Un architetto albinese a Brescia |
Se abbiamo occasione di soffermarci a Brescia non manchiamo di visitare il chiostro del Monastero di San Faustino, oggi sede dell’Università degli Studi, ritornato al suo splendore dopo il restauro successivo al degrado provocato durante l’ultima guerra, quando il complesso architettonico era stato adibito a caserma. L’ampio chiostro, che racchiudeva durante il periodo monastico uno spazio verde contornato da cipressi ora scomparsi, è caratterizzato dalle colonne doriche binate disposte perpendicolarmente al portico. Le finestrelle danno luce agli ampi corridoi sovrastanti su cui si aprono le celle dei monaci.La delegazione del FAI di Brescia lo ha proposto per la giornata del patrimonio artistico di primavera ed ha permesso di visitare anche altri ambienti del complesso realizzati in puro stile rinascimentale. È questa un’opera del nostro concittadino Andrea Moroni, architetto rinomato ai suoi tempi, ma dagli albinesi poco conosciuto. Era nato agli inizi del Cinquecento ed era cresciuto nel sedime dei Mori. Aveva perfezionato la sua formazione sul cantiere dell’abbazia di Pontida; qui aveva intessuto quelle relazioni che lo hanno portato ad esercitare principalmente a servizio dell’ordine benedettino. A Brescia era andato nel 1529 dopo la morte del padre, e lo avevano seguito il fratello Gio.Pietro, il cugino Francesco padre del pittore Giovan Battista, ed altri membri di famiglia. Il cantiere di San Faustino era il banco di prova per dimostrare le sue capacità artistiche ed imprenditoriali. Andrea, oltre alla responsabilità progettuale, ricopriva il ruolo di impresario, direttore dei lavori e di responsabile dell’aspetto formale della fabbrica che gli era affidata. Spesso i progettisti di opere monumentali presentavano un modello in legno, talora confezionato ed intagliato con le proprie mani. L’anno seguente gli è commissionato il coro ligneo della chiesa del monastero femminile di Santa Giulia in Brescia, composto da 51 stalli sopra e da 40 sotto. Il coro è realizzato in legno di noce nello spazio di un anno, su suo disegno. I numerosi pagamenti fanno pensare a possibili altre opere da lui fatte in quel monastero. Nel 1532 Andrea è chiamato a Padova per assumere, con un contratto decennale, la direzione dei lavori della basilica di Santa Giustina, casa madre dell’omonima Congregazione benedettina. Perciò affida il cantiere del monastero di San Faustino in Brescia al suo collaboratore Faustino de Soncinellis “maringonus et ingenierius”, ma ne mantiene la responsabilità. La sua assenza ha conseguenze sulle opere eseguite perché nel 1534 si manifestano fessurazioni nel dormitorio e nel granaio. Perciò gli vengono contestati i lavori risultati in parte insoddisfacenti e gli arbitri della vertenza lo obbligano a rifare le testate del dormitorio a sue spese. Nel dicembre 1532 Andrea viene a Brescia e partecipa come testimone al capitolo degli abati dei monasteri benedettini dell’Italia settentrionale della Congregazione di Cassino che si sta svolgendo nel convento di Santa Eufemia. Vi sono indizi che fanno pensare a lui come progettista di fiducia dei Benedettini dell’Italia settentrionale e sue potrebbero essere altre opere eseguite negli ambienti monastici ed attualmente attribuite, in assenza di studi archivistici approfonditi, ad architetti più famosi. Giampiero Tiraboschi |