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VERTOVA: La Fondazione Cardinal Gusmini: i progetti e l’attesa dell’accreditamento Stampa

La “Pia Casa”: è con questo nome che i vertovesi riconoscono la Fondazione I.P.S. Card. Gusmini di Vertova che, in Valle Seriana, è una delle realtà più in evidenza nel panorama sanitario-assistenziale. La struttura offre servizi numerosi e diversificati: la sigla I.P.S. (“Istituto Polifunzionale Sociosanitario”) vuole sottolineare proprio questa peculiarità, che la rende unica in Valle Seriana, in virtù del continuo processo di implementazione di proposte e servizi rispondenti ai cambiamenti dei bisogni della provincia di Bergamo. Questo ente senza fini di lucro, retto da un presidente e da un consiglio d’amministrazione nominato e periodicamente rinnovato dal Comune di Vertova, è in realtà di proprietà di tutti i vertovesi, nel senso che il ricavato di tante iniziative viene utilizzato esclusivamente per fare funzionare la struttura, migliorarla e potenziarla. Secondo tale spirito, la Fondazione si propone di lavorare per soddisfare i bisogni fisici, psichici e religiosi delle persone più bisognose.

Accanto alla tradizionale casa di riposo per anziani, poi, la Fondazione gestisce due nuclei per i malati di Alzheimer, il Centro diurno integrato, un Istituto per disabili psichici, l’Hospice per malati terminali e cure palliative, per un totale di 213 ospiti-pazienti. Inoltre, a vantaggio del territorio circostante, offre la ADI (assistenza domiciliare integrata), l’ambulatorio UVA (unità di valutazione Alzheimer) e, per il paese di Vertova, i pasti a domicilio. Il personale che opera all’interno della struttura assomma a 208 dipendenti, tra medici, infermieri, educatori, fisioterapisti, ausiliari di reparto, figure varie amministrative e addetti ai servizi generali; in tale senso, la Fondazione assume non poca importanza anche sotto il profilo occupazionale. Anche la storia le dà merito, se si pensa che l’odierna Fondazione affonda le proprie radici a circa 700 anni or sono, ossia agli inizi del 1300, in epoca medievale, quando a Vertova, come anche nella stessa città di Bergamo e in altri paesi della nostra Provincia, si diffusero le Congregazioni della Misericordia. Queste erano delle organizzazioni con una propria struttura, che ai tempi assunsero il pesante fardello dell’assistenza ai poveri, ai malati ed ai bisognosi, adempiendo al dovere cristiano delle opere di misericordia spirituale e corporale. Le Congregazioni della Misericordia erano, insomma, realtà no-profit, le Onlus del passato. Su questa stessa scia ha proseguito e sta procedendo la Fondazione Card. Gusmini, ponendosi come valida erede della Misericordia, che sempre è stata in prima linea, spesso l’unico punto di riferimento, nelle situazioni più drammatiche, come la peste del 1630 che, solo a Vertova, portò la morte a più di 1200 abitanti. Oggi, ovviamente, rispetto a più di 700 anni fa, molte cose sono cambiate, la struttura stessa è radicalmente trasformata, i dipendenti, che nel 1974 erano 36, sono oggi 208; è rimasto però invariato lo spirito che anima la Fondazione: aiutare i bisognosi senza alcuna logica di profitto; rimane il senso civico e cristiano di tantissimi vertovesi (e non), che ogni giorno si prodigano ad aiutare chi è nel bisogno.

Tornando a parlare della struttura e di ciò che oggi offre, essa comprende la RSA, ossia la casa di riposo per anziani non autosufficienti per complessivi 83 posti letto, nella quale trova collocazione il Nucleo Alzheimer con 30 posti. Collegato a quest’ultimo opera l’ambulatorio UVA (Unità di Valutazione Alzheimer), con un neurologo che svolge oltre 600 prestazioni ambulatoriali ai pazienti che trovano assistenza in ambito familiare. Tre posti della casa di riposo sono dedicati ai ricoveri temporanei, finalizzati a concedere un periodo di sollievo a chi assiste l’anziano in ambito familiare. I reparti IDR (Istituto di Riabilitazione per disabili psichici) offrono ospitalità a 100 disabili provenienti dall’intera provincia; il reparto è ormai avviato a una radicale trasformazione, a causa della presenza sempre più numerosa di pazienti affetti da vere e proprie malattie psichiatriche. Il CDI (Centro Diurno Integrato), con 23 posti, garantisce assistenza durante la giornata a utenti che, in serata, prediligono rientrare alla propria casa. L’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata), dal 2003, offre prestazioni sanitarie ed assistenziali agli ammalati, a domicilio e gratuitamente, operando su un bacino d’utenza che comprende 18 Comuni dell’Ambito Territoriale Valle Seriana.

Lo scorso dicembre, inoltre, è stato aperto l’Hospice Residenziale, dotato di 8 posti letto, all’interno della palazzina di nuova realizzazione. Quest’ala è dedicata alla cura e all’assistenza dei malati in fase terminale, dalla somministrazione delle cure palliative contro il dolore, al sostegno psicologico, senza trascurare i familiari che vivono un momento particolarmente delicato. L’apertura di questa nuova unità riempie un vuoto assistenziale fortemente avvertito, stante la certificata carenza di posti letto a sostegno della terminalità. L’iniziativa, però, sta sottoponendo la Fondazione a uno sforzo economico rilevante, in quanto la retta versata dai pazienti è insufficiente a coprire la spesa. Di contro, però, la richiesta di rette elevate escluderebbe una larga fascia di popolazione dalla possibilità di usufruire del servizio, perciò si confida in un rapido accreditamento regionale, in modo da consentire non solo l’intera copertura della spesa ma, soprattutto, l’accesso gratuito all’hospice. I vertici dell’A.S.L. di Bergamo, nelle persone del direttore generale dott. Testa, del direttore sociale dott. Giupponi e del dott. Bresciani, stanno operando per far si che ciò avvenga; a livello locale è determinante l’appoggio congiunto dell’intera assemblea dei sindaci e dagli amministratori della Comunità Montana, impegnati nel sollecitare presso la Regione Lombardia l’accreditamento di un hospice anche in Valle Seriana. Il consiglio d’amministrazione ha reso l’accesso gratuito agli 8 posti letto, ai malati in fase avanzata; tale azzeramento della retta, però, ha carattere sperimentale e non è il portato dell’accreditamento presso la Regione Lombardia; tali spese, per ora, sono interamente a carico del bilancio della Fondazione, che in tal modo intende sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza e l’eccellenza del servizio svolto dall’hospice, invitandoli ad attivarsi con maggiore incisività per fare in modo che l’accreditamento divenga realtà. Tra i nuovi progetti messi in campo dagli operatori, sono comprese le terapie non farmacologiche, quali la musicoterapia clinica, recettiva e ambientale, la terapia della Bambola, la terapia della sabbia, quella con un robot di cucciolo di foca (in associazione con l’Università di Robotica di Tokyo), la stanza neurosensoriale, la terapia cognitivo-alimentare. Tutte terapie, queste, che affiancano quelle più conosciute: pet teraphy con l’acquario, la cura del sé, l’arteterapia e i numerosi laboratori. L’ambizione è quella di sostenere una filosofia di cura caratterizzata dalla continuità assistenziale tra territorio e struttura residenziale.

Lucilla Pezzotta

 

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