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Il Moroni e il Paesaggio nella sua Valle Stampa

Incontro con Mina Gregori, la più grande esperta del pittore albinese

Nella saletta della Biblioteca Comunale di Albino, giovedi 21 agosto, è stato organizzato un Incontro con Mina Gregori, prof. dell’Università di Firenze, secondo una proposta denominata Aperitivi Culturali che va incentivata e condivisa da maggiore partecipazione. Il tema della conferenza /dibattito era centrato sul pittore G.B. Moroni e il Paesaggio nella sua Valle, tema pittorico che, la più importante esperta italiana del nostro pittore albinese, considera essere stato poco trattato dalla critica storica, quasi sempre rivolta al solo tema dei ritratti.

Moroni - spiega la Gregori - dipingeva su piani circoscritti, prima scomposti e poi accostabili, con una tecnica senza disegno preparatorio ma subito coloristico. E’ la tecnica che si usa oggi nei computer dove su piani diversi si interviene per metterli, poi, uno sopra l’altro. In questo modo si ha una profondità di campo che supera la prospettiva geometrica per affidarsi ad una prospettiva di luminosità contrapposte ed inoltre permette al pittore di definire le sagomature dello spazio pittorico secondo una predisposta disposizione.”

Moroni quindi, non dipinge paesaggi, non è un paesaggista come allora neppure si usava, ma usa i singoli paesaggi per metterli nelle campiture programmate dal suo ordine pittorico e nella qualità di luminescenza desiderata. Secondo la professoressa Gregori, questo uso che deriva dalla scuola bresciana rinascimentale gli permetterà di riprendere la luce dalle brume inferiori della Cornagera per portarla alla luminescenza dorata intorno all’Ostensorio che illumina lo spazio superiore dello Stendardo di Pradalunga.

“La luce nasce dal basso e viene portata dal Moroni verso l’alto, normalmente avviene l’inverso”.

Bastava questa interpretazione critica per riempire la serata non solo su problematiche pittoriche.

Durante il dibattito sono stati posti il tema sui paesaggi albinesi (nei quadri sacri in Albino) e l’altro tema sugli sfondi architettonici nei ritratti e nei quadri a tema religioso (architetture nelle Natività, Ultima Cena, Madonne in trono).

Ci si è chiesti quale e quanta influenza abbia potuto avere la scoperta della casa del pittore nel contesto del sedime dei Mori.

Il tema è oramai chiaro: il Moroni non è un contadinello di Bondo; appartiene ad una famiglia importante nella comunità albinese. Il padre è un costruttore, così gli zii che abitano tutti