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A quando un grande carnevale ad Albino? Stampa

...Anche se c’è stato un periodo della storia albinese, durante il quale la città di Albino poteva vantare un grande carnevale, anzi un Carnevalone

Carnevale di Rio de Janeiro e di Nizza, tanto per stare all’estero. Ma, per ciò che compete all’Italia, soprattutto Carnevale di Venezia, di Sanremo, di Putignano, di Cento, di Ivrea, di Viareggio e di…Albino. Come sarebbe bello poter scrivere così, annoverando Albino fra i più importanti Carnevali d’Italia. E, invece, no, non è così, è solo fantasia, solo un gioco. Albino, infatti, nonostante il suo spessore culturale, inteso in senso lato, non va famoso in Bergamasca per iniziative legate al Carnevale (a parte alcune apparizioni, qualche anno fa, del Carnevale, in Valle del Lujo, organizzato dalla Consulta Valle del Lujo). Certo, qualche sporadico evento, innescato da questo o quell’Oratorio, ma nessuna iniziativa a carattere comunale, tale da poter essere inserita in una locandina annuale.

Ma attenti, c’è stato un periodo della storia albinese, durante il quale la città di Albino poteva vantare un grande Carnevale, anzi un Carnevalone, un grande spettacolo carnascialesco, ammirato ed invidiato in tutta la provincia di Bergamo. Erano gli anni 1953 e 1954: due anni gloriosi per Albino, la cui comunità riuscì ad organizzare due fantastici, quanto impegnativi (e per questo ricordati da tutti), Carnevali, che già ai tempi, nonostante due sole edizioni, non avevano nulla da invidiare ai più blasonati Carnevali d’Italia. Un Carnevale come pochi se ne vedevano allora, in grado da subito, fin dal suo primo apparire, di competere con quello più blasonato di “Mezza Quaresima”, a Bergamo. Per due anni, fu una grande festa, una grande occasione di coinvolgimento e di socializzazione, che dette lustro alla città, almeno per quella piccola parentesi, ma che poi, venne sempre ricordato per la sua grandezza, la sua originalità, il grande seguito di persone. “Fu un grande evento per Albino - commenta Alma Baleri, insegnante di lingue straniere in pensione, figlia di Evaristo Baleri, vulcanico ed eclettico personaggio albinese del tempo, inventore di quella grande manifestazione carnascialesca, chiamata “Carnevalone di Albino”- Era un Carnevale in piena regola, con tanto di carri allegorici, gruppi mascherati, coppie di maschere e maschere individuali, gruppi folcloristici, complessi bandistici, gruppi musicali, con tanto di un’organizzazione alle spalle, costituita dai volontari della Pro Albino”.

Il Carnevalone di Albino – continua Alma Baleri - prendeva spunto dalla cronaca quotidiana per ricercare il tema conduttore della sfilata. Nel 1953, l'occasione venne data dalla dismissione della tramvia della Valle Seriana e dalla quasi contemporanea (così si leggeva sui giornali del tempo, ndr) approvazione del progetto di realizzazione della funivia Albino-Selvino. Mio padre, insieme a un gruppo di altri giovani del paese, costituì un comitato ad hoc, per allestire quel Carnevale. Si ritrovavano a casa nostra, alla sera, e progettavano i carri, decidevano le misure e le grandezze, sceglievano i colori dei vestiti, scrivevano gli slogan e i volantini. Nel '54 invece il Carnevale si ispirò alla celeberrima kermesse veneziana”.

Proprio di quella seconda edizione c’è la possibilità ancora oggi di leggere come si svolse quell’evento. Basta recarsi in Biblioteca, in via Mazzini, o visitare il sito www.albinesi.com, per leggere il foglio Pro Albino, il periodico di informazione della Pro Loco di Albino, e constatare come era articolato e ben definito il programma del Carnevalone del 1954 che, come del resto si aspettavano gli organizzatori, fece impallidire quello dell’anno precedente, il cui successo era noto a tutti.

Il titolo del grande corteo era “Venezia ad Albino”, con alcuni richiami che evidenziavano il forte legame fra le due città. Per esempio, Venezia esercitò il suo potere ad Albino dal 1428 al 1797; Venezia insegnò agli albinesi a mangiare la polenta che, con l’aggiunta degli osei, divenne il piatto degli Dei; Albino regalò a Venezia due maschere della commedia dell’arte, Arlecchino e Brighella; Venezia ha dato ai bergamaschi il podestà Contarini, mentre Albino dette a Venezia il Patriarca, mons. Angelo Roncalli.

E altre ancora erano le assonanze e le similitudini che gli organizzatori portavano alla discussione per giustificare la scelta del tema del Carnealù di Albino. Sempre sulle pagine di Pro Albino, si parlava di Rio della Misericordia e di Rio dei Mendicanti, a Venezia ovviamente, ma si esaltava ugualmente il piccolo Rio Re albinese, che non era paragonabile al Rio delle Amazzoni, ma era pur sempre il “Rio d’Albino”.

Quel Carnevale fu un grande successo, poi, tutto finì – conclude la signora Alma Baleri - Anche perché nessuno volle continuare in un'impresa che in poco tempo era diventata veramente grande e impegnativa”.

In verità, alcuni anni fa, l’amministrazione comunale di Albino volle ricordare quel periodo storico così fervido di iniziative, in particolare volle ricordare il Carnealù de Albì, allestendo una mostra fotografica, nell'ambito della rassegna culturale Terre di Albino. Nella mostra vennero proposte un centinaio di immagini dei due Carnevali del '53 e del '54. Ma si fece di più. L'assessorato alla Cultura presentò, al cineteatro Amico, a Desenzano, un filmato dal titolo “Il Carnevalone di Albino”, un documento storico di Albino e del suo Carnevale, che ancora molti ricordano per la sua bellezza.

Che dire, dunque? Forza diamoci da fare. Facciamo diventare il ricordo di quei due Carnealù lo sprone per una nuova stagione di iniziative carnascialesche, in grado di qualificare la nostra cittadina in ambito bergamasco. Beh, volendo, le potenzialità ci sono, i mezzi anche, le risorse pure. Basta che qualcuno lanci il sasso, non nei “calli” veneziani, ma nel più nostrano “Rio Re”.

Andrea Bonomi

 

 

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