Lavoro minorile, alla Conferenza dell’Aja l’UNICEF chiede più risorse e nuove idee |
«Occorrono nuove iniziative e maggiori finanziamenti per identificare i bambini più vulnerabili di fronte allo sfruttamento del lavoro minorile. Se vogliamo ottenere risultati nel lungo periodo per i bambini di domani, dobbiamo investire in soluzioni innovative oggi.» Ad affermarlo è l'UNICEF durante la Conferenza internazionale dell'Aja sul Lavoro minorile. Dieci anni dopo l'entrata in vigore della Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) n. 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile - il trattato internazionale in materia di lavoro minorile più ratificato di sempre - e a soli sei anni dalla data prevista come traguardo per l'eliminazione di questo fenomeno, l'UNICEF interviene come partner dell'ILO e della Banca Mondiale a questo appuntamento globale (10-11 maggio) ospitato dal Governo olandese. Alla Conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 80 Governi, agenzie ONU, imprese multinazionali e Organizzazioni non governative (ONG), riunite per denunciare che la persistenza del lavoro minorile mina gravemente il cammino verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio previsti per il 2015. All'Aja sono stati lanciati due nuovi rapporti: quello dell'ILO contenente le stime aggiornate sul fenomeno e, per la prima volta, un rapporto congiunto UNICEF-ILO-Banca Mondiale che riassume lezioni apprese, risposte politiche e nuovi aspetti del fenomeno. Come quelli legati all'immigrazione, che ogni anno coinvolge milioni di bambini come figli di migranti, oppure perché lasciati in patria da genitori che espatriano, o perché protagonisti essi stessi di migrazione e traffico. L'UNICEF stima che siano circa 150 milioni i bambini di età compresa tra 5 e 14 anni impegnati in forme di lavoro precoce, causa e conseguenza della povertà che compromette la loro istruzione e sicurezza. «Questi bambini sono diventati invisibili: intrappolati nelle forme peggiori di sfruttamento economico, hanno bisogno urgente del nostro aiuto» afferma l'UNICEF. «Bambini migranti, orfani, vittime del traffico e soprattutto bambine: sono questi i dati che troppo spesso mancano nelle statistiche e nelle indagini, che si basano per lo più su analisi statiche compiute sulle famiglie. Occorre mettere a punto nuove metodologie per raccogliere i dati, in modo da assicurare che la violenza e le minacce che questi bambini subiscono nell'ombra emergano ben visibili nell'agenda dei decisori politici e siano sistematicamente affrontate.» Le recenti crisi globali (quella alimentare, quella energetica e quella finanziaria) hanno avuto effetti irreversibili sulle vite di molti bambini. Il lavoro in età precoce - una risorsa economica alla quale in molti Paesi in via di sviluppo le famiglie sono solite ricorrere per proteggersi da shock economici - ha spinto ancora più bambini ad abbandonare la scuola per cercare una fonte di reddito, spesso in occupazioni più rischiose di quelle che di norma avrebbero ricercato. Proteggere bambini e adolescenti dall'impatto negativo delle molteplici crisi in corso allevierà la loro condizione di vulnerabilità e favorirà lo sviluppo sociale ed economico. «C'è un consenso internazionale crescente sul fatto che una risposta efficace e coerente al lavoro minorile richieda un mix di misure: impieghi decenti per chi lavora, sistemi di protezione sociale più attenti all'infanzia, servizi di base per i soggetti a rischio» rimarca l'UNICEF. «Lo sfruttamento del lavoro minorile va affrontato come parte integrante del più vasto intervento di protezione dell'infanzia, poiché la maggior parte dei minori che lavorano vi sono costretti dalla miseria o dalla morte di un familiare percettore di reddito.» Alla Conferenza, l'UNICEF ha fatto appello ai Governi e ai Paesi donatori affinché investano risorse in sistemi scolastici di qualità e accessibili a tutti, sostengano misure di tutela sociale, generino fonti di reddito sostenibili per le famiglie e, soprattutto, creino le condizioni per un sistema di sicurezza sociale che includa tutti i bambini. Presso il negozio UNICEF in Via Sant’Alessandro 37 Bergamo trovi il pallone dell’UNICEF non realizzato con sfruttamento che con soli euro 9,90 sostiene la campagna AIDS dell’UNICEF. D.ssa Ermanna Vezzoli Presidente UNICEF Bergamo |