Tutti in gita al museo geologico di Colere e alle miniere di Schilpario |
Il 23 Ottobre 2008, le medie della scuola “S.Anna” hanno effettuato una visita di istruzione al museo geologico di Colere e alle miniere di Schilpario. Gite di questo tipo sono sempre molto attese perché, oltre a dare la possibilità di imparare qualcosa di nuovo, permettono di trascorrere una giornata diversa dalle solite, in compagnia e fuori dalle mura scolastiche. Proprio per questo, la mattina del 23 Ottobre io e i miei compagni eravamo tutti molto eccitati all’idea di quello che ci aspettava. La strada con il pullman è stata ripida e i tornanti sembravano non finire mai, ma poi siamo arrivati al museo geologico di Colere. Qui due ex minatori ci hanno spiegato che il loro lavoro era molto duro e sempre rischioso. Spesso, infatti, ci si ammalava di silicosi, che era chiamata anche la malattia del minatore. Si poteva contrarre questa malattia a causa della polvere che si alzava durante la trivellazione della roccia. Del resto, chi portava la mascherina per proteggersi da questa polvere si ritrovava, alla fine delle dieci ore lavorative, con un contorno di piaghe sul viso molto dolorose. So che anche al mio paese, Pradalunga, i minatori di pietre coti si ammalavano facilmente di silicosi. Le nostre guide poi ci hanno spiegato che i minatori di Colere non tornavano a casa ogni sera, ma solo il sabato e la domenica. In settimana, infatti, abitavano in un rifugio annesso alla miniera, che, d’inverno, veniva ricoperto da tre o quattro metri di neve. Dopo questa prima parte introduttiva, molto interessante è stato vedere un filmato tramite il quale è stato possibile approfondire la conoscenza delle abitudini di vita di alcuni minatori della Val di Scalve. Per esempio, nel documentario si è spiegato che fino agli anni Settanta, cioè fino a quando le miniere sono rimaste aperte, visto che fare il contadino o il boscaiolo rendeva pochissimo e non bastava per sfamare una famiglia con sette o otto figli, molti decidevano di lavorare in esse. In tanti casi, d’altra parte, il lavoro del minatore era, nonostante tutto, preferibile ad altre situazioni e ad altri lavori. Nei rifugi dove i i minatori dormivano e riposavano c’era anche una signora che preparava per tutti da mangiare quello che gli stessi lavoratori avevano comprato. Le spese, infatti, si dividevano e si poteva mangiare il pane fresco circa due volte a settimana. Successivamente, terminata la visione del documentario, fuori dal museo abbiamo osservato delle macchine, usate alle miniere, che funzionavano per le più ad aria compressa, solo poche ad elettricità. Infine, una laureata in geologia ci ha spiegato in modo tecnico la composizione chimica di vari minerali: è stato piuttosto difficile seguirla, ma poi è stato interessante toccare con mano le rocce che si sgretolavano e quelle dure. Nel pomeriggio, dopo pranzo, ci siamo recati a Schilpario dove, prima di entrare in miniera, le guide presenti ci hanno mostrato i diversi tipi di lampada usati dai minatori in passato. Inizialmente si usavano semplici candele e lampade a olio che però si spegnevano facilmente. In seguito, invece, si cominciò ad utilizzare una lampada che lasciava cadere alcune gocce d’acqua su una sostanza, il carburo, in grado così di produrre un gas bruciato dalla fiamma. Appena entrati in miniera, abbiamo osservato i colori della roccia, il bianco, il nero e il marrone, che tra loro creavano un singolare contrasto. La nostra guida, poi, ci ha anche detto che la temperatura all’interno della miniera, sia in estate che in inverno, è costante tra gli otto e i dodici gradi. Procedendo nella visita, abbiamo visto che, dove gocciola l’acqua, ricca di calcare, si formano le stalattiti e le stalagmiti: che spettacolo! Più tardi, la guida ci ha mostrato la miccia per accendere la dinamite; quest’ultima è una sostanza gelatinosa rossa all’esterno e rosa chiaro all’interno. E’ di profumo sgradevole e può provocare mal di testa se viene annusata, infatti un mio compagno è svenuto respirando più volte il suo odore. A conclusione della visita, infine, abbiamo percorso un tratto della galleria con un trenino e, ad un certo punto, la guida ha spento la luce per farci capire cos’è il buio unico e raro della miniera. Dopo questa bellissima esperienza , usciti all’esterno, abbiamo riconsegnato i caschi protettivi agli addetti e, contenti, ci siamo recati al pullman per ritornare a casa. La visita sia al museo di Colere che alle miniere di Schilpario è stata molto interessante e coinvolgente. In particolare, mi ha fatto riflettere circa il lavoro faticoso e pericoloso svolto dai minatori e dai “ purtì” ragazzi dagli undici ai quindici anni (quindi miei coetanei) che avevano il compito di caricare nelle gerle il minerale precedentemente scavato e scelto per poi portarlo all’esterno della miniera. Daniele Rossi (classe 2^ media) |