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Quattro chiacchiere con Daniella Coria Stampa

Presidente dell’associazione Fior di Loto

Una chiacchierata di inizio autunno, con i volontari dell’associazione Fior di Loto di Gazzaniga, coordinati dalla sua presidentessa Daniella Coria. Un’intervista che fa emergere, proprio di riflesso, il gruppo delle operatrici che con lei lavorano, impegnate in una missione specifica: accompagnare la donna verso la riconquista di se stessa, dopo momenti di sconforto, di profonda tristezza, conseguenti a violenze fisiche e morali. Ecco, dalle parole di Daniella Coria, il senso del loro esserci a Gazzaniga, in una realtà che opera sul territorio della Val Seriana già da due anni.

(Le parole Uomo e Donna sono scritte maiuscole per evidenziare una umanità diversa).

Quando si è costituita l’associazione Fior di Loto?

Il 1° febbraio 2008. Allora, si è costituita formalmente, impegnata contro la violenza e il maltrattamento sulle Donne.

Dove è la sede della Fior di Loto?

A Gazzaniga, nei pressi del Municipio, con ingresso da Via Mazzini. Attualmente, iscritte all’associazione sono 111 persone, delle quali 10 sono operatrici. Io rivesto il ruolo di presidente, poi ci sono la vice-presidente e le volontarie, che evidenziano una formazione specifica.

Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinte a fondare quest’associazione?

Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione”, contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile, il movimento femminista degli anni ‘70. La violenza fisica contro le Donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi. Forse proprio il “tramonto” di queste relazioni tra i sessi basate su un’indiscussa supremazia maschile, provoca una crisi e uno spaesamento negli UOMINI, che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della sessualità e sulla natura delle relazioni tra DONNE e UOMINI. Dopo una lunga riflessione e preparazione, partendo proprio da un confronto tra DONNE con un sentire comune al femminile, e unite dal desiderio di dare voce alle donne di ogni età che hanno subito e subiscono violenza (per violenza intendiamo tutto ciò che viene usato in termini di forza per mantenere una posizione di controllo e di potere su una Donna) sessuale, economica e psicologica in famiglia, abbiamo deciso di aprire uno “sportello di ascolto” in Media-Alta Valle Seriana.

Ma chi è Daniella Coria?

Mi chiamo Daniella Coria, ho 55 e ho fatto esperienze nel campo sociale, politico e sindacale; elencarle tutte ci vorrebbe molto tempo e spazio; vorrei invece ricordare la mia prima esperienza che mi fece riflettere molto e intraprendere percorsi diversi: avevo 17 anni quando andai a fare un campo di lavoro a Palermo (in un quartiere della Guadagna, quelli che oggi vengono definiti “quartieri a rischio”). Fu un’esperienza talmente intensa e fondamentale per quanto mi aveva lasciato “dentro” che da lì iniziai ad avvicinarmi ad altre situazioni e relazioni che contribuirono molto ad una mia crescita personale di consapevolezza come Donna e come soggetto, fino a questa mia ultima.

E ora, addentriamoci nell’attività che conducete con le DONNE. Di che entità è il flusso di richieste che la vostra sede riceve e se varia in base ai periodi dell’anno?

Il primo anno abbiamo avuto circa una DONNA al mese che si presentava allo sportello; dall’inizio di quest’anno c’è stato un aumento, all’incirca due DONNE al mese, generalmente meno nel periodo estivo; sono DONNE di età diverse, dalla 23enne in poi fino alla 60enne. Le denuncie più frequenti sono per maltrattamento fisico e psicologico. Soprattutto nel primo incontro c’è la difficoltà e la vergogna della DONNA nel raccontare il disagio che vive in famiglia, alcune volte si colpevolizza della situazione, nei loro racconti si percepisce la paura che hanno del marito e/o compagno, in molti casi imparano ad accettare situazioni anche pericolose per sè e per i figli, così piano piano perdono la “percezione” di quello che sta loro succedendo veramente, facendosi carico di situazioni molto complesse.

Come interviene l’associazione?

Offriamo uno punto di ascolto, uno “sportello” dove le DONNE possono venire da noi in completa riservatezza, questa è una metodologia sperimentata che riguarda l’accoglienza; al centro è la DONNA in temporaneo disagio; cerchiamo di stabilire una relazione che favorisca le condizioni per l’impostazione di un percorso di accompagnamento affinché la DONNA possa ritornare ad avere autostima e fiducia di sé per poter uscire dalla violenza. Sono due le operatrici professionalmente preparate ad accogliere la DONNA, che intervengono per mostrare alla assistite la potenzialità di una relazione basata sulla reciprocità, rispetto e autorevolezza.

Lei, come donna, cosa pensa della situazione attuale della DONNA sulla base delle problematiche delle vostre assistite? Cosa pensa che sperino ancora le D0NNE?

La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto negli anni ‘70 ha cambiato il mondo: sono mutate le relazioni famigliari, l’amicizia e l’amore tra DONNE e UOMINI. Sono cambiate le consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza registrano, se pure a fatica, questo cambiamento. L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. L’emancipazione e liberazione delle DONNE si è estesa con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo. Eppure oggi assistiamo ad una fase contraddittoria in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile e ad un ritorno quotidiano della violenza esercitata da UOMINI sulle DONNE con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, fino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Tali violenze si consumano soprattutto tra le pareti domestiche. Le DONNE devono “imparare” a riconoscere la violenza che si può manifestare in mille modi e non accettare per AMORE. Uscire dall’isolamento e dalla solitudine si può e molte DONNE ne sono uscite.

Quale è l’appello che vuole lanciare a tutte le DONNE?

E’ importante per noi farci conoscere sul territorio. Noi siamo presenti come soggetti attivi per promuovere strategie condivise finalizzate alla prevenzione e interessate a creare una rete di collegamento con le risorse esistenti sul territorio: Istituzioni, Servizi Sociali, Associazioni, ecc. Alle D0NNE diciamo: quando ti sembrerà di essere sola e di sentirti alla deriva, sai che tra DONNE troverai accoglienza e incoraggiamento, telefonaci al 345/3456285

Gloria Belotti

 

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