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Per non dimenticare: il 27 gennaio è il Giorno della Memoria Stampa

In occasione della celebrazione della giornata dedicata alla Memoria degli orrori della Shoa, che ricade in data 27 gennaio, l’Amministrazione Comunale di Albino ha programmato una serie di manifestazioni che hanno come comune denominatore il messaggio della perpetuazione della memoria storica, riferita proprio alle brutture provocate dalla cattiveria umana nei confronti di una grossa fetta di umanità. Ecco, quindi, che, dal 18 gennaio al 1° febbraio, presso la biblioteca comunale, sarà visitabile la mostra intitolata “Quando la storia diventa follia”, che approfondisce la tematica dello sterminio delle persone disabili da parte dei nazisti. È risaputo, infatti, che il Nazismo si è fatto anche promotore di una pesante azione persecutoria nei confronti dei portatori di handicap di qualsiasi tipo, fisici o mentali che fossero, ritenuti esseri non utili alla conservazione della pura razza ariana e non all’altezza di essere considerati individui con propria indissolubile dignità. L’apertura della mostra coinciderà con la disposizione oraria della biblioteca. Fino al 12 febbraio, poi, presso le scuole elementari del territorio, sarà allestita un’altra mostra. Trattasi di un allestimento itinerante, che raccoglie i disegni realizzati da una bambina internata nei campi di Terezin e Auschwitz. La mostra, promossa dalla Biblioteca Civica, sarà arricchita da una selezione di libri per ragazzi sul tema dell’olocausto. Mercoledì 27 gennaio, l’Auditorium Città di Albino, alle 21, farà da cornice alla serata a tema: ; gli spettatori assisteranno a un recital letterario, prodotto artistico che porta la firma della compagnia Teatro Prova, tratto dal testo del noto autore Primo Levi, intitolato "Se questo è un uomo". La regia dello spettacolo spetta a Silvia Barbieri, con Stefano Mecca e Max Brembilla. La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, in quanto data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah, termine che tradotto significa universalmente “lo sterminio del popolo ebraico”, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Questi ultimi sono stati definiti “I Giusti” della storia dell’umanità. Come recenti fatti di cronaca internazionale ci hanno dimostrato, l’odio non è terminato con la morte delle dittature.

"ARBEIT MACHT FREI" il lavoro rende liberi. Questa è la scritta che i deportati si trovavano davanti agli occhi all’arrivo ad Auschwitz. Questa stessa scritta è stata recentemente dissacrata da annoiati zombi che vegetano sul presente, privi di radici e quindi insensibili al valore umano della memoria. Passando sotto di essa, iniziava il viaggio nell’incubo per milioni di individui, un peregrinare fatto di stenti, fame, freddo, umiliazioni e percosse, fino al terribile, scontato, epilogo della morte. Nell’intento di far luce sui luoghi più tetri della storia dell’ultimo secolo, con la speranza sempre accesa di allontanare la malvagità dell’ignoranza condita con la noia, vera minaccia della modernità, anche l’Amministrazione comunale di Albino fa un ulteriore passo avanti, proponendo questo programma di incontri improntati sulla riflessione.

Nello spettacolo, due attori si inoltrano in un susseguirsi di scene: l’arrivo al lager in un treno bestiame, il dialogo tra un ebreo e un criminale comune, il cinico elenco di un decalogo di regole di sopravvivenza, l’incontro tra un ebreo affamato e un muratore "volontario", la minuziosa e surreale descrizione dell’igiene imposta ai deportati e, infine, una triste fotografia della vita ambigua del lager con le sue aberranti contraddizioni.

Gli spettatori saranno convogliati, con il supporto di testimonianze video, musiche originali Yiddish, poesie e preghiere della tradizione ebraica, all’interno del triste affresco di una lotta per la sopravvivenza. Al termine ci si lascerà con in cuore che lascia la domanda: “É bene che di tutto ciò rimanga una qualche memoria?”. Primo Levi, che analizzò con una forza straordinaria il male dell’uomo provocato dall’uomo, ci lasciò questo messaggio di vita che, come i fatti ci dimostrano, è consigliabile continuare ad ascoltare.

Gloria Belotti

 

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