatto avrebbero impedito ad altre associazione di partecipare alla composizione di candidature per le nomine nei Consiglio di sorveglianza e di gestione». «Siamo sorpresi ed amareggiati che il nome Ubi sia accostato a certi eventi— commenta il vice presidente dell’ “Associazione Ubi, Banca Popolare!”, Francesco Massetti —. Eravamo abituati a vivere ben altre situazioni. Siamo qui in attesa che al più presto possibile la vicenda si chiarisca». Massetti ribadisce che la sua associazione era all’oscuro dell’esposto inviato a Consob dai cinque consiglieri di minoranza: «Il ruolo tra noi e loro è ben distinto e non nascondo che abbiamo vissuto anche delle frizioni nei rapporti. I consiglieri continueranno nel loro compito istituzionale e noi quello associativo. Ma ognuno per conto proprio».