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I diritti dei bambini… cose dell’“altro” mondo? Stampa

Venerdì 20 novembre si è concluso con i festeggiamenti il XX anniversario della CONVENZIONE dell’UNICEF sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, preceduto da un periodo di riflessione e lavoro su questo tema, che ha coinvolto anche le scuole del nostro territorio.

Bambini e ragazzini di Albino sono stati, a mio avviso, la presenza qualificante delle due importanti manifestazioni che hanno caratterizzato la giornata.

Nella mia classe partecipando alla fase conclusiva del lavoro, ho potuto ri-vedere, proprio attraverso lo sguardo dei bambini, alcuni “luoghi comuni” che, purtroppo, noi adulti ci portiamo appresso più o meno coscientemente.

Mentre alcuni ospiti adulti presentavano i loro interventi, sia alla rappresentazione del mattino che a quella della sera, sentivo quegli “sguardi” dei miei alunni, che mi avevano fatto riflettere e anche un po’ commuovere, prendere posto nella mia mente.

I grandi pensano che noi bambini siamo sempre felici e tranquilli, solo perché siamo bambini. In verità anche noi abbiamo dei problemi che per noi sono grandi, dei momenti di tristezza, qualche volta soffriamo davvero tanto e non sempre riusciamo a capire il perché”.

Più volte, in quella giornata, ho sentito rivolgere ai bambini questa considerazione “Voi, siete dei bambini fortunati, ricordatevi che ci sono nel mondo dei bambini che non stanno bene come voi, che non hanno tutto quello che avete voi, che non vivono con il vostro tenore di vita…”, e questa affermazione deve essere stata ripetuta anche nei giorni precedenti se, nelle riflessioni lette dai bambini, essi stessi affermavano: “… dobbiamo pensare ai bambini meno fortunati di noi…”.

Dentro di me, sempre più chiara, prendeva forma una domanda che mi richiamava ad una onesta lettura di una situazione indubbiamente complessa e non riducibile ad affrettate conclusioni: “Sono proprio così fortunati i nostri bambini?

Oppure siamo noi, adulti del mondo che si appropria della maggior parte delle ricchezze della Terra che ce lo ripetiamo, glielo ripetiamo e glielo facciamo ripetere, in modo da garantirci un buon paio di occhiali scuri con i quali la nostra coscienza può guardare tranquillamente la realtà senza rischiare di essere abbagliata dalla verità?

E’ fuori discussione che l’esistenza di bambini di alcuni, molti, Paesi è un grido di dolore che sale dal mondo, verso il quale riusciamo ad essere sufficientemente sordi.

Non fa tanto “rumore”, ma è una stimolante provocazione l’impegno di quelle persone e famiglie che dedicano la loro vita a cercare di rispondere a questa vergogna, di essere responsabili dei diritti alla salute, all’istruzione, all’uguaglianza e alla protezione di questa infanzia, pur nella la consapevolezza di essere gocce in un oceano le cui correnti, troppo spesso, tirano in ben altre direzioni.

Mi viene anche da pensare che, nello spiegare ai nostri bambini che sono fortunati, dobbiamo maturare la consapevolezza e l’attenzione a non passare loro il messaggio che, fortuna e star bene, sono proporzionali alla quantità delle cose che si possiedono, alla possibilità di consumare e avere a disposizione tanto di tutto (il che evidentemente è la realtà dei nostri bambini).

D’altra parte, guardiamoci intorno, che significato potrebbe avere lamentarsi su larga scala (mi perdonino i sempre più numeroso esclusi): sì, c’è la crisi, ma su che automobili viaggiano tanti ragazzini, che abiti indossano, dove vanno in vacanza, quanti sport e quante attività fanno, quante e quali apparecchiature tecnologiche hanno a loro completa disposizione. Persino le Amministrazioni pubbliche (per fortuna) dedicano loro dei capitoli di spesa significativi: ecco i Centri Ricreativi, i parchi giochi più che attrezzati, i Consigli Comunali dei Ragazzi, il Piedibus, percorsi in sicurezza, piste ciclabili, …

ma sono sufficienti questi elementi per fondare la rasserenante, per noi, convinzione che i nostri bambini e ragazzi siano fortunati?

