Articolo Maggioranza |
Adro al bis, chi piange sono la scuola e le coscienze Vi ricordate di quanto successo lo scorso anno scolastico ad Adro, nella vicina provincia di Brescia? Sì, proprio quella dove il sindaco leghista e le sue scuole avevano fatto notizia ad aprile quando alcuni bambini, figli di genitori stranieri, erano stati esclusi dalla mensa scolastica per non aver pagato le rette che i loro genitori avevano dichiarato di non potersi permettere o di avere pagato in ritardo. Un anonimo (per scelta) imprenditore del paese aveva poi saldato il debito contratto da queste famiglie con il comune ed aveva scritto una lettera nella quale criticava una parte dei suoi concittadini (che la pensavano come il sindaco) e soprattutto le scelte della politica. Le attuali cronache di Adro ci raccontano della costruzione del nuovo polo scolastico pubblico. Struttura nuova, infissi nuovi, banchi nuovi, tutto marchiato con il verde ed il simbolo della Lega Nord, il sole delle Alpi. Che ci si ricordi, è la prima volta che un partito politico contrassegni un’istituzione pubblica in modo così smaccato e volgare, a meno di non riandare con la memoria (ad averne) al fascio littorio. Dalla cronaca, come sempre, si può cogliere cosa da cosa: i crocefissi imbullonati alle pareti (per scoraggiare derive laiciste, si dice, tanto che qualcuno ha già coniato il termine di doppia crocifissione), oppure la colletta tra i cittadini per gli arredi delle classi, oppure lo scambio tra pubblico e privato (le vecchie scuole diventeranno speculazione edilizia), ma lo scandalo resta, con tanto di firma, anzi di simbolo leghista. E così mentre comuni come il nostro faticano a reperire le risorse per far fronte ai nuovi aumenti del trasporto degli alunni e a far quadrare il bilancio proprio per dare ai settori più delicati, quello sociale e quello della scuola, le risorse necessarie a superare questo difficile momento, altri a noi vicinissimi si concedono il lusso di apporre decori e decalcomanie di partito su vetrate ed arredi. Crediamo che nello specifico caso della scuola di Adro “griffata” Lega Nord, sia però doveroso andare oltre le parole. Infatti non ci troviamo davanti a un problema immenso, uno di quei temi planetari in cui indignazione e azione sembrano lontane. Ad Adro, per rimediare all’offesa violenta che si fa allo Stato, basterebbero un paio di pattuglie di carabinieri, un pugno di buoni artigiani, infissi ed arredi riaggiustati a nuovo senza simboli. Oggi, subito, ad Adro, servono più pialle, cacciaviti e vernici per riparare l’offesa che parole per denunciarla. Il ministro dell’istruzione Gelmini che non parla con i precari della scuola perché “fanno politica”, può tollerare il simbolo di un partito su una “sua” (in realtà nostra, di tutti noi cittadini che paghiamo le tasse) scuola? E che senso hanno le chiacchiere sul federalismo se ad Adro la secessione è già un fatto? Uno Stato, se esiste, va lì e cancella quei simboli dalla sua scuola, ripristinando la legalità. Molto meglio se con le buone maniere. Altrimenti, che Stato è? |