COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE

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Nel comunicato “Comprehensive Assessment BCE: quali prospettive per UBI” diffuso dall’associazione UBI, banca popolare! nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione degli esiti, favorevoli per UBI, dei recenti stress test della BCE, l’associazione che rappresento ha posto alcuni interrogativi sul futuro di UBI Banca ora che la vigilanza sul sistema bancario è attratta alle competenze della nuova vigilanza unica europea: resterà, UBI, una banca popolare? oppure, magari assecondando gli indirizzi della BCE, UBI finirà per trasformarsi in società per azioni? (il comunicato integrale è disponibile in rete all’indirizzo http://www.ubibancapopolare.org/news )
Domande più che giustificate vista l’assenza di comunicazioni ufficiali su piani e di direttive strategiche da parte degli amministratori della banca, che sembrano voler dribblare temi così cruciali per il futuro di UBI, quasi che le loro energie e capacità non riescano ad andare oltre iniziative di semplice contenimento di spesa (leggasi chiusure di sportelli inefficienti) o utili per la conservazione delle posizioni acquisite (il riferimento è alle modifiche dello statuto che hanno inciso sui diritti dei piccoli soci) o, addirittura, a curare l’immagine ed il prestigio personale (il richiamo è ovviamente ai recenti riconoscimenti istituzionale e mediatici recentemente attribuiti a taluni di essi).
Finalmente si è potuto leggere anche sulle pagine del quotidiano più diffuso a Bergamo che anche l’Associazione “Amici di UBI”, da sempre fortemente allineata alle posizioni degli amministratori della banca, pone anch’essa all’attenzione pubblica il tema del futuro di UBI Banca interrogandosi, come già aveva fatto l’associazione UBI, banca popolare!, sulle possibili nuove acquisizioni che la ricca dotazione patrimoniale di UBI potrebbe consentire.
E ci fa ancor più piacere che anche l’Associazione “Amici di UBI” metta le mani avanti nel timore che dietro a possibili future acquisizioni si possa nascondere il rischio (o il disegno?) di trasformare UBI Banca in società per azioni, togliendo ogni voce ad oltre 70.000 soci (erano quasi 100.000 prima della variazione che ha cancellato, con le modifiche statutarie del 2013, i soci con meno di 250 azioni) che, evidentemente, in regime di spa poco o nulla conterebbero per le sorti di UBI.
Diceva, il comunicato di UBI, banca popolare!,: “per questo è importante sapere se UBI vuole davvero ancora crescere per acquisizioni o meno. Perché se le maggiori dimensioni implicano il rischio di dover sacrificare la forma popolare, o quel che ne è rimasto dopo i recenti cambiamenti statutari, sarebbe meglio saperlo subito. Sono i soci e l’assemblea a dover decidere del futuro della banca; non l’amministratore delegato, nè il consiglio di gestione o di sorveglianza, che però, proponendo o approvando operazioni straordinarie “opportune”, da cui è poi difficile tornare indietro, potrebbero condizionare il futuro in modo irreversibile. Di acquisizioni e fusioni “opportune”, proposte di volta in volta da amministratori pro-tempore, se ne sono viste già parecchie che hanno portato più danni che vantaggi”.
Sorprendono invece le dichiarazioni attribuite all’Associazione Amici di UBI che, in chiusura della sua ampia riflessione sui rischi di essere tentati di utilizzare la ricca dotazione patrimoniale di UBI per impostare strategie di crescita per linee esterne, tocca il tema “banca unica o modello federale”, tema che appartiene a tutt’altro ordine di argomenti. E colpisce l’apparente contraddizione in cui cade la riflessione svolta da Amici di UBI che arriva ad immaginare un futuro di banca unica ma con “salvaguardia, sotto ogni aspetto, delle banche più performanti” (leggasi Banca Popolare di Bergamo).
Dove sta la contraddizione? Ma come si può legittimare l’ipotesi di banca unica, come pare fare Amici di UBI (che si ricorda è fortemente legata all’attuale gruppo di comando di UBI Banca) e nel contempo sognare che nulla cambierà per le banche unificate e che le migliori di esse mantengano le peculiarità che sino ad oggi hanno saputo mantenere grazie al modello federale? Forse ci si dimentica (o non si vuole o non si può dire?) che coloro che hanno la totale responsabilità di guidare il gruppo UBI Banca non sono estranei alle scelte gestionali che hanno portato alcune banche del gruppo ad esprimere risultati che hanno molto deluso gli azionisti?
E’ quindi forte la preoccupazione che la dichiarazione del Presidente dell’associazione “Amici di UBI” possa essere un’anticipazione di future decisioni degli amministratori della banca.
Associazione
UBI, banca popolare!

 

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