AMICI DI UBI ....... SIC!
SENZA PUDORE......
SENZA PUDORE......
CONVOCAZIONE ASSEMBLEA
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Associazione
Ubi,banca popolare!
AVVISO DI CONVOCAZIONE DI ASSEMBLEA ORDINARIA
I SIGNORI SOCI
sono convocati presso la sala di via Baschenis 12
in Bergamo per domenica 19 luglio 2015 alle ore 9,30 in prima convocazione
e per lunedì 20 luglio 2015 alle ore 18.00
nello stesso luogo in seconda convocazione
per discutere il seguente ordine del giorno:
1. approvazione del bilancio consuntivo al 31.12.2015;
Il Segretario Il Presidente
Mario Taricco Antonio Deleuse Bonomi
Bergamo, 2 Luglio 2015
ASSOCIAZIONE UBI,BANCA POPOLARE!
COMUNICATO STAMPA.
Con stupore abbiamo appreso dai media locali che nel consiglio di sorveglianza di UBI spa, che si è tenuto il 16 giugno u.s., sono state approvate le modifiche statutarie che aprono la strada alla trasformazione della storica cooperativa in società per azioni.
La nostra Associazione, che ha sempre sostenuto lo spirito cooperativistico e la forma popolare dell’istituto, è nettamente contraria alla detta trasformazione.
Pur considerando che tali modifiche dovranno essere approvate da una prossima assemblea dei soci con almeno due terzi dei presenti votanti o per delega, e quindi la decisione ultima sarà rimessa ai soci, la determinazione del Consiglio di Sorveglianza desta perplessità e preoccupazione.
Infatti se da un lato la deliberazione di trasformazione in società per azioni è stata assunta da un Consiglio composto da membri eletti con il sistema tipico delle cooperative (un voto indipendentemente dal numero di azioni possedute), dall’altro la stessa è stata posta in essere a pochi giorni dall’emanazione da parte della Banca d’Italia delle disposizioni di attuazione della legge di riforma delle banche popolari, che quindi certamente non sono potute essere compiutamente valutate proprio per il brevissimo periodo trascorso.
Il Consiglio di Sorveglianza ha così totalmente disatteso le proposte sinteticamente avanzate da alcuni soci, appartenenti anche e non solo alla nostra associazione, nel corso dell’ultima assemblea riguardanti proprio soluzioni alternative e/o azioni oppositive alla trasformazione delle banche popolari, che è bene ricordare è stata imposta per legge.
Il Consiglio di Sorveglianza, che si ricorda nuovamente è stato eletto con il sistema popolare, ha quindi disatteso le aspettative di quei soci che lo hanno eletto, accelerando del tutto immotivatamente la procedura di trasformazione, mentre tutte le altre grandi banche popolari soggette legislativamente alla stessa sono rimaste in attesa di decidere quali comportamenti assumere.
La fretta e' sempre cattiva consigliera soprattutto in una situazione ancora tutta in divenire e connotata da profili legali e giuridici che si distinguono per la loro delicatezza.
Per tutto quanto sopra detto la nostra associazione plaude all'iniziativa del mondo imprenditoriale e associativo bergamasco rappresentato da Impresa e Territorio che ha organizzato per giovedì 2 luglio alle ore 18 presso la sala borsa merci di Bergamo un convegno in cui si dibatterà' del tema della trasformazione delle popolari con titolo “Tra profili di incostituzionalità' e percorsi alternativi”.
I relatori, noti ed apprezzati nel mondo accademico, come il prof. Giulio Sapelli e il prof. Giovanni Ferri, affiancati da un pool di avvocati di provata competenza in materia come Zanchetti-Pontani -Di Nola-Restuccia saranno sicuramente in grado di fare luce su tanti aspetti ancora poco chiari della vicenda.
E' importante che i soci e la società' civile bergamasca sappiano chiaramente qual'è il quadro giuridico/normativo in cui ci si deve e ci si può muovere in modo che poi possano votare, liberamente e coscientemente, la soluzione ritenuta più' idonea per salvaguardare il patrimonio della banca e del territorio.
