ALLUVIONI IN PAKISTAN - UNO “TSUNAMI A RALLENTATORE” |
Immaginiamoci ora nei panni di un bambino pakistano, in attesa di ricevere acqua, medicine e cibo, quanto può aspettare? A più di un mese dall’inizio delle piogge monsoniche, in Pakistan non accenna ad attenuarsi una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni, una sorta di “tsunami al rallentatore”, innescato da inondazioni senza precedenti che hanno già devastato circa 1/5 dell’intero paese. Al momento la provincia meridionale di Sindh è la più colpita dalle alluvioni degli ultimi giorni, con 1,4 milioni di persone in condizioni di vulnerabilità estrema, una situazione destinata ad aggravarsi, visto che le piogge continuano e nuove città e villaggi stanno venendo inondati, con oltre 400.000 persone evacuate negli ultimi 2 giorni. Dall’inizio della crisi, a fine di luglio, le persone colpite dalle piogge monsoniche sono passate da 3,2 milioni alle oltre 18 milioni attuali. Le vittime finora accertate sono 1.667, più di 2.600 i feriti, ma si teme che, una volta che le acque si ritireranno, il bilancio risulterà molto più grave. Su 18 milioni di alluvionati, 3 milioni sono donne e 9 milioni di bambini, tra cui 3,5 milioni di bambini a rischio di malattie mortali veicolate da acqua contaminata. Nonostante tutti gli sforzi profusi, larga parte delle donne e dei bambini colpiti non sono ancora stati raggiunti dagli aiuti nelle aree più colpite, mentre oltre 2 milioni di bambini non saranno in grado di iniziare l’anno scolastico, dal momento che 10.000 scuole risultano danneggiate o distrutte e 6.700 accolgono ancora circa 1,3 milioni di alluvionati. Tutte le 5 province del paese risultano colpite dalle alluvioni. Con lo spostarsi a sud del sistema monsonico, la situazione risulta in costante peggioramento nella provincia di Sindh, dove sono 4,7 milioni gli sfollati: circa 900.000 persone si trovano ammassate in campi sfollati improvvisati ed edifici pubblici, le Nazioni Unite stanno in queste ore allestendo oltre 10.000 ripari d’emergenza ma sono immediatamente indispensabili oltre 500.000 tende da campo. Tale situazione fa temere il possibile scoppio di epidemie veicolate da acqua contaminata, tra cui il colera. L’emergenza non è destinata a finire con l’esaurirsi delle alluvioni. L’attuale crisi, inoltre, colpisce regioni già prostrate dal conflitto interno del 2009, con oltre 1,3 milioni di persone sfollate e altre 1,9 milioni da poco rientrate nelle terre origine. Le priorità attuali sono la fornitura di cibo, acqua potabile e latrine d’emergenza; scorte mediche e alimenti terapeutici; vaccinazioni d’emergenza contro l’insorgere di epidemie, vestiario per donne e bambini; ripari temporanei e generi di primo soccorso, assistenza nutrizionale e protezione per donne e bambini. Il totale dei fondi necessari al piano trimestrale di risposta dell’UNICEF all’emergenza ammonta a 141.000.000 di dollari, risorse di cui l’UNICEF ha immediato bisogno, per rispondere alle necessità immediate di donne e bambini. Finora l’UNICEF ha ricevuto 34,1 milioni di dollari, aiuto di cui è grato ai donatori, ma per una risposta adeguata le risorse risultano insufficienti, con un ammanco attuale d’oltre 106 milioni di dollari, che complica ulteriormente l’urgente compito d’assistenza alla popolazione, già reso arduo da difficoltà logistiche e condizioni operative proibitive. In Pakistan, l’UNICEF ha uno staff totale di 283 operatori dislocati in 6 province del paese, a cui supporto sono stati inviati team di esperti UNICEF nei singoli settori d’intervento per assistere istituzioni e Ong partner nella risposta all’emergenza. L’UNICEF sta fornendo aiuti già stoccati sul campo, reperiti localmente o regolarmente inviati dalla Supply Division di Copenaghen - il centro logistico per gli aiuti d’emergenza dell’UNICEF – mediante ponti aerei e navi cargo. Finora l’UNICEF ha movimentato aiuti d’emergenza per oltre 8,6 milioni di dollari. Ermanna Vezzoli Presidente UNICEF Comitato di Bergamo |