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VERTOVA: 30 nuovi operatori formati e logo per l’associazione dell’hospice Stampa

Attestato di frequenza e qualifica per trenta nuovi operatori, e inoltre presentazione ufficiale del logo dell’Associazione realizzato da Barbara Cadoni. Così, l’Hospice di Vertova ha concluso in bellezza l’anno 2009 e aperto il 2010, con la promessa di fare ancora molto per il sostegno ai malati. Una trentina di corsisti, infatti, che avevano aderito al corso di formazione indetto dalla struttura dell’Hospice, hanno conseguito l’attestato, condizione necessaria per acquisire una posizione lavorativa nell’hospice della fondazione “Cardinal Gusmini”.

Come stabilito dalla programmazione, nella medesima occasione si è anche dato spazio alla consegna della tesi del Master in Cure palliative di Francesca Gualdi, intitolata “Progetto di inserimento del volontariato in hospice”. La serata-convegno ha visto la partecipazione di don Maurizio Chiodi, il quale ha tenuto una conferenza sull’argomento , ma anche quella di Marcello Raimondi, sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia. Quest’ultimo ha dato garanzia del sostegno regionale all’associazione, nonché un particolare interessamento per l’iter di accreditamento regionale in corso per l’hospice. Il sindaco di Vertova Riccardo Cagnoni lo ha accompagnato a visitare l’intera struttura insieme al presidente dell’associazione Stefano Testa e al presidente onorario della stessa Luciana Radici. Marcello Raimondi ha preso così conoscenza della realtà della struttura vertovese e ha espresso apprezzamenti per i lavori svolti e l’attività che vi si conduce all’interno; non ha mancato di esprimere parole di gradimento riguardo la qualità del personale e del processo di formazione e quindi di selezione messo in campo. Dal suo intervento è emerso, insomma, il valore, inteso come ricchezza per la Lombardia tutta, che sostanzia l’intero mondo del volontariato e per tale motivo la Regione Lombardia non mancherà di rendere il dovuto sostegno a progetti che dimostrino di valere.

Altra osservazione, poi approfondita largamente da don Chiodi nel corso del proprio intervento, ha interessato il significato delle cure palliative, viste e considerate come il periodo di accompagnamento reso all’ammalato, che viene assistito a condurre in modo attivo questa parte della sua esistenza. “L’accompagnamento durante la malattia – ha chiarito don Chiodi – evita all’assistito di sentire il peso dell’emarginazione e della diversità, che graverebbe su di lui se mancasse questo tipo di aiuto, elargito in modo professionale e costante”.

P.T.

 

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