A quando il riordino dei servizi comunali? |
La posizione di certe Comunità Montane pone alcuni punti di riflessione: perché non accorpare i servizi di quei comuni “simili” tra loro? “No all’accorpamento della Comunità Montana Valle Seriana Superiore con la Comunità Montana Valle Seriana: insomma, no alla possibilità di vedere insieme i 20 Comuni che fanno capo a Clusone con i 18 che fanno capo ad Albino; o, in altre parole, no alla fusione, che avrebbe dato vita ad un mega-ente composto da 38 Comuni con oltre 137.000 abitanti”. Questo, in sostanza, quanto affermato all’unanimità dall’assemblea della Comunità Montana Valle Seriana Superiore il 17 ottobre scorso, dopo l’approvazione in Giunta Regionale della legge di riordino delle Comunità Montane che, in Bergamasca passeranno da otto a cinque. Motivazioni? “Le caratteristiche morfologiche, ambientali, storiche, culturali, il numero dei Comuni costituenti e la popolazione residente giustificano la sussistenza della Comunità Montana Valle Seriana Superiore”. E ancora “l’ipotesi di aggregazione indebolirebbe il ruolo che la Comunità Montana di Clusone ha svolto in questi trent’anni per lo sviluppo del proprio territorio e la promozione dei suoi abitanti”. A ben vedere, diciamo la verità, soltanto motivazioni campanilistiche, a difesa del proprio orticello, della propria bottega. Anche perché, alla luce di altre dichiarazioni di esponenti di spicco dell’assemblea vallare si preferiva, in ultima ratio, essere accorpati con la Val di Scalve, come in precedenza si era ventilato in sede di Regione Lombardia. E anche perché, per rafforzare la posizione “anti Albino”, qualcuno aveva ipotizzato di inoltrare richiesta, così come prevede la norma, di uscire dalla nuova “super-comunità> vallare che si andrebbe a formare. Io, che su questa rivista, sono stato uno dei primi (è giusto ogni tanto prendersi certe paternità) a lanciare il sasso della riflessione sulla “vacuità della discussione in atto sul mantenimento o meno di questa o quella comunità montana, alla luce del fatto che è forse meglio ragionare in grande, superando i singoli campanili, le singole valli, i singoli comprensori, allargando di contro gli orizzonti, promuovendo forme diverse di aggregazione, che “by-passano” l’ente vallare, per rintracciare nuove unioni, per esempio di Comuni”, ora sono ancor di più convinto che tutto quello che è accaduto, tutti i commenti fatti dai responsabili politici e amministrativi, tutte le sottolineature espresse dopo la “sentenza” regionale di riordino sanno di stantio, di cosa vecchia, di logiche vetero-spartitorie. Mentre ancora, e si sentono i tromboni, qualcuno riflette sulla decisione presa, e spera in un ravvedimento dell’ultima ora del consiglio regionale, come è il caso ancora della comunità di Clusone, è giusto invece guardare più avanti, e domandarsi (questa sì che è un’occasione di discussione) se certi Comuni, di ridotte dimensioni, valgono ancora la pena di esistere. La Val di Scalve non vuol stare con la Valle Seriana Superiore? Ben venga, visto che a livello “morfologico, ambientale e culturale” non c’entra niente, gravitando di più verso la Val Camonica. La Valle Seriana Superiore non vuol stare con la Valle Seriana Inferiore? Ben venga…come se il Ponte del Costone fosse un baluardo “morfologico, ambientale e culturale” insormontabile… A me questi ragionamenti non interessano: molto meglio ragionare in una logica di servizi aggreganti, di consorzi fra Comuni, di comprensori turistici, di distretti culturali, attraverso rapporti snelli e flessibili, non ingessati in enti amministrativi che poi, a lungo andare si rivelano dei carrozzoni, lenti e spesso frenanti la vitalità del tessuto socio-culturale vallare, che vuole altri ritmi. Per quanto mi riguarda, via allora a una discussione su nuove aggregazioni: l’Altopiano, con Selvino e Aviatico insieme, tantro sono simili le loro caratteristiche; la “città lineare” Alzano-Nembro-Albino, visto che ormai soltanto i cartelli stradali dividono questi paesi; la “Media Valle”, un Comune policentrico, con Cene, Gazzaniga, Colzate, Vertova e Fiorano al Serio; la Val Gandino, per ovvie ragioni “morfologiche, ambientali e culturali”; come pure l’Oltreserio, con Pradalunga e Villa di Serio; mentre Ranica e Torre Boldone si potrebbero saldare anch’esse. Attenti, sono spunti di discussione, stimoli di riflessione, non in un’ottica di accorpamenti, di fusioni amministrative, di annientamenti di Comuni (la municipalità va difesa), ma per razionalizzare i servizi aggreganti, ottimizzare le occasioni di intesa amministrativa, su argomenti e temi comuni. Andrea Bonomi |