Infine, per i motivi sopra esposti, ci piacerebbe conoscere l'esatta espressione di voto dei consiglieri di sorveglianza in ordine alle modificazioni statutarie, con conseguente abbandono del sistema capitario, che è stato da loro archiviato trincerandosi dietro a dettami legislativi, affrettando un cammino che, qualora obbligatorio, avrebbe potuto essere intrapreso nel temine concesso di diciotto mesi decorrenti dall’emanazione delle disposizioni attuative della riforma da parte di Banca d’Italia, utilizzando tale tempo utilmente per conoscere, valutare e fare conoscere.
Il Presidente
Avv. Antonio Deleuse Bonomi
Intanto, a settembre, Giorgio Jannone comparirà davanti al giudice dell’udienza preliminare per tentata estorsione. Il pubblico ministero Fabrizio Gaverini ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex deputato azzurro. Due le parti offese. Una è il notaio Giovanni Vacirca, di Bergamo, per il quale nel frattempo il pm ha chiesto e ottenuto dal gip Tino Palestra l’archiviazione del fascicolo (stralciato) con l’ipotesti di falso di una decina su un centinaio di firme autenticate per la lista di Andrea Resti, allora in lizza per il Consiglio di sorveglianza. L’altra è Doriano Bendotti, tra i principali sostenitori della lista Resti. Secondo l’accusa, Jannone li pressò perché venisse ritirata: «Altrimenti dico che le sottoscrizioni non sono state raccolte in modo regolare», è il tenore del presunto ricatto.
Per capire la vicenda bisogna fare un salto indietro di due anni. Per il rinnovo del Consiglio di sorveglianza si presentano tre liste: quella del presidente Andrea Moltrasio, «Ubi Banca ci siamo!» guidata da Jannone e «Ubi, Banca Popolare!» capeggiata da Resti. Poi, colpo di scena, in assemblea Jannone ritira la propria e appoggia la terza. Non servirà a prendere il comando del consiglio, che resterà nelle mani dei vertici uscenti con 7.318 voti su 13.559. Jannone non ci sta. Con un esposto alla Banca d’Italia, alla Consob e alla procura denuncia presunte irregolarità. È anche da qui che partono i due filoni di indagine della Finanza (pm Fabio Pelosi), che ha rivoltato come un guanto gli uffici della banca. Uno riguarda i presunti patti occulti per consentire ai vertici storici di manovrare le nomine degli organi societari, dei comitati interni e delle società controllate. L’altro punta il faro proprio sull’assemblea del 2013 con l’ipotesi che una parte dei voti fu pilotata attraverso il meccanismo delle deleghe in bianco. Nel frattempo il pm Gaverini che indaga sull’omicidio di Agostino Biava si imbatte nella questione Jannone—notaio. Le due vicende non c’entrano nulla. Solo che la vittima viveva nel cascinetto della Pigna, le cartiere di cui Jannone è amministratore unico. Il magistrato ha spunti per la nuova indagine. Interroga 100 persone, le cui firme sono state autenticate dal notaio: non emergono irregolarità. Vacirca, difeso dall’avvocato Beniamino Aliberti, allora resta indagato per un’altra decina di firme. Poi il pm conclude che, per quanto raccolte da altre persone, sono state autenticate in buona fede. Giuridicamente manca l’elemento psicologico del falso.Da qui l’archiviazione. «Un amico mi chiese la disponibilità, che ho dato per due mezze giornate — commenta il notaio —. Peraltro, le 500 firme necessarie per presentare la lista erano già state raccolte. Quelle autenticate da me erano in eccesso. Ero sereno prima, ora lo sono di più». Jannone, sentito dal pm, ha escluso ogni scenario estorsivo. Ha invece rimarcato la sua volontà di far emergere le irregolarità. Ora, assistito dall’avvocato Enrico Pelillo, dovrà convincere il giudice.