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“Padre Turoldo” in scena ad Abbazia Stampa

La rappresentazione avrà luogo nella chiesa parrocchiale sabato prossimo alle 20,45

Grande appuntamento con il teatro di meditazione sabato prossimo 28 febbraio, in Valle del Lujo. La Parrocchia di San Benedetto e San Bernardo di Abbazia, infatti, con il contributo e il patrocinio del Comune di Albino, presenta, alle 20.45, presso la chiesa parrocchiale una meditazione teatrale, dal titolo “Gufi come Angeli”, di padre David Maria Turoldo, nel 17° anniversario della sua morte. A mettere in scena lo spettacolo è la compagnia teatrale Teatro Traccia di Bergamo, nata in città negli anni ’80 sotto la direzione artistica di Angelo Mazzola: una compagnia sui generis, di grande spessore culturale, capace di portare sul palcoscenico interpretazioni in chiave contemporanea di testi teatrali scritti o ispirati a figure religiose di forte temperamento, come appunto padre Turoldo, Iacopone da Todi, San Francesco d’Assisi, con il chiaro obiettivo di evidenziare l’immagine, il percorso e il messaggio degli autori.

Ebbene, come detto, sabato 28 febbraio sarà la volta di “Gufi come Angeli”, che ripercorre la storia dell’Apocalisse, in un crescendo di tensione, osservando la terra che corre ignara verso la distruzione. Al pessimismo degli eventi, profetizzati dai Gufi, si contrappone la speranza, impersonata dalla figura dell’Angelo. Nel momento della massima disperazione, sarà proprio la speranza a permettere all’autore di vivere come nuovo atto d’amore l’Eucaristica, in cui tutto viene ricapitolato.

Per la cronaca, alla regia è Angelo Mazzola, mentre lo spettacolo sarà presentato da Francesco Geremia, priorato di Sant’Egidio di Fontanella (Bergamo).

Ritengo che sia una meditazione quanto mai attuale – spiega il coordinatore dello spettacolo, Nunzio Carrara, di Fiobbio – Oggi, nel nostro quotidiano serpeggia il pessimismo, ma dentro di noi c’è sempre la speranza e la follia, che fanno sì che le cose si mettano sempre nella giusta via. Questo il motivo che sottende questo evento, che credo saprà coinvolgere gli spettatori”.

Ecco, alcune note su David Maria Turoldo. Innanzitutto, Giuseppe Turoldo nasce a Coderno di Sedegliano il 22 novembre 1916. Dopo alcuni anni di formazione presso l’ordine mendicante religioso dei Servi di Maria (che lui definiva “mendicanti d’amore”), emette la sua prima professione religiosa nel ’35, assumendo il nome di fra David Maria. Nel ’40 viene ordinato sacerdote e per quindici anni tiene la predicazione domenicale nel Duomo di Milano. Fin dall’inizio del suo sacerdozio si impegna in ambiti diversi: predicazione, scritture, resistenza, assistenza ai poveri e Nomadelfia (“piccola città” con l’unica legge della fraternità). Fonda il centro culturale “Corsia dei Servi”, a Milano, e alterna l’attività culturale alla testimonianza civile e politica, all’attività di predicatore e soprattutto di poeta. Nel ’46 si laurea in filosofia con una tesi dal titolo “Per una ontologia dell’uomo”. Durante la Resistenza fonda una rivista antifascista clandestina, “L’Uomo”, dove pubblica le sue prime poesie; scrive anche testi in prosa di contenuto biblico-letterario, testi teatrali; traduce inoltre tutti i salmi della Bibbia e compone nuovi inni e cantici a commento della liturgia domenicale e festiva. Per i suoi scritti anticonformisti, viene chiamato “coscienza inquieta della Chiesa”. Viene allontanato da Pio XII da Milano per la severità con cui interpreta il Vangelo di fronte alla borghesia milanese e viene inviato all’estero. A metà degli anni ’60 si trasferisce nella comunità dei Servi di Maria a Fontanella. Turoldo ha stima e fiducia per il cammino dell’uomo promosso da Papa Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II e s’impegna per una “ricomposizione” indicata dal Vangelo. Da Fontanella continua a condurre le sue battaglie e dirige il Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII. L’obbedienza al servizio all’uomo e alla solidarietà si realizza nella sua attività di prosatore prolifico e pungente e di notista con delle rubriche fisse su giornali e riviste. Denuncia tutti i soprusi, soprattutto istituzionali ed economici, e si fa voce degli oppressi, anche di quelli più lontani, per la libertà e la giustizia. Crede, infatti, che l’unica scelta di salvezza sia la spartizione dei beni (incontro con Ernesto Cardenal, valorizzazione di Rigoberta Menchù, canto per Oscar Romero).

Dopo una lunga malattia che lo segna fisicamente e moralmente, ma che non gli fa mai abbandonare la speranza, padre David muore nel 1992.

Uno dei messaggi di Padre David Maria Turoldo è Rinnovamento del cristianesimo: occorre impegnarsi per rivivere l’evento cristiano nell’umiltà, nella riscoperta personale e nel silenzio interiore, e resistere inoltre al conformismo imposto. Ciò è necessario per offrire nuovi modelli di vita ed essere capaci di critica e opposizione ai miti e agli interessi mondani dominanti.

Molto di questo messaggio è nell’opera “Gufi come Angeli”, una rappresentazione sacra di forte impatto emotivo.

Giuseppe Carrara

 

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