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Lega - Federalismo Stampa

La recente tragedia di Messina riporta dolorosamente alla ribalta quanto già era, più volte, emerso in analoghi disastri che hanno travagliato l’Italia. Noi per primi siamo qui ad esprimere la nostra solidarietà e comprensione, oltre al nostro aiuto, a tutte quelle persone che hanno perso i loro cari, la loro casa e che tragicamente sono state colpite nei loro affetti più cari.

Oggi, però, c’è stata una autorevole denuncia dello stato di cose che attanaglia il sud. Il Presidente della Repubblica, in modo chiaro ed esplicito, ha detto : “ Lasciate che lo dica da meridionale e da convinto meridionalista, non possiamo permetterci alcuna autoindulgenza; non possiamo nascondere le inefficienze e distorsioni dietro la denuncia delle responsabilità altrui, dello Stato e dei governi”. L’incapacità delle forze dirigenti meridionali di fronte alla prova dell’autogoverno è un atto d’accusa per chi, per decenni, ha pensato di governare chiedendo soldi a Roma e dilapidandoli in clientelismi e corruzione amministrativa.

Questo tema è rappresentato da un argomento sul quale il nostro movimento ha da sempre avuto una posizione intransigente; ha, sin dagli anni ‘80/’90, organizzato campagne di denuncia della situazione complessiva e dello sperpero dei nostri soldi. I finanziamenti che lo Stato, sin già dal dopoguerra, ha concesso alle regioni del sud hanno raggiunto cifre stratosferiche, ma la situazione non è mai cambiata. Eventi che vanno dal terremoto del Belice, alle eruzioni dell’Etna, al terremoto dell’Irpinia, all’alluvione di Sarno, ai rifiuti di Napoli (l’elenco è lungo, quasi come un dizionario di lingua italiana) hanno da sempre rappresentato un fertile terreno di lucro per le organizzazioni del malaffare che hanno vissuto e vivono sulle disgrazie altrui. Gli esempi di mala costruzione, di abusivismo, di costruzioni in zone a rischio e di violenza del territorio sono innumerevoli. Quando poi succede la catastrofe, tutti piangono la perdita dei loro affetti e lo Stato viene chiamato ad intervenire e finanziare le ricostruzioni, mentre le malaorganizzazioni sono nuovamente pronte a far ripartire quel ciclo infernale.

Oggigiorno le cose, però, sono un po’ diverse : lo Stato non è nella possibilità di finanziare spese improduttive anche se il loro fine è nobile. E’ il nord che ha bisogno anche di fondi pubblici per far ripartire la locomotiva nazionale della produzione; quel nord che da sempre ha trainato al benessere tutta la nazione. Ha bisogno di quei soldi che prima venivano immessi nella cattiva amministrazione e nell’assistenzialismo parassitario. Ha bisogno di quegli investimenti pubblici, nella riduzione delle imposte e nel miglioramento della pubblica amministrazione che gli permettano di reggere la competitività con gli altri paesi più industrializzati d’Europa, se non del mondo, per non decadere e ridursi a “potenza del terzo mondo”. Un’ eventualità catastrofica che porterebbe alla fine non solo del nord, ma anche del sud.

Nel Global Competitiveness Report del 2009 si legge : alla scarsa competitività dell’Italia concorre l’alto livello di corruzione e il crimine organizzato. Per uscirne bisogna che il sud cessi di fare la vittima e si assuma le proprie responsabilità a cominciare dalla buona amministrazione.

La Lega Nord, dopo anni di battaglie, ha portato il nostro paese a dotarsi della Legge sul “Federalismo Fiscale” ( la c.d. Legge Calderoli). Con questa normativa, in corso di attuazione, gli Enti locali, Regioni in primis, debbono provvedere a dotarsi di entrate proprie e dirette mediante l’istituzione di tributi regionali o locali, prelevando ricchezza e rendendosi immediatamente responsabili, anche politicamente, verso i propri cittadini amministrati degli atti compiuti nella gestione delle risorse prelevate e, conseguentemente, sciogliendo l’alibi dello Stato impositore. La principale regola su cui poggia il federalismo fiscale è: “ le risorse si spendono laddove viene generata la ricchezza che consente di ottenerle”. In altre parole: “ si ritorna al territorio ciò che il territorio ha prodotto”.

Questo è stato il primo passo verso una forma innovativa di buona amministrazione e la Lega Nord, forte del successo ottenuto, non demorderà nell’azione stimolante affinché possa trovare luce nel nostro paese, non solo il federalismo fiscale, ma la forma più compiuta delle autonomie : “Lo Stato Federale”. Alle regioni tutti i compiti ad eccezione di quelli riservati allo Stato Centrale, quali la Difesa, gli Affari Esteri, la Giustizia.

L’allarme, da lustri, gridato dalla Lega Nord circa la cattiva amministrazione delle regioni del sud, ha oggi ottenuto un supremo riconoscimento e di ciò né siamo lusingati, ma non è nelle nostre intenzioni abbassare la guardia, anzi il nostro movimento ha parecchi argomenti sui quali lottare per difendere le proprie opinioni, quelle dei propri iscritti e simpatizzanti, uno fra tutti l’immigrazione clandestina.

Da sempre, per voce dei nostri più autorevoli esponenti è stata dichiarata la disponibilità ad accogliere tutti coloro che entrano legittimamente nel nostro paese per lavorare e vivervi onestamente col fine di integrarsi nella nostra società, rispettando le nostre leggi, le nostre tradizioni e tutto ciò che né diviene dal nostro territorio.

Ogni altro manifesto atteggiamento, che con fini politici, viene ad essere trasmesso alla cittadinanza commuffandolo da finto buonismo, non può che trovare il nostro fermo dissenso il quale, paradossalmente in modo diverso da ciò che taluni vogliono far sembrare, è dettato dalla tutela di quei deboli che le sinistre vogliono strumentalizzare col solo fine di ottenerne il diritto di voto in loro esclusivo favore.

Non abbiamo bisogno di volantinare le condizioni degli extracomunitari per conoscerne le necessità; non abbiamo bisogno di indire convegni per non farli sentire stranieri in casa nostra; compete a loro dimostrare la volontà di integrarsi veramente, convivendo apertamente con la nostra cittadinanza e partecipare comunemente ai nostri atti di vita quotidiana. Assimilare la nostra lingua e le nostre tradizioni, senza che necessariamente dimentichino le proprie, rappresenta l’indispensabile viatico per la vera integrazione. Le sanguinarie tradizioni d’onore o di religione e gli extracomunitari clandestini, giunti nel nostro paese per delinquere e rendere insicure le nostre città, non fanno per noi e con loro non possiamo essere indulgenti.

Non vorremmo che tra qualche lustro un’alta autorità ci venga a dire che tutto quanto è stato fatto con estremo buonismo nei confronti degli extracomunitari clandestini è stato eccessivo, perché allora sarebbe irrimediabilmente compromessa la nostra intera società.

 

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