Banner
Banner
news menu leftnews menu right
Ad Albino l’11° raduno francescano dei Madonnari Stampa

Domenica 27 settembre si svolgerà l’annuale raduno nel ricordo dei Madonnari, in occasione dell’importante scadenza degli 800 anni dall’approvazione papale della regola di San Francesco. Trattasi, quindi, di un raduno “francescano”, l’undicesimo per la precisione, voluto e promosso dai Frati Cappuccini di Albino, in collaborazione con l’associazione culturale Lo Scoiattolo e il gruppo Madonnari Bergamaschi, nella ricorrenza della festa del Santo Patrono d’Italia. Una data da non perdere, perché anche per quest’anno si garantisce la presenza di molti artisti, di fama nazionale, tutti estremamente bravi e capaci, apprezzati dai critici d’arte, che regaleranno attimi emozionanti con i loro colori e la loro bravura tecnica. L’appuntamento è stato fissato per domenica 27 settembre, presso il Convento di Albino, per l’incontro fraterno con l’effimera “arte del gessetto” e dei suoi interpreti, che sempre numerosi e generosi, da ben undici edizioni, aderiscono all’iniziativa. “A questo oramai classico ritrovo interverranno madonnari provenienti da tutta Italia – ha precisato Fabio Gualandris dell’associazione Lo Scoiattolo - Ogni artista eseguirà un’opera a gessetto sul tema proposto dagli organizzatori, che quest’anno è “Il Vangelo come regola”, nel ricordo degli 800 anni dall’approvazione papale della regola di San Francesco. L’incontro si terrà durante tutta la giornata di domenica 27 settembre; le opere eseguite dagli artisti girovaghi saranno esposte al pubblico, e quindi visitabili, presso la sala-mostre del Convento Francescano, fino a domenica 4 ottobre, data in cui ricade la festa di San Francesco d’Assisi. I lavori resteranno quindi a disposizione dei Frati per fini pastorali e caritativi”.

L’iniziativa, nella sua forma completamente gratuita, è aperta alla libera partecipazione di madonnari e visitatori e si svolgerà sotto l’egida dello spirito francescano che ha il Vangelo come regola di vita. Sulla scia di un canto lungo ben 800 anni, quindi, si muoveranno le mani di tutti gli artisti che prenderanno parte alla particolare manifestazione, meritevole di visita e capace di suscitare sguardi ricchi di curiosità e di ammirazione. Come precedentemente accennato, infatti, quest’anno ricorre l’ottavo centenario della prima presentazione della regola francescana, la cosiddetta “Protoregola”. Qualche informazione in merito.

Quando nel 1209 il “Poverello d’Assisi” andò a Roma per ottenere l’approvazione della regola, il Papa non lo ricevette subito. Ma quando Francesco arrivò alla presenza di Innocenzo III - scrive lo storico Franco Cardini - «era così felice e confuso che tutto quello che seppe fare fu muovere qualche passo ritmico che somigliava a una danza. Un bel comportamento giullaresco, che gli si addiceva». Il Catechismo ci ha insegnato che da giovane Francesco aveva vissuto spensieratamente, tra balli e feste in abiti eleganti, fino alla tragica avventura della guerra contro Perugia, la sconfitta degli Assisani e la conseguente prigionia del giovane che voleva essere cavaliere. Tornato poi in libertà, Francesco ha fatto ritorno a casa, ma tutto era ormai cambiato, dentro di lui, nel suo cuore. Non si sentiva più adatto alla vita nobile e spensierata del suo rango di appartenenza, così è cominciata per lui una nuova avventura, quella sotto i vessilli di cavaliere del Cristo povero. Tanti i suoi gesti profetici, se ne ricordano alcuni esemplari, quali: il bacio al lebbroso; il mendicare, quando a Roma chiede l’elemosina in francese sui gradini di San Pietro; o, ancora, ad Assisi, tra i suoi ex-compagni di serate spensierate, quando stendeva loro la mano fraseggiando in versi. Non era commedia quella di Francesco, del “nuovo Francesco”, ma solo la trasformazione dell’allegria in “perfetta letizia”. Uno stadio di preparazione e rinascita, che lo ha condotto fino alla chiesetta diroccata di San Damiano, dove quella voce misteriosa che scende dalla Croce gli ha detto: «Va’, ripara la mia casa che è tutta in rovina».

Immaginando di affiancare idealmente i tempi del vissuto di Francesco ai nostri, è possibile constatare un motivo di somiglianza: oggi, infatti, i tempi sono ugualmente tristi, anche se per motivazioni differenti e di altra natura. Il mondo sta attraversando una crisi terribile. Gli uomini si stanno confrontando con la plurinominata crisi economica, oltre che con una crisi di civiltà che coinvolge appartenenze storico-culturali molto distanti geograficamente tra di loro. Spesso ci si sente ingannati dalla finanza, dalle analisi truccate e dai consigli illusori degli esperti, così come il giovane rampollo Francesco si è sentito inadatto al ruolo sociale che gli sarebbe spettato assolvere, perché scettico verso la ricchezza e critico nei confronti della crudeltà che vedeva scaturire da essa. Francesco è ritratto dall’artista Giotto nel sogno di Onorio III come un gigante che con le sue spalle regge la Chiesa. “Il francescanesimo è stato davvero una medicina e un ricambio d’ossigeno per la Chiesa del Duecento – ha commentato Antonio Tarzia, nel numero di aprile 2009 della rivista - Potrebbe, l’assise francescana, con la testimonianza d’unità, d’altruismo e di dedizione agli altri nel nome del Vangelo, far meditare i potenti, i signori del mercato globale e della guerra? Fargli prendere coscienza del bene comune, del valore della vita, del rispetto sacrale che si deve alla Terra: oltre il Trattato di Schengen, oltre il Protocollo di Kyoto? Allora, con Francesco – ha proseguito Tarzia - potremo insieme alzare il nostro canto, quel salmo ecologico ante litteram scritto otto secoli fa: «Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate Sole... Laudato si’, mi’ Signore per sora Luna e le stelle... Laudato si’, mi’ Signore per frate Vento... per sor’Aqua... per frate Focu... per sora nostra madre Terra»”.

Gloria Belotti

 

 

Annunci

Fai pubblicità su paesemio.info... INFORMATI!


Banner