65° anniversario dell'uccisione di Padre Martino Capelli |
Ricorrendo in questi giorni il 65° anno dell’uccisione, per mano delle truppe tedesche, di Padre Martino Capelli, Sacerdote Dehoniano, mi sembra doveroso farne memoria, non per commemorare la sua morte, ma per celebrarne la vita. P.Martino nasce a Nembro il 20 settembre del 1912. All’età di 12 anni entra alla Scuola Apostolica di Albino, dove completa gli studi del ginnasio. Dopo vari passaggi nelle Case della Congregazione e Sacerdoti del S.Cuore, a Bologna il 26.06.1938 viene ordinato Sacerdote. La sua grande aspirazione è diventare missionario, ma i suoi superiori lo mandano a Roma per laurearsi i Sacra Scrittura.Nel frattempo l’Europa è agitata dalla guerra e per il timore dei bombardamenti gli studenti Dehoniani, da Bologna sfollano a Castiglione de Pepoli. Lì nel 1943 P.Martino arriva per iniziare l’insegnamento. Nel frattempo svolge anche il ministero sacerdotale nelle Parrocchie di Monte Sole (Marzabotto). Purtroppo il fronte della guerra si allarga, causando apprensioni e dolorosi distacchi nelle famiglie, presso le quali lui porta parole di conforto. Per contrastare le truppe di occupazione, sui monti dell’Appennino nascono formazioni partigiane. In un conflitto a fuoco resta ucciso anche qualche militare tedesco. La rappresaglia si fa subito sentire e molti vengono arrestati e uccisi a Marzabotto. Il 29 settembre del 1944 anche P.Martino e don Comini, sospettati di essere amici dei partigiani, vengono arrestati e con altre 50 persone sono ammucchiati come bestie e rinchiusi in una scuderia della canapiera di Pioppe, dove subiscono un processo e la condanna a morte. Il Commissario prefettizio di Vergato tenta una mediazione, ma i tedeschi acconsentono a lasciar liberi solo i due sacerdoti. La risposta di P.Martino e di don Elia fu: “Liberi tutti o nessuno”. Così il giorno dopo furono tutti fatti salire sulla passerella della cosiddetta “botte” della canapiera che raccoglieva l’acqua del fiume Reno e le mitragliatrici falciarono i loro corpi. P.Mrtino, ormai morente, alza la mano come per benedire e poi anche il suo corpo è trascinato dalle acque del fiume, che purtroppo non lo restituirà più. Il Signore ha esaudito quello che era sempre stato un desiderio di P.Martino: MORIRE DA MARTIRE PER LA SUA MISSIONE. Mario Benedetti |