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SPAZIO AL BENESSERE PSICOLOGICO Stampa

L’ESPERTO RISPONDE

A cura della Dott.ssa Stefania Bonomi

Psicologa

Potete scrivere alla Dott.ssa Bonomi inviando una mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. oppure per posta a Stefania Bonomi redazione Paese Mio Via Acqua dei Buoi, 9 - 24027 Nembro - Bergamo.

Gentile dott.ssa Bonomi, le scrivo perché sto male e vivo nel più completo disagio. Sono una donna di 33 anni, a partire dai 15 anni ho iniziato a mettere su peso: i 55 kg di allora adesso sono diventati più di 100, e sono alta m.1.57 (…). Ho tentato ogni strada possibile: ho iniziato diete che non sono mai riuscita a portare a termine, sono andata da una psicologa ma non sono riuscita a controllare questa fame (…). Non riesco proprio a capire che cosa mi impedisce di cambiare.

Sono stanca di diete, dispense, letture, consapevolezze, medici, analisti e terapie Non faccio che lavorare, pensare e ingrassare. Nessun uomo da tempo si interessa a me. Vorrei soltanto essere leggera. Mi manca ogni illusione, ogni sogno che renda più leggera la mia vita. Mi piacerebbe avere la bacchetta magica per togliere tutti i pensieri …

E. 33 anni Leffe

Cara Signora, il contenuto e il tono della sua lettera, che per motivi di spazio sono costretta a riportare solo in parte, lasciano senza parole: cosa dire ad un “enorme obesa”- come lei stessa si definisce- che ha provato di tutto (diete, farmaci, ginnastica, massaggi) senza alcun risultato? Quali riflessioni suggerirle dopo che la psicoterapia, rendendola via via più consapevole, non ha fatto altro che appesantirla sempre di più? Eppure desidero risponderle non certo perché possiedo una bacchetta magica come lei si augura ma per dirle che la sofferenza, l’angoscia e il senso di impotenza che aumentavano via via che leggevo la sua lettera sono scomparsi all’affermazione “vorrei soltanto essere leggera” per lasciar posto alla curiosità e al sorriso. Mi sono ricordata all’improvviso di una storia letta da ragazzina su Topolino in cui lo sfortunato ma simpatico Paperino si trovava alle prese con dei chili di troppo. Deriso dai nipoti Qui Quo Qua, snobbato da Paperina che gli preferisce l’insopportabile Gastone, disperato e infelice. Paperino non ce la fa più a sopportare la situazione e una notte, prima di coricarsi prega di sentirsi più leggero e senza peso. Al risveglio il papero tenta di scendere dal letto ma subito inizia a volteggiare nell’aria, leggero come una piuma. Inutile dire che comincia per lui una serie di sfortunate avventure che gli fanno riscoprire la necessità e il significato di “avere peso”, di mantenere i contatti con la terra e con i paperi. La storia si conclude con Paperino che riacquista il suo peso e abbraccia i ritrovati parenti.

Sicuramente una storiella non ci aiuta dare una risposta esauriente al suo disagio che appare importante e complesso ma ci apre uno spiraglio. Mi chiedevo, alla luce di questo ricordo, quale potesse essere il senso del suo aumento di peso. Forse un’ancora, una zavorra che la tiene ancorata coi piedi per terra risparmiandole esperienze ritenute più “libere e leggere” ma forse ancora più dolorose dell’obesità? Può essere che il corpo nel manifestarsi come desiderava l’abbia allo stesso tempo, preservata dall’incontro di parti di Sé che ancora non sarebbe stata in grado di gestire? Non voglio con ciò dare interpretazioni o indicare soluzioni ma semplicemente comunicarle le mie ipotesi sulle quali potrà fare delle osservazioni che, se lo desidera, avrò piacere di ascoltare.

Salve. Vorrei sapere quanto può influire una storia d'amore "sbagliata" su ansia e depressione. So che è una domanda un po’ generica, ma la storia è un po’ complicata. Sto con il mio fidanzato da tre anni, ne sono innamorata, ma lui spesso non mi incoraggia come dovrebbe, ne mi apprezza esplicitamente. Sono certa che mi vuole bene, perché me lo dimostra con i fatti (anche se non con le parole) ma tutto questo mi fa stare male, anche perché è da un certo periodo che soffro d'ansia, forse anche un po’ di depressione e non so se questo possa dipendere da lui o da me... Grazie

S. 30 anni Albino

Le sembrerà strano, ma la risposta alla sua domanda può rivelarsi il classico cane che si morde la coda, nel senso che è possibile che una situazione "sbagliata" provochi ansia, stress ed altro ma è ugualmente vero che alcune persone per ragioni spesso complesse e poco consapevoli a loro stesse si trovano a vivere /scegliere situazioni in qualche modo non del tutto soddisfacenti.

Credo che sia utile partire da un altro punto di vista e che lei si domandi: cosa spinge una persona a mettersi in una situazione che la fa stare male? E’ alquanto improbabile che le cose che ci capitano possano dipendere da altri, siamo noi a metterci in quella situazione, anche se spesso dare la "colpa" agli altri è la nostra difesa interna per non faticare a trovare una vera soluzione. La lascio con queste domande che spero l’aiutino nella ricerca di ciò che è vero per Lei.

 

 

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