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Dall'anoressia all'obesità: quando il cibo diventa nemico Stampa

La dieta non è un'imposizione o una punizione, ma tutta una serie di indicazioni su "cosa" e "come" mangiare, in modo da raggiungere un benessere fisico e psichico

Continua il nostro “viaggio” all'interno del Centro Medico Valseriana, struttura che fin dalla sua nascita (1993) è stata un punto di riferimento in bergamasca per coloro che necessitano di cure ed assistenza medica immediate ed efficaci. L’attenzione alla salute e alla prevenzione ha fatto si che la dirigenza del Centro organizzasse un progetto di medicina integrata in cui medici esperti nelle singole discipline orientino l’uomo verso l’educazione alla cura e al benessere del corpo, dalla prima infanzia sino all’età adulta.

Per meglio conoscere le realtà presenti all'interno del Centro Medico Valseriana, in questo mese la redazione di Paese Mio incontra il dott. Maurizio Campana, medico, nutrizionista ed esperto in disturbi del comportamento alimentare e la dott. Valentina Piazzalunga, dietista, entrambi facenti parte della giovanissima Unità di dietologia clinica e disturbi del comportamento alimentare.

Dottor Campana, qual è il compito di un nutrizionista verso i pazienti?

L'alimentazione corretta è da sempre un'esigenza primaria ed al giorno d’oggi ancor di più, perché la qualità dei prodotti alimentari che arrivano sulle nostre tavole è certamente meno genuina - più “raffinata” o manipolata - rispetto al passato. La scienza ha ormai riconosciuto che, mangiando in modo giusto, si possono prevenire le malattie cardiocircolatorie, il diabete e le tipiche patologie di oggi. Inoltre, il nutrizionista è chiamato, insieme alle dietiste, alla cura dei pazienti affetti dai disturbi del comportamento alimentare “classici” (anoressia nervosa, bulimia nervosa ed i cosiddetti disturbi da alimentazione incontrollata) e secondari ad altre patologie mediche o a terapie farmacologiche specie nell’ambito psichiatrico.

È compito del nutrizionista stabilire il fabbisogno energetico di un individuo e, in base a tutta una serie di fattori, impostare un regime alimentare corretto, che tenga conto di eventuali patologie o disturbi (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete, disturbi digestivi, meteorismo e via dicendo) e della persona nella sua globalità. La dieta non deve mai essere un'imposizione o peggio una punizione, ma tutta una serie di indicazioni su "cosa" e "come" mangiare, come abbinare gli alimenti, in modo da raggiungere il risultato che ci siamo prefisso, senza grossi sacrifici, perché questo è possibile.

Compito del nutrizionista è dunque quello di fornire una vera e propria educazione alimentare, in modo che il paziente possa imparare ad alimentarsi meglio per il resto della vita. A volte bastano pochi consigli per riequilibrare una situazione alimentare problematica. Di fatto il ruolo dello specialista è quello di “counsellor nutrizionale”, secondo una definizione anglosassone,più consigliere che controllore!

Un consiglio che mi sento di dare è di affidarsi sempre ad uno specialista, quando si è decisi ad intraprendere una dieta e di evitare tutte queste "miracolose" quanto pericolose diete che spuntano come funghi sulle varie riviste e che non hanno quasi mai fondamento scientifico. Fin dalla nascita, il nostro corpo sa come e quando alimentarsi: il neonato respinge il latte quando è sazio: piange quando lo vuole (anche se non è l'orario stabilito dalle tabelle). Non dimentichiamoci che la nostra prima “nutrizionista” è la mamma. Quindi, non c'è nulla da inventare in questo campo, ma solo correggere dove si sbaglia, spesso per colpa di uno stile di vita eccessivamente frenetico.

