Antonio Paieroli, pittore del quattrocento |
La nostra città è ricca di affreschi risalenti alla fine del Quattrocento o agli inizi del Cinquecento. Sono opere d’arte minori, preziose testimonianze di un periodo animato da una apprezzabile cultura rinascimentale. Purtroppo sono poco valorizzate ed in alcuni casi in stato di degrado; la stessa ricerca storica non ne ha ancora rintracciato i committenti e scoperto gli artisti che le hanno realizzate. Uno dei pittori che ha vissuto ad Albino e che sicuramente qui ha lasciato una sua impronta è Antonio Paieroli figlio di Viviano de Valnigrenis di Miragolo, piccolo villaggio della Val Serina, dove abitava ancora nel 1488. Lo troviamo nel 1491 ad Albino, sposato a Maria figlia di Pietro Cacagni de Spino, proprietaria della casa attigua a quella con il grande affresco nella piazzetta antistante la chiesa di San Bartolomeo. Già nel 1476 il suocero abitava con la moglie a Venezia e da là importava vino. Dal 1492 al 1498 anche Antonio, che negli atti notarili viene sempre dichiarato pittore, assieme al fratello Pietro risiede a Venezia, dove lo raggiunge anche la moglie; tuttavia non cessa di seguire i suoi affari in quel di Albino e vi ritorna più volte. Anche sua sorella Rosa abita ad Albino, sposata a Betino di Zanuchino Signori. Nel settembre del 1494 vende la casa nei pressi di S.Bartolomeo ed acquista una casa con forno in Pedrengo; in Albino lui ha l’abitazione del suocero sulla strada di Bergamo, poco distante dalla Piazza. La principale fonte del suo sostentamento proviene da una serie di piccoli affari che sa gestire con iniziativa imprenditoriale; fra questi vi sono quattro contratti di soccida, ossia la collocazione di mucche a mezzadria presso dei contadini di Albino. Nell’aprile 1499 Antonio acquista terre in Cornale e nei pressi di Bondo. Proprio in quell’anno, tornato a Venezia, fa redigere il suo testamento, non si sa se per cattive condizioni di salute o per tutelarsi contro i rischi del viaggio. Nel luglio 1500 in società con Antonio de Spino acquista 76 tronchi di abete (paghere) in alta Val Seriana, da far fluitare sul Serio fino ad Albino; di queste un terzo gli spettano. Non perde contatto con il villaggio di origine dove nell’agosto 1501 è arbitro in una vertenza fra due abitanti di Miragolo, di cui uno pare suo parente. Come altri abitanti di Albino che hanno acquisito un sufficiente benessere, va ad abitare a Bergamo, nella vicinia di S.Agata, dove nel 1502 è in relazione con l’influente famiglia dei Suardi, per i quali si impegna ad eseguire lavori di pittura fino ad un importo 12 ducati, saldando così un debito di 10 ducati nei loro confronti ed accettando il rimanente in vino, biade e legumi. Nell’ottobre 1503, essendo la sua dimora a Bergamo diventata definitiva, vende a Pietro Pulzini la casa in Albino. Fra gli atti notarili vi sono tracce di sue operazioni finanziarie, di compravendita di terreni e di altre soccide. Antonio muore fra l’11 marzo ed il 10 giugno 1505, ma il suo testamento viene aperto in Venezia solo nel 1506. Si è persa la memoria delle sue opere pittoriche, ma è probabile che queste siano ancora presenti fra gli affreschi della chiesa di S.Bartolomeo e forse c’è la sua mano anche nel grande affresco davanti alla chiesa stessa, che è una testimonianza rara in Valle Seriana e che oggi attende di ritrovare il suo splendore.
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