Questa domanda mi rivolgo e vorrei rivolgere al nostro Sindaco, in quanto primo cittadino di Albino, il quale ha parlato ai bambini durante la manifestazione, a tutti i suoi collaboratori e consiglieri ed anche a tutti coloro che ad Albino sentono la corresponsabilità di occuparsi delle giovani generazioni, e mi chiedo, e credo proprio in nome dei diritti dei bambini, se non è urgente riflettere sulla nostra realtà cittadina, sulle contraddizione e incongruenze che si porta appresso, e credere nella possibilità di lavorare anche per progettare, impostare e sostenere un PIANO DI INTERVENTO INTEGRATO in questo ambito assolutamente riguardante la e le persone. Su di esso si andrebbero ad innestare le significative particolari esperienze che le nostre Amministrazioni stanno già offrendo, esperienze che troverebbero, così, anche un quadro generale di riferimento e di significato, una base sulla quale poter individuare le priorità in modo organico e condiviso.

Ci vuole un po’ di coraggio, anzi ce ne vuole molto perché:

fare un ponte è evidente che costa, tappare una buca sulla strada è evidente che costa e che è necessario perché pericolosa, ma anche fare formazione costa! Forse meno che non farla…

Dobbiamo provare dei nuovi criteri sulla base dei quali prendere certe decisioni: nessuno si sognerebbe di contare sul volontariato per costruire un auditorium perché, invece, mi chiedo, gli interventi educativi vengono “spontaneamente” delegati al volontariato?

Concordo con il pedagogista Daniele Novara che, ha offerto e sta offrendo una collaborazione sul nostro territorio in questa ottica:

Ero abbastanza convinto che la felicità infantile dipendesse da politiche urbane amministrative favorevoli a una maggiore presenza dei più piccoli nella vita della città.

Negli anni successivi feci alcune scoperte, grazie anche alle indagini realizzate sulla nostra rivista: il boom dell’accesso ai Pronto Soccorso pediatrici; la permanenza del bambino nel lettone fuori tempo massimo, il dilagare delle certificazioni sanitarie scolastiche anche per rilevanze non esattamente patologiche; il presentarsi sulla scena del bambino tiranno che comanda sui genitori, un vero inedito storico! Genitori convinti che il loro ruolo sia quello di organizzare il tempo dei figli piuttosto che dare regole, comunicare positivamente limiti e possibilità, garantire spazi di libertà evolutiva.

Mi pareva sempre più evidente la necessità di garantire ogni forma di supporto delle funzioni educative dei genitori, di progettare un piano d’aiuto a questa generazione di genitori, che non ha alcuna colpa se non quella di trovarsi nel cuore di un trapasso storico straordinario e che necessariamente vive questa transizione in modo fragile e con tante incertezze….

Appare perlomeno riduttivo occuparsi dei disagi e delle difficoltà dei bambini e dei ragazzi italiani senza un’attenzione specifica ai loro genitori..

Continuare a sottovalutare questa effettiva emergenza parlando di volta in volta di bullismo, di ipercinetismo o buttando sul mercato nuovi farmaci come il Ritalin che miracolosamente dovrebbero risolvere i disturbi dei minori appare perlomeno irresponsabile.

C’è una opportunità reale: la Legge 328 sui Diritti dei Bambini, a partire dalla quale è possibile attivare una progettazione di interventi non nell’ordine dei servizi, ma della progettualità che possono essere attività di consulenza educativa, strutture come scuole per genitori, gestione di sportelli per la mediazione famigliare in caso di separazione e tanto altro.

Forse gli spazi normativi non sono così carenti, si tratta piuttosto di giocarli fino in fondo, attraverso forme di progettazione e interventi il più possibile efficaci. Ed è proprio l'efficacia il nodo critico, la sfida, su cui molto si dovrà lavorare. (Daniele Novara direttore del Centro PsicoPedagogico per la Pace)

Non mi resta che ringraziare quanti hanno avuto la pazienza di seguirmi fino qui e di augurare buon lavoro a tutti quelli che già stanno comunque operando in questa direzione.

Lucia Bravo

 

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