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SPAZIO AL BENESSERE PSICOLOGICO Stampa

L’ESPERTO RISPONDE

A cura della Dott.ssa Stefania Bonomi

Psicologa

La rubrica “Spazio al Benessere Psicologico” è stata creata dalla redazione di Paese Mio per offrire ai lettori la possibilità di dar voce ai dubbi di carattere psicologico e per un contributo al miglioramento del loro benessere.

Potete scrivere alla Dott.ssa Bonomi inviando una mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. oppure per posta a Stefania Bonomi redazione Paese Mio Via Acqua dei Buoi, 9 - 24027 Nembro - Bergamo.

Da quando mio marito è in cassa integrazione ha cambiato carattere, è diventato molto silenzioso, parla poco con me e con i ragazzi, a volte ha delle reazioni brusche e incomprensibili che mi spaventano. Vorrei tanto aiutarlo ma non so come fare.”

A.

41 anni di Albino

Ho scelto queste righe tratte dalla lettera di una donna, madre di famiglia, perché ritengo siano rappresentative di una realtà di grande attualità nel nostro territorio, quella del precariato e della perdita del lavoro, che coinvolge il singolo, la famiglia e l’intera comunità.

Cara Signora di Albino,

colgo il suo smarrimento di fronte al cambiamento di carattere del marito e al suo mostrarsi silenzioso. Immagino che non sia semplice intuire quali siano i pensieri e le emozioni che gli passano per la mente. La difficoltà nel capire cosa accade è proprio dovuta al blocco della comunicazione tra di voi, cosa che succede spesso quando le emozioni scatenate da un evento sono intense e provocano a loro volta la paura di comportarsi o dire qualcosa di sbagliato. Questa reciproca attesa che l’altro si esprima per primo è una vera e propria trappola che paralizza. Nonostante rompere il ghiaccio richieda un po’ di coraggio, condividere il proprio stato d’animo rappresenta sempre un arricchimento per la coppia e una possibilità per ciascuno di non sentirsi solo. Forse lei può farlo per prima dicendo come si sente e cosa pensa. La sorpresa potrebbe essere che lui stesso si apra, magari gradualmente, e le indichi la strada migliore per aiutarlo.

Riuscire a parlare del problema è un buon modo per superarlo; questo vale non solo all’interno della coppia ma anche con i figli e, in maniera più allargata con gli amici. Per alcune persone risulta più semplice parlare con qualcuno di esterno alla famiglia, magari amici o persone che vivono o hanno vissuto la stessa esperienza, proprio perché riescono a porsi con maggior distacco e meno timori.

Esiste inoltre anche la possibilità che suo marito desideri elaborare e superare da solo questa “prova”o che abbia bisogno, soprattutto nel primo periodo, di riflettere con un po’ di tranquillità su ciò che è successo. Se così fosse andrà rispettato il suo desiderio.

In entrambi i casi cerchi di far sentire con chiarezza la sua presenza e la disponibilità al dialogo e all’ascolto.

La situazione che suo marito sta vivendo è molto faticosa e stressante e mette a dura prova tutti coloro che si trovano ad affrontarla. Ai risvolti di tipo economico e pratico, che coinvolgono l’intero nucleo familiare, spesso si associano problemi di natura esistenziale e psicologica che possono scuotere una persona fino alle fondamenta. Il lavoro rappresenta un elemento determinante al fine della considerazione di Sé, in quanto è la misura della propria realizzazione nel mondo esterno. L’esperienza del licenziamento o della cassa integrazione lede la sicurezza in se stessi dal punto di vista del riconoscimento operato dagli altri. La perdita della propria immagine e del proprio ruolo sociale porta molti uomini, soprattutto se padri di famiglia, a dubitare del proprio valore e a perdere autorevolezza nei confronti dei figli. Il disagio che si sviluppa può contenere sentimenti di vergogna, frustrazione e senso di fallimento.

Quindi il cambiamento che lei ha osservato in suo marito può nascere da questi sentimenti o da un possibile stato di ansia, preoccupazione, tristezza e talvolta rabbia che risultano accettabili in risposta alla perdita del lavoro e all’incertezza legati alla cassa integrazione. A ciò aggiungiamo il fatto che la cultura bergamasca a questo proposito è piuttosto penalizzante proprio perché il messaggio che ci trasmette sin da piccoli è che è doveroso “fare” e “lavorare” per realizzare la propria esistenza (cioè per di-mostrare il proprio valore). Quando ciò non avviene ecco che ci si sente in difetto su qualcosa di “fondante”.

