L’Auditorium è una piazza coperta, ma piena di luce |
Una giovane spiega la storia agli adulti; un adulto illustra la scienza ai giovani Il titolo serve per catturare l’attenzione intorno alla qualità degli scambi culturali che avvengono in una piccola città, ma non per questo, hanno un livello basso o una diffusione limitata. In un articolo di Gennaio ho avuto modo di indicare come definire Albino, CITTA’ DEL MORONI, ha il significato di città che tende all’eccellenza come scopo da raggiungere in molti campi del nostro vivere urbano, secondo un indirizzo moroniano, che spinse il pittore a ritornare ad Albino, non perché rifiutava la modernità del Rinascimento ma, al contrario, proprio perché qui, nella sua terra, nei suoi cittadini trovava qualità e progresso. Trovava una comunità viva e valida, forte in se stessa e aperta all’esterno, alle conoscenze nuove. Le reazioni di molti lettori sono state positive ma dubitative, soprattutto sul fatto che la pochezza geografica di Albino possa dare qualità alle azioni maturate fra le sue mura. Proviamo a fare degli esempi. Alcuni mesi fa in Auditorium Comunale, lo scienziato Sergio Bertolucci del CERN ha spiegato, ad un a sala piena di giovani, la ricerca che si sta svolgendo all’acceleratore del CERN di Ginevra, sulle componenti primarie dell’universo. Sono impegnati 10.000 studiosi di 100 nazionalità per un progetto internazionale. Il “vecchio” scienziato rivolto ai giovani ha spiegato come la scienza ha assoluto bisogno dei giovani in quanto biologicamente giovani. “Voi giovani ci siete avanti, la ricerca non avanza senza di voi, perché i vostri occhi non sono convenzionali, avete viste nuove e diverse da noi vecchi scienziati.” Newton si domandò come una mela cade in terra e non in aria e Einstein si chiese cosa sarebbe successo volando alla velocità della luce. Una maestra li avrebbe catalogati scolari sognatori e poco pratici. Alla fine Bertolucci sollecitò soprattutto domande, perché un “auditorium” è fatto per audire e domandare. La settimana avanti, ancora in Auditorium, la giovane studiosa e storica dell’arte Chiara Paratico aveva presentato il suo libro “La Bottega Marinoni”, riguardante la bottega pittorica formata dai vari componenti della famiglia che ebbero successo commerciale e artistico fra il 1400 e il 1500 (il libro è in vendita in Biblioteca). I loro affreschi, fra i tanti, li troviamo in S. Bartolomeo, alla Ripa, alla Madonna della Neve. Ad ascoltare la giovane ricercatrice c’era un pubblico di adulti. Attento a tutte le esplicazioni dei quattro relatori fra cui Luisa Giordano dell’Università di Pavia che aveva posto il problema fondamentale intorno al successo dei Marinoni. Essi seppero soddisfare una esigenza di cultura che era quella della devozione popolare. Fu però il loro limite in quanto nel cinquecento i tempi cambiarono e i Marinoni, pur coevi di Moroni, “chiusero bottega” mentre Moroni allargò il suo successo. Fra il pubblico dell’Auditorium nascevano spontaneamente le domande che però non poterono essere espresse in quanto, incautamente, l’evento fu chiuso. Gli auditori adulti ed educati accettarono un silenzio che i giovani non avrebbero accolto. I due eventi ci dimostrano come, pur essendo entrambi di qualità, uno solo ha raggiunto il livello di eccellenza che si richiede ad un Auditorium. L’Auditorium Comunale deve saper diventare un Laboratorio, una Officina Culturale soprattutto per i giovani, perché lì dentro, in questa Piazza Coperta, Bella e Luminosa, ogni evento deve essere occasione di scambio di domande con altre domande. Dal Cinema e dal Teatro si esce solo da spettatori. L’auditorium deve essere diverso. Su quel palco possono esserci giovani che suonano tamburelli e sotto ragazzi che ballano, o anziani che danzano il liscio o vecchi che fanno un torneo di scopa, purché ci sia un momento di stacco, che dia tempo alla conoscenza di capire ciò che avviene. Se si è in grado di spiegarlo ogni evento è un evento culturale; non c’è cultura alta e cultura bassa. Se durante la festa dello sport metto il Taluzzi con un pallone o il Noris su una bici e l’Ivano su due sci, dentro l’Auditorium, con un medico di Meccanica del corpo, troveremo giovani interessati all’eccellenza del corpo in movimento e non tifosi sguaiati. Se ai commercianti e agli artigiani chiedo di esporre il prodotto di più alta qualità che hanno nella loro bottega, avremo, nella Piazza Coperta dell’Auditorium, la miglior mostra di design o di degustazione senza ricorrere a costose Fiere Promozionali. Abbiamo in Albino industrie di eccellenza che pochi albinesi conoscono. L’esposizione, non tanto dei prodotti, quanto del processo produttivo, illustrato dalla manodopera degli albinesi che ci lavorano creerebbe quella coesione di comunità che sta svanendo. Vanno benissimo convegni e conferenze e saggi di fine anno, ma dobbiamo creare un ambiente di quotidianità agli eventi che accrescono la conoscenza della realtà, che un tempo i ragazzi conoscevano camminando semplicemente per la strada di un paese che era un laboratorio a cielo aperto. Impariamo dal mondo sportivo albinese così vivo e folto di attività. L’Officina Culturale, tutta da creare, ha a disposizione l’Auditorium, la Biblioteca, la Casa del Moroni, San Bartolomeo con le ex Acli. Questi sono Contenitori pronti ad audire, ad ascoltare il respiro della cultura popolare e colta che Albino potrebbe respirare e produrre se mettessimo in collegamento e in rete tutte le nostre occasioni e quelle esterne alla Valle che qui potrebbero transitare e trovare sosta accogliente. Benvi Acerbis |