NOSTRA LETTERA AI GIORNALI E AGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI E PRIVATI

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LETTERA AI GIORNALI, ALLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA E AGLI AMMINISTRATORI PUBBLICI E PRIVATI

 

 

Sigg. buongiorno ,

Stupore e preoccupazione sono i sentimenti espressi da alcuni esponenti del mondo economico e politico bergamasco nelle dichiarazioni rilasciate a caldo dopo l’annuncio dell’operazione di incorporazione del Credito Bergamasco nella veronese capogruppo Banco Popolare.

Stupore perché dell’operazione non c’era traccia alcuna nell’aria; perché sono ancora bene impresse nella memoria di molti le parole con cui solo pochi mesi fa l’amministratore delegato del Banco Popolare sottolineava la soddisfazione per l’andamento del Creberg e  l’importante ruolo svolto dalla banca orobica nel gruppo scaligero.

Preoccupazione per  le conseguenze per il territorio della perdita della storica banca bergamasca, proprio nel momento in cui molti sono i problemi sul tappeto (la crisi economica, la partita SACBO/Catullo/Montichiari, l’Expo, ecc.) e forte è la necessità di poter disporre di un sistema locale robusto e determinato.

Le motivazioni alla base dell’operazione decisa a Verona sono quelle classiche: importanti risparmi di costi, quanto mai necessari in un periodo di difficoltà del gruppo Banco Popolare a sviluppare attività remunerative.  Altrettanto “classiche” le rassicurazioni che Verona ha indirizzato a Bergamo per mitigarne le prevedibili reazioni alla notizia (nel comunicato ufficiale testualmente sta scritto La fusione non modificherà il legame del Credito Bergamasco nei confronti del territorio e dei propri azionisti. Verrà creata a tal fine una specifica Divisione territoriale con sede a Bergamo e verrà istituito, in corrispondenza di tale Divisione, un Comitato Territoriale di Consultazione e Credito ai sensi dell’art. 51 dello Statuto del Banco Popolare composto da membri nominati tra soci esponenti del mondo economico, professionale e associativo dell’area territoriale del Credito Bergamasco. Inoltre, anche la Fondazione Credito Bergamasco continuerà ad operare a sostegno delle aree di tradizionale insediamento della Banca”

Tutto come da manuale, verrebbe da dire.

 La razionalità dell’operazione è di tutta evidenza. Almeno stando ai conti che si possono fare sui risparmi che discenderanno dalla soppressione delle strutture di  Porta Nuova del Credito Bergamasco. Non dichiarati invece, come normalmente avviene quando si decidono operazioni che hanno come unico o principale obiettivo la riduzione dei costi, le ricadute negative dell’operazione, non per il territorio bergamasco (chi ha deciso l’operazione sta a Verona ….), ma per la stessa banca veronese. Si sa, ma non si dice, che quando si fanno operazioni di questo tipo, progressivamente e inevitabilmente  si allentano i legami della banca con i territorio di origine. E se questo è un danno grave per il territorio, alla lunga lo è anche per la stessa banca che, perdendo familiarità e coinvolgimento con la realtà locale perde anche opportunità di lavoro, sensibilità nell’affrontare e gestire  i rischi, attaccamento e produttività del proprio personale. Ma questi sono effetti di non immediata quantificazione, che si manifestano nel tempo e non si iscrivono nel bilancio. Fenomeni quindi che lasciano tendenzialmente indifferenti gli amministratori delle banche perché difficilmente di quegli effetti saranno chiamati a rispondere.

E allora perché tanto stupore e preoccupazione per un’operazione apparentemente razionale e utile?

Forse, ancora una volta, l’opinione pubblica locale, anche quella che conta in ambito economico e politico, è stata colta impreparata dalla notizia della fusione? Impreparazione possiamo dire incolpevole quella dell’opinione pubblica in generale. Il Credito Bergamasco è una bella banca, ha i conti in ordine, è una banca di famiglia ed è quindi legittimo che i più non si aspettassero questa notizia.

Meno giustificata la sorpresa del “pubblico qualificato”, ossia gli esponenti del mondo economico e politico locale, coloro che prima degli altri dovevano rendersi conto di ciò che sarebbe potuto avvenire dopo che il Credito Bergamasco uscì dalle “mani amiche” della Curia di Bergamo  e di investitori locali per finire prima nelle braccia del Credit Lyonnais e poi del Banco Popolare.  Gruppi, questi, con testa e cuore lontani da Bergamo e quindi poco propensi a rinunciare ai vantaggi immediati che possono conseguire ad operazioni come quella annunciata dal Banco Popolare e dal Credito Bergamasco per puntare a qualcosa che forse vale di più ma di cui il bilancio non dà conto nell’immediato.

Ma ormai è cosa fatta. Ed a nulla varrebbero tardive levate di scudi a difesa della sopravvivenza di un soggetto economico così importante per il territorio bergamasco qual è sempre stato il Credito Bergamasco.

Caso mai faremmo tutti bene a preoccuparci per tempo affinché quello che accade oggi al Credito Bergamasco non accada domani all’ultima importante banca di Bergamo, la Popolare .

Crediamo  allora  che il dovere di tutti , consiglieri in primis , sia  quello di  vigilare  in occasione delle  variazioni statutarie di UBI-Banca  annunciate  nei recenti incontri con i soci,   affinchè  i cambiamenti che verranno apportati  siano   tali da non penalizzare in alcun modo  il Ruolo della Popolare sul territorio  e  dei Bergamaschi nella governance del gruppo.

 

                                                                                             Associazione  UBI Banca Popolare

                                                                                                              Il  Direttivo

 

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