Bisogna diffidare delle promesse di dimagrimenti rapidi: solo perdendo peso a poco a poco si possono lasciare alle spalle i chili di troppo e ritrovare uno stato di benessere. Inoltre, il tempo impiegato non è tempo perso ma è il tempo necessario a cambiare le abitudini errate ed a consolidare quelle nuove. Il “tutto e subito” non dura nel tempo. Un alleato indispensabile nella lotta al sovrappeso è un po' di sano movimento che permette di raggiungere più rapidamente la meta, ma consente anche di alzare il tono dell’umore per effetto delle endorfine indotte dall’attività fisica. E per attività fisica non si intendono le maratone o il tour d’Italia ma semplici passeggiate.

 

Dottoressa Piazzalunga, come si stabilisce una dieta?

Nella maggioranza dei casi, l'aumento di peso di un individuo è dato da abitudini alimentari scorrette. Un’alimentazione razionale ed equilibrata è quella che un individuo deve perseguire quotidianamente in base alle proprie necessità biologiche e nutrizionali, al fine di mantenere un buono stato di salute. Questo significa che non esiste un’alimentazione standard adatta a tutte le persone, in quanto le esigenze nutrizionali variano da individuo ad individuo. Tuttavia esistono principi generali e fondamentali che costituiscono i pilastri di una sana e corretta alimentazione.

Ci sono quattro tappe da seguire per la formulazione di una dieta equilibrata: prima cosa normalizzare i tempi dei pasti (i pasti dovrebbero essere 5: colazione, spuntino con frutta, pranzo, merenda e cena), secondo, non combinare troppi alimenti in un unico pasto, anche per evitare “conflitti” tra alcuni alimenti (questo a volte viene confuso con le “presunte” intolleranze alimentari che invece possono essere semplici errori nel mix di alimenti oppure il segnale di disturbi più complessi come le “somatizzazioni” che sfociano nella pertinenza psicologica). La terza tappa è quella di variare i cibi durante la settimana (per es. fare 7 primi piatti diversi e 7 secondi piatti diversi). Infine la quarta regola d’oro è il rispetto della stagionalità dei prodotti.

Soddisfatte queste semplici regole uno può poi personalizzare il proprio “stile alimentare”, perché il nutrizionista, è un cousellor e non deve minimamente interferire con i gusti personali.

 

Quando si segue una dieta, molte volte succede che dopo qualche settimana, il paziente si “scoraggia”, molla tutto e ritorna al peso “non forma”...

Tutto ciò è vero solo se il paziente è sottoposto alle diete “diktat” piene di obblighi e divieti, ma se invece gli schemi nutrizionali sono condivisi con il paziente secondo gusti ed abitudini sue, diventa tutto più facile ed il rischio di fallimento è ridotto al minimo. A tal riguardo, uno strumento utile è il diario alimentare che il paziente può compilare per qualche giorno prima della stesura del programma nutrizionale. Il diario evidenzia i gusti, le abitudini ed anche gli errori del paziente ma aiuta il nutrizionista a personalizzare il programma successivo.

 

Ultima domanda (che poi è una curiosità): fra i Vostri pazienti, sono in numero maggiore gli uomini o le donne?

Dipende dal tipo di disturbo. I disturbi del comportamento alimentare sono prevalentemente al femminile (oltre il 90%), per quanto riguarda l’obesità e l’aumento di peso nei pazienti psichiatrici invece la prevalenza femminile è di circa il 65%, ma qui forse il dato corrisponde più ad una maggiore consapevolezza del problema da parte delle donne e non è lo specchio della realtà che mostra una percentuale di maschi ben superiore, ma i maschi vanno meno volentieri dai nutrizionisti. Quello che però sorprende di più non è il disturbo alimentare di genere (maschile o femminile) ma la diffusione dei problemi nei vari strati sociali e nelle diverse classi d’età. Qualcuno, con forse troppa leggerezza li definisce disturbi della “società del BENessere”, noi crediamo invece che siano legati troppo spesso ai ritmi impossibili della “società del MALessere”.

 

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