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PATTO DI STABILITA’: QUALI SONO LE RICADUTE SUL COMUNE DI ALBINO Stampa

Dal 1999 ogni anno sono state imposte regole di rispetto del Patto di Stabilità con modalità sempre diverse, che hanno impedito ed impediscono al Comune, come dovrebbe essere naturale, di effettuare una coerente programmazione pluriennale della gestione del proprio bilancio e delle proprie risorse, in funzione di obiettivi di governo locale, e nel rispetto delle regole stabilite.

Se a questo si aggiunge una progressiva riduzione dei trasferimenti delle risorse dallo Stato ai Comuni, unitamente alla impossibilità di intervento su tributi propri, le amministrazioni locali sono costrette a “vivere alla giornata”, verificando di anno in anno le diverse regole stabilite per il patto, e di mese in mese le modifiche che il Governo introduce sul tema.

La nuova amministrazione di Albino è immediatamente intervenuta per verificare la situazione dei conti del Comune ed in particolare le condizioni per il rispetto del patto per il 2009.

Il quadro che ci siamo trovati a fine giugno, attraverso il monitoraggio, dava uno scostamento dall’obiettivo 2009 del Comune di Albino per oltre 5 milioni di euro.

L’incidenza maggiore su questo dato negativo è dovuta ai pagamenti, in particolare ai pagamenti di opere pubbliche già realizzate o in corso di realizzazione. Il saldo negativo ai fini del rispetto del patto di stabilità non significa che il Comune non abbia risorse per far fronte ai propri impegni, perché naturalmente tutto ciò che si sta saldando è stato preventivamente coperto da risorse adeguate.

Va ricordato che la scorsa amministrazione, nel 2007, volontariamente, ha deciso di sforare le regole del Patto di Stabilità per dar corso all’assunzione di mutui a copertura di investimenti in opere. Nel 2007 le regole del patto incidevano in particolare sugli impegni, e il Comune di Albino, avendo assunto impegni rilevanti, non ha rispettato il patto. Quest’anno il patto è basato sulla “cassa” e quindi i pagamenti relativi agli impegni assunti anche nel 2007, ora in corso di liquidazione, creano le condizioni per il mancato rispetto del patto per il 2009. Si consideri che ai 5 milioni di euro di sbilancio rispetto all’obiettivo, vanno aggiunti almeno altri 2 milioni di euro di pagamenti previsti per fine anno, solo per opere realizzate o in corso di realizzazione.

Il probabile mancato rispetto del patto per il 2009 produrrà delle sanzioni nei confronti del Comune, tra le quali la riduzione di una quota di trasferimenti dello Stato, l’impossibilità ad assumere personale, l’impossibilità di accendere nuovi mutui, la riduzione del 30% dei compensi degli amministratori.

Si consideri che ad oggi almeno il 50% dei Comuni lombardi dichiara che non rispetterà il Patto di Stabilità 2009.

A fronte di questo quadro, e tenuto conto del contesto di crisi economica ed occupazionale nel quale ci troviamo, abbiamo valutato opportuno procedere con i pagamenti, nel rispetto degli impegni a suo tempo assunti, anche alla luce dell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Comunale, di un ordine del giorno che sottolinea la non condivisione delle rigide regole imposte per il rispetto del patto di stabilità, in particolare sottolineando il ruolo che gli enti locali possono avere, anche sul fronte degli investimenti pubblici, a sostegno dell’economia locale. Abbiamo chiesto al Governo e al Parlamento, con l’approvazione di questo ordine del giorno, di rivedere il sistema di regole finanziarie per i Comuni, di considerare l’utilizzo di risorse proprie per finanziare gli investimenti (come l’avanzo di amministrazione), l’abolizione delle sanzioni per il mancato rispetto del patto nel 2009. Non si tratta di una posizione isolata del Comune di Albino, ma della posizione assunta dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI). Si parla tanto di autonomia e responsabilizzazione degli enti locali, di federalismo fiscale, ma, al contrario, negli ultimi anni la finanza locale ha subìto un processo di progressiva restrizione degli spazi dei Comuni, sia sotto il profilo dell’entrata (a causa dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa e della sua incompleta compensazione da parte dello Stato, dei ripetuti tagli ai trasferimenti erariali e del blocco dell'autonomia impositiva degli enti locali) che della spesa (attraverso i vincoli sempre più stringenti imposti dal patto di stabilità interno).

In attesa dell’attuazione della legge delega sul federalismo fiscale (servono, se va bene, oltre 5 anni) sarebbe opportuno che il Governo e il Parlamento anticipino al 2010 alcuni elementi del nuovo ordinamento finanziario degli enti locali, attribuendo da subito ai Comuni una compartecipazione dinamica all’Irpef e/o all’Iva in sostituzione dei trasferimenti erariali.

 

 

Nota: Cos’è il Patto di Stabilità Interno

 

Il Patto di Stabilità Interno (PSI) nasce dall'esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo in seno al Patto di stabilità e crescita e specificamente nel trattato di Maastricht (Indebitamento netto della Pubblica Amministrazione / P.I.L. inferiore al 3% e rapporto Debito pubblico delle Amministrazioni Pubbliche/Prodotto Interno Lordo convergente verso il 60%). L'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione (P.A.) costituisce, quindi, il parametro principale da controllare, ai fini del rispetto dei criteri di convergenza e la causa di formazione dello stock di debito.

L'indebitamento netto è definito come il saldo fra entrate e spese finali, al netto delle operazioni finanziarie (riscossione e concessioni crediti, partecipazioni e conferimenti, anticipazioni), desunte dal conto economico della P.A., preparato dall'ISTAT. Un obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il Patto di stabilità interno è proprio il controllo dell'indebitamento netto degli enti territoriali (regioni e enti locali). Il Patto di Stabilità e Crescita ha fissato dunque i confini in termini di programmazione, risultati e azioni di risanamento all'interno dei quali i Paesi membri possono muoversi autonomamente. Nel corso degli anni, ciascuno dei Paesi membri della UE ha implementato internamente il Patto di Stabilità e Crescita seguendo criteri e regole proprie, in accordo con la normativa interna inerente la gestione delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Dal 1999 ad oggi l'Italia ha formulato il proprio Patto di stabilità interno esprimendo gli obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi.

 

Fonte: sito internet Ministero dell’Interno.

 

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