La famiglia può rappresentare una grande risorsa affettiva per aiutare a superare il momento di crisi. La vicinanza espressa attraverso l’esserci e il porre attenzione all’altro in difficoltà crea una grande opportunità per dimostrare amore e stima e per ridare fiducia ed energia. La vicinanza, che chiamo rispettosa, può essere così dimostrata attraverso semplici gesti legati alla quotidianità: fare qualcosa insieme, chiedere collaborazione per le faccende domestiche o, nel suo caso specifico, visto che lei lavora, chiedere aiuto al marito nell’assolvimento dei compiti che finora svolgeva da sola. Si tratta di aiutarlo a sentirsi ancora importante, di riempire quegli spazi e quelle scadenze che prima erano occupate dal lavoro, dandogli il tempo di ricominciare e facendogli sentire che può ancora dare tanto.

Sul piano pratico anche lo stimolo a cercare o inventare un altro lavoro, o a coltivare una passione va in questa direzione. Pianificare la ricerca di una nuova occupazione permette di far sentire la persona attiva e di nuovo artefice della propria vita. Decidere di agire subito è importante per lasciare poco spazio all’autocommiserazione e a pensieri negativi.

Per attivare l’energia vitale che c’è in ognuno di noi è inoltre importante avere o recuperare il “giusto atteggiamento mentale” ed attuare quel processo che in termini psicologici viene chiamato “ristrutturazione cognitiva”. Con parole più semplici si tratta di riuscire a guardare ciò che succede da differenti punti di vista, per attribuire alle situazioni non solo un valore negativo - quello che potrebbe apparire immediatamente- ma anche altri possibili significati che si tradurranno in opportunità.

Un problema ha sempre molteplici soluzioni e ciascuno può scegliere quella che più gli si addice!

A tal proposito il detto popolare “Quando si chiude una porta si apre un portone” ci lascia intuire come dietro a qualsiasi crisi (il termine Krisis per gli antichi greci significava “possibilità di decidere”) esista l’opportunità di sviluppare nuove situazioni. Molto più frequentemente di quanto si possa credere, accade che il licenziamento si trasformi in un occasione per capire cosa e chi si vuole davvero essere nella vita, per uscire da schemi troppo rigidi e, in alcuni casi, per seguire la propria vera natura.

Molte sono le storie di persone che hanno dovuto, a causa di un licenziamento, lasciare una situazione sicura e che sono riuscite a trasformare il momento di insicurezza, paura e dubbio in una forza che indica una nuova via. Le cito l’esempio di Luca, piccolo imprenditore tessile che combatte a lungo per salvare la sua azienda; negli ultimi anni riduce i dipendenti da 10 a 3 e lavora più di diciotto ore al giorno per aggrapparsi a quello che sembrava essere il sogno della sua vita. Nonostante il suo impegno l’azienda è stata ipotecata e gli innumerevoli prestiti bancari l’hanno spinto a chiudere, a licenziare gli operai e a fare i conti con un grande vuoto. Fortunatamente Luca dopo un periodo di sofferenza riesce a risollevarsi e ad inventare insieme alla moglie ed al cognato un lavoro di catering che rappresenta ora la sua fortuna.

Oppure il caso di Luigi che licenziato dall’azienda metalmeccanica accetta l’offerta di un caro amico e si mette a fare il contadino e il produttore di vini guadagnandoci in termini di salute e di qualità della vita.

Queste persone ricordano i mesi successivi alla perdita del lavoro come molto difficili e poi la rinascita e la graduale ricomparsa della fiducia in se stessi. Alcuni di loro attribuiscono alla vicinanza della famiglia e degli amici l’elemento fondamentale di questa svolta.

Cara Signora, tutti i cambiamenti importanti della vita, anche quelli positivi, portano con se smarrimento e ansia. Le sicurezze consolidate vacillano sotto il peso di una rivoluzione nelle abitudini e nelle consapevolezze acquisite. Ce la si può fare, occorre fare appello a tutte le energie per superare il momento d’impasse; avere pazienza e non lasciarsi andare allo sconforto e al vittimismo.

La mia risposta al suo appello va nella direzione di una soluzione ottimistica del problema, la invito comunque a non sottovalutare il disagio di suo marito e ad osservare come si evolve nel tempo. A volte persistono e si accentuano i segnali di sofferenza come la chiusura in se stessi, l’ isolamento dalla società, l’umore cupo e il mantenimento di una visione pessimistica della vita. In questo caso le risorse del singolo e il sostegno offerto dalla famiglia e dal gruppo potrebbero non essere sufficienti. E’ importante allora farsi aiutare da chi ha, per formazione specifica, le competenze utili per fornire quell’appoggio indispensabile a risolvere il problema. Anche il vostro medico curante saprà indicarvi la strada migliore.

 

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