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ALLA CACCIA DEL COLPEVOLE… Stampa

Eh no, questa volta non si può andare leggeri, se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Perché prendersi addosso delle responsabilità che non sono nostre, meglio additare il colpevole, sottolineare le sue colpe e tirare diritto. Parole dure, ma necessarie. La vicenda del ponte di Comenduno, che dovrebbe realizzarsi a scavalco del fiume Serio, dalla via Serio, in prossimità dell’area denominata “Isola dello Zio Bruno”, a via Pertini, in corrispondenza dell’area a verde dell’ex-inceneritore, al confine con il Comune di Cene, è sempre all’attenzione dell’amministrazione comunale, che segue passo passo tutte le tappe di avvicinamento alla soluzione del caso, cioè la ricerca dei responsabili che hanno frenato e poi bloccato l’avvio dei lavori. Peraltro di una struttura oltremodo necessaria per la comunità albinese. Quindi, ecco il motivo della nostra tolleranza zero.

Ma andiamo con ordine. Detto della scoperta nel luglio scorso di un grosso quantitativo di rifiuti abbandonati (vecchi rifiuti solidi urbani e scorie di inceneritore), in avanzato stato di decomposizione, nel mentre gli operai dell’impresa Milesi di Gorlago stavano predisponendo il cantiere per la costruzione del ponte; e detto della conseguente sospensione dei lavori; l’amministrazione comunale ha ravvisato l’esigenza di entrare nel merito degli studi geologici eseguiti, per verificarne la regolarità e la completezza degli accertamenti svolti, la correttezza e la congruenza delle conclusioni a cui essi erano pervenuti. Pertanto, l’amministrazione comunale ha deciso, lo scorso 22 gennaio, di affidare alla Geoter Studio Associato di Ravagnani e Santambrogio di Ardesio, un incarico professionale anche per tutelarsi sull’accaduto.

Ebbene, a distanza di un mese, la Geoter di Ardesio, a tutela degli interessi del Comune di Albino, ha steso una relazione conclusiva, confrontando i risultati da essa ottenuti con le valutazioni effettuate da precedenti studi geologici di supporto alla progettazione del ponte.

Le conclusioni sono sorprendenti. Innanzitutto, si evidenzia che nel previsto sito costruttivo del ponte è sepolto pochi metri sotto la superficie del terreno un vecchio deposito di rifiuti solidi urbani e scorie di inceneritore, la cui segnalazione non è avvenuta negli studi geologici di progetto del ponte. La qual cosa pone al Comune questioni ambientali ed economiche non di poco conto.

Lo studio effettuato dalla Geoter si compone di un esame della documentazione pregressa relativa al progetto. In particolare, degli studi eseguiti a supporto della progettazione del ponte (Plebani F., 2006; Plebani F., 2007; Offredi M., 2007) e il loro confronto con quanto offerto dagli stessi professionisti che li hanno redatti e con la situazione oggettiva riscontrata sul terreno.

Da qui si evidenzia che:

parti, anche determinanti, delle indagini di cui i professionisti sono stati incaricati non sono state effettuate, come l’analisi della documentazione inerente, il rilevamento geologico-geomorfologico e geologico tecnico di dettaglio, la relazione preliminare di fattibilità, la stesura di una cartografia tematica e una certa parte di sondaggi, prove in sito e di laboratorio. Da esse avrebbe potuto emergere facilmente la presenza del deposito di rifiuti nel sito di progetto, fatto questo che, peraltro, è ampiamente risaputo in ambito ambientale e presso la popolazione residente;

sono date, almeno in parte, valutazioni errate, come sulla stratigrafia e la presenza di sostanza organica (rifiuti) nel terreno, sulla situazione geomorfologia del fiume, sulla caratterizzazione sismica, sui terreni di fondazione e sugli sbancamenti da eseguire in fase esecutiva. Ad alcune si può dare poca importanza, altre invece condizionano notevolmente le scelte di progetto e le correlate scelte amministrative. Anche sotto questo aspetto appare grave il mancato riscontro del giacimento di rifiuti.

Anche lo svolgimento delle operazioni di campagna (rilevamento, sondaggio e geofisica), che è coinciso con una serie di correlati accertamenti da parte della ditta “Consulenze Ambientali” e Arpa, mette in evidenza forti discrepanze fra il contenuto degli studi di progetto (Plebani F., 2006; Plebani F., 2007) e i riscontri attuali di terreno, soprattutto per quanto riguarda la presenza di rifiuti solidi urbani, che nel sito del ponte è veramente cospicua in estensione e spessore.

In buona sostanza, l’allora disciplinare di incarico prevedeva certi studi, ma, a fronte dei regolari pagamenti effettuati, questi studi non sono stati eseguiti. A questo punto, l’amministrazione comunale ha deciso di fare un esposto alla Procura della Repubblica per stabilire le responsabilità.

Da tutto questo, alcune amare conclusioni: è difficile accettare il fatto che una delle opere più importanti del nostro mandato, prevista in bilancio anche a costo del non rispetto del patto di stabilità, incontri ostacoli e subisca ritardi per cause ad essa indipendenti; e pensare che è proprio sulla base dello studio geologico che è stata redatta la progettazione dell’opera, per la quale è stato stipulato un contratto di appalto di 1.539.265 euro; logico quindi reagire e ricercare nelle sedi opportune le responsabilità di quanto accaduto, che non possono non conseguire ad un lavoro svolto quantomeno con superficialità.

L’esposto-denuncia inoltrato non varrà a recuperare il terreno perduto, ma almeno i cittadini non ne pagheranno le conseguenze.

Il sindaco,

Prof. Piergiacomo Rizzi

 

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