MA NON ERA TUTTO CHIARO?
ORRIERE 28 MAGGIO 2014
ORRIERE 28 MAGGIO 2014
L'associazione "Ubi, Banca Popolare" interviene in merito all'inchiesta in corso da parte della Procura di Bergamo sui vertici di Ubi Banca e chiede che si faccia chiarezza al più presto per il bene del gruppo bancario.
Pubblichiamo il testo integrale dell'associazione:
"In questi giorni si sta scrivendo una delle pagine più brutte della centenaria storia della nostra banca. Mai, a memoria d’uomo, esponenti della banca sono stati ritenuti coinvolti in vicende tanto gravi che gettano discredito su un’istituzione gloriosa e feriscono l’orgoglio di migliaia di dipendenti, soci e clienti che credono che “fare banca per bene” non sia uno slogan inventato da qualche creativo dilettante bensì lo stile per secoli osservato (e non vanamente sbandierato) da chi in passato ha avuto l’onore e l’onere di guidare la banca.
L’aver messo in dubbio (ricordiamoci sempre che siamo nella fase processuale delle indagini e nessuno può essere ancora - e si spera mai – ritenuto colpevole di alcunchè) la correttezza dei comportamenti degli amministratori della banca paventandone il coinvolgimenti in reati di natura patrimoniale e, ancora più grave, di aver pilotato le nomine alle cariche societaria con accordi illeciti, ostacolando persino l’attività di controllo degli organi di vigilanza, ci lascia attoniti e amareggiati.
C’è solo da augurarsi che gli accertamenti della magistratura si concludano rapidamente e che, se colpe ci sono state, i responsabili vengano subito individuati e se colpevoli siano cacciati o se ne vadano spontaneamente, permettendo alla banca di recuperare la propria dignità. La nostra banca non può permettersi di essere sulla bocca di tutti per il sospetto di illeciti compiuti da qualche suo amministratore: c’è di mezzo la fiducia dei soci e dei clienti, l’orgoglio dei dipendenti, il bene di tanta gente che vive nei luoghi della banca.
A prescindere dagli esiti delle indagini giudiziarie in corso, da questa dolorosa vicenda possiamo già trarre un paio di insegnamenti per chi ha la responsabilità di amministrare un bene “pubblico”, sia esso una banca o una pubblica istituzione: il primo, fare affari con gli amici non è mai buona cosa.
Nella migliore delle ipotesi fa nascere dubbi che quegli affari rispondano appieno agli interessi della banca o dell’istituzione che si amministra; il secondo, stare alla larga dai centri di potere e dagli illustri personaggi che li rappresentano consente di evitare che il nome della banca si trovi proiettato sulle pagine di cronaca giudiziaria per presunti fatti che non riguardano la banca ma piuttosto, se verrà dimostrato, chi sulla banca ha proprie mire. Auguriamoci tutti che gli attuali amministratori o quelli che succederanno ad essi se questi dovessero lasciare il campo, imparino l’onerosa lezione che viene dalle vicende di questi giorni.
Associazione UBI Banca Popolare!
IN FINE ARTICOLO LE DICHIARAZIONI DEL NOSTRO V.PRESIDENTE MASSETTI
«Non so dire se questa riunione si sia tenuta oppure no. Non voglio entrare nel merito della vicenda perché, posso assicurare, non riguarda la nostra attività associativa. Così come posso ribadire che né il sottoscritto né i componenti dell’Associazione Amici di Ubi Banca hanno mai partecipato ad incontri di qualsiasi tipo con membri dell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese». Sull’incontro segreto tenutosi, il 13 marzo, a casa di Franco Polotti presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca, Graziano Caldiani è perentorio. Sessantadue anni, una carriera da dirigente bancario culminata con la nomina a direttore generale di Ubi, Caldiani, ora in pensione, è il presidente dell’associazione bergamasca, nata nel 2007,che oggi conta oltre 1.200 iscritti.
La sua conferma è avvenuta lo scorso 24 ottobre, dopo essere subentrato in corsa (a giugno) a seguito delle dimissioni di Antonio Parimbelli, a sua volta eletto presidente dopo che Emilio Zanetti aveva lasciato la carica nel luglio 2008. «Non so dire — prosegue Caldiani — se la riunione ci sia stata, ma ritengo che, anche nel caso si sia tenuta, possa configurarsi come un incontro tra uomini di governance della banca». Tra i convenuti a casa del presidente Polotti, con Andrea Moltrasio, Mario Cera, Armando Santus, (che tra gli altri incarichi sono anche membri del Comitato nomine di Ubi) e Italo Lucchini, membro del Consiglio di Gestione, sarebbe spuntato anche il nome di Giovanni Bazoli, presidente dell’Associazione Banca Lombarda e Piemontese. Subito dopo la riconferma alla presidenza, Caldiani si è trovato a rispondere all’attività di vigilanza che, a settembre, aveva perquisito la vecchia sede dell’associazione in via Verdi 11. Un’azione collegata all’esposto dei cinque consiglieri del Consiglio di sorveglianza, eletti nella compagine «Ubi Banca Popolare!». «Mi hanno chiesto di spiegare l’attività dell’associazione, che cosa facciamo e come operiamo — puntualizza Caldiani—. Quesiti ai quali ho risposto con la massima serenità. Il nostro scopo è di tipo culturale e di informazione agli associati. Siamo sul territorio con una funzione soprattutto convegnistica e di comunicazione, conformemente agli obiettivi che perseguiamo per statuto».
Tra i quali figurano la valorizzazione dell’identità e dell’autonomia del gruppo Ubi, delle risorse umane e la tutela di risparmi. Oltre «alla ricerca di opportune intese con altre organizzazioni associative che perseguono obiettivi analoghi». E sempre intese, ma di altro tipo, sarebbero quelle contestate ai vertici Ubi. Nel decreto di perquisizione, effettuata mercoledì in diverse sedi del gruppo, la violazione contestata si rifà all’ art.2638 del Codice Civile: «Tra le due associazioni presiedute da Bazoli ed inizialmente da Zanetti — si legge —, sarebbero stati stretti patti non comunicati né a Banca d’Italia né a Consob, volti a determinare la composizione degli organi di comando della banca, con accordi che di fatto avrebbero impedito ad altre associazione di partecipare alla composizione di candidature per le nomine nei Consiglio di sorveglianza e di gestione». «Siamo sorpresi ed amareggiati che il nome Ubi sia accostato a certi eventi— commenta il vice presidente dell’ “Associazione Ubi, Banca Popolare!”, Francesco Massetti —. Eravamo abituati a vivere ben altre situazioni. Siamo qui in attesa che al più presto possibile la vicenda si chiarisca». Massetti ribadisce che la sua associazione era all’oscuro dell’esposto inviato a Consob dai cinque consiglieri di minoranza: «Il ruolo tra noi e loro è ben distinto e non nascondo che abbiamo vissuto anche delle frizioni nei rapporti. I consiglieri continueranno nel loro compito istituzionale e noi quello associativo. Ma ognuno per conto proprio».