Banner
Banner
news menu leftnews menu right
I manì Stampa

Il cognome Signori è diffuso in Albino: 89 sono i Signori presenti nell’elenco telefonico del nostro comune e quando hanno lo stesso nome è possibile fare confusione. Per questo entrano in gioco i soprannomi: se chiedete dei Signori “Manì” subito il campo si restringe e tutti in Albino li conoscono.

Si trovano dei “Manì” lungo tutta la storia albinese: il più antico rintracciato è un certo Pietro “Manino” figlio di Luchino Signori, procuratore nel 1465.

Nel 1554 Gio.Antonio e Gio.Stefano figli di Pietro Manini prendono in affitto una casa con una porzione di orto di fronte al castello di Albino da Francesco Seradobati.

Verso la fine del Cinquecento Gio.Antonio Manini lavora il legno e realizza anche sculture ed opere ad intaglio; nella sua bottega lavora anche il figlio Pietro. Durante la visita pastorale alla parrocchia di Albino nel 1594,il Vescovo Giovan Battista Milani minaccia l’interdetto a questi intagliatori se non consegnano entro un mese ai presidenti della Confraternita della Concezione della parrocchia di Casnigo la statua della Madonna, accomodata secondo gli accordi che avevano messo per scritto. Segno questo che il lavoro non mancava e che le consegne non erano puntuali.

Nel 1613 Don Gio.Antonio Moroni commissiona ai maestri Antonio e Battista fu Stefano Manino Signori “l’armamento di legname” per l’ancona dell’altare di San Marco nella chiesa di S.Giuliano, secondo il disegno fra loro pattuito, precisando che dev’essere ben lavorato e rifinito. Il prezzo dell’opera è fissato in 50 scudi e la consegna va fatta in tre mesi. Il lavoro serve ad incorniciare la tela di Gian Paolo Cavagna, che ancora oggi è situata sul secondo altare a destra nella parrocchiale, mentre la cornice originale non c’è più.

Nel suo testamento redatto nel 1614 Pietro Manini ordina ai figli Antonio ed Alberto che entro un anno dalla sua morte facciano fare un ornamento di legno del valore di 20 scudi per incorniciare l’ancona da poco collocata nella chiesa di San Rocco di Albino, in cui è dipinta la Beatissima Vergine ed il glorioso apostolo San Barnaba. Dovranno anche realizzare un gradino di legno intagliato su cui collocare gli Angeli per la chiesa parrocchiale di Casnigo.

La cornice da loro realizzata per la chiesa di San Rocco si può apprezzare ancora oggi sull’altare della Pietà; i bei motivi ad intaglio hanno ritrovato il loro assetto originale dopo la recente accurata ripulitura. La tela della Vergine con il Bambino ed i Santi Barnaba e Matteo, opera di Gian Paolo Cavagna, che prima era su questo altare, nell’Ottocento è stata trasferita nella chiesa parrocchiale ed è situata a lato del portale principale d’ingresso.

Altri membri della parentela dei “Manì” si dedicavano al commercio: nel 1605 Giuseppe Signori Manini, fratello di Pietro, è iscritto all'arte della seta a Napoli, un albo in cui erano annotati i mercanti autorizzati ad operare nel Regno di Napoli e nel quale per oltre un secolo sono elencati diversi operatori albinesi, che sviluppavano un proficuo commercio nel meridione d’Italia.

Non mancano nella parentela dei “Manì” sacerdoti e religiose: Don Pietro, Don Varisco, Suor Gabriella nella prima metà del Seicento. Da ricordare è Don Giovan Battista Manino, il cui ritratto è riportato nel primo volume delle Terre di Albino: egli nel 1670 lascia ogni suo bene perchè sia fondato in Albino un ospedale per la cura dei poveri infermi. Il suo desiderio si realizzerà solo nel 1840 con l’apertura della Pia Casa di Ricovero per cronici.

Giampiero Tiraboschi

 

Annunci

Fai pubblicità su paesemio.info... INFORMATI!


Banner