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La val Seriana è progetto pilota per lo sviluppo Stampa

Come si vive in Val Seriana e quali possono essere gli scenari del futuro? La Cina ha portato via le nostre competenze? Arriveremo ad un disordine sociale? C’è la volontà di ricreare un tessuto sociale condiviso e solidale? Che ambiente è quello dei supermercati? Dove andranno a finire i negozi sotto casa?

Queste e tante altre domande sono state affrontate all'interno del progetto CapaCities, iniziative per garantire la competitività delle piccole città alpine, dal titolo “Da CAPACities al progetto pilota Val Seriana: formare allo sviluppo sostenibile in area alpina”, che si è tenuto il 27 ottobre e il 9 novembre scorso, presso la sede della Comunità Montana Valle Seriana, ad Albino. Obiettivi del duplice incontro: riflettere su iniziative e piani di sviluppo che riguardano il futuro della Val Seriana.

Il progetto CAPACities, infatti, finanziato nell'ambito del programma di cooperazione transnazionale “Alpine Space”, ha come oggetto centri urbani di piccole e medie dimensioni dell'arco alpino e i territori montani ad essi vicini. E’ il caso delle Alpi Orobie. Nello specifico, il progetto intende promuovere il potenziale dei piccoli centri alpini attraverso l'adozione di un approccio integrato e transnazionale, la promozione di politiche e azioni urbane innovative e il rafforzamento del livello di connessione con le reti urbane ed economiche principali. Quindi, ridurre il rischio di emarginazione delle regioni dell’arco alpino attraverso la valorizzazione integrata delle risorse ambientali, economiche, culturali, storiche e turistiche. Insomma, il progetto vuole lavorare sulla governance territoriale, costruendo strategie di sviluppo condivise, capaci di integrare diverse multifunzionalità dei centri urbani, ambiente, cultura, turismo, etc.

CAPACities ha come base di partenza i risultati del progetto Culturalp, conclusosi nel 2005, approfondendo le analisi sui temi dello sviluppo locale per i territori alpini condotte in quel contesto. Soggetto capofila è la Regione Lombardia, insieme ad altri nove partner. E, fatto qualificante per la provincia di Bergamo, il Pirellone ha scelto la Val Seriana come progetto pilota.

Si è trattato, in questa prima fase, di una riflessione e di un confronto sulle prospettive di sviluppo locale della valle. Riflessione sulle iniziative promosse nella valle, su ciò che viene considerato positivo o fallimentare. Una riflessione per identificare i nodi critici di una regione alla ricerca di nuove e diverse opportunità di crescita, dopo essere stata toccata da una profonda crisi produttiva e occupazionale. Confronto su ciò che si potrebbe fare in un futuro a breve, medio e lungo termine, promuovendo azioni e progetti in grado di mettere in valore le risorse locali.

In forma laboratoriale, si è lavorato sull’ascolto e il rilevamento dei temi e dei problemi che, più di altri, sono al centro delle preoccupazioni circa il futuro della Valle Seriana e il suo sviluppo sostenibile. Quale spunto per gli approfondimenti sono state proposte frasi stimolo, raccolte presso la popolazione della valle e offerte alla discussione dal Prof. Dieter Schürch, esperto di formazione e sviluppo locale del LISS, Laboratorio Ingegneria Sviluppo Schürch (CH). Qualche esempio.

“La Val Seriana ha vissuto in passato momenti di straordinario sviluppo, oggi buona parte vive erodendo il capitale accumulato nel corso degli ultimi decenni, tutti hanno la casa! Non c’è più un metro quadrato di terreno, lo sviluppo urbanistico è saturo”.

“Sono esistite le grandi famiglie che hanno avuto il coraggio di valorizzare e di sviluppare le risorse locali esistenti. Lo spirito di tale imprenditorialità è presente nelle nuove generazioni un po’ ovunque. Ma ognuno va per conto suo… Manca un prospettiva comune per il futuro”.

“La nostra mentalità è quella di Bergamo, siamo lavoratori, spesso chiusi su noi stessi. Siamo credenti, la religione svolge un ruolo molto importante in tutte le decisioni”.

“Abbiamo imprenditori che si aprono al mondo e che non piangono sulla chiusura delle fabbriche tessili. Sono persone poco formali, ma sostanzialmente innovative, con loro si potrebbe parlare…non chiedono soldi. Si dovrebbe creare una voce sociale a queste iniziative. Lo potrebbe fare la Regione Lombardia?”.

“Esiste una caotica superficie, visibile anche nell’occupazione della bassa valle; essa vive i contraccolpi della crisi economica in un contesto di globalità interaziendale. Il valore identitario non c’è più. Si assiste alla formazione di estremi. Da un lato chi spera in sostegni che provengono dall’esterno e dall’altro chi se ne va per conto suo e sembra dimenticare la regione di origine”.

“La Cina ha portato via le nostre competenze”.

“I supermercati occupano il territorio. Non saprei proprio cosa fare per far ripartire la valle… più si va avanti e più si perdono le capacità. La crisi deve ancora arrivare e sarà molto dura. Mi chiedo perché non c’è ancora stato un disordine sociale”.

“Che ambiente è quello dei supermercati ? Occupano i sedimi delle vecchie fabbriche, su quei sedimi si potrebbe fare ben altro”.

“Noi siamo un territorio di ricchezze sepolte, dobbiamo fare un passo verso un nuovo ordine sociale: la metropolitana da Bergamo a Clusone permetterebbe di guardare alla valle con occhi diversi. La superstrada è arrivata con oltre 10 anni di ritardo…”.

“C’era lavoro e quindi non c’era bisogno di fare molta scuola… siamo poco scolarizzati. Scarsa propensione culturale della popolazione”.

Fra gli esperti che hanno partecipato alle giornate di studio: Luisa Pedrazzini, responsabile del Progetto CAPACities; Benedetta Sevi, responsabile Programma di CooperazioneTransfrontaliera Italia- Svizzera 2007-2013; Elena Granata, Politecnico di Milano e consulente del progetto CAPACities; Giulia Pesaro, Politecnico di Milano e consulente del progetto CAPACities

Molti gli amministratori e i tecnici degli enti locali presenti. Anche progettisti e altri attori che a vario titolo sono stati negli ultimi anni coinvolti in iniziative e progetti volti alla valorizzazione del capitale territoriale della Valle Seriana.

Luisa Corna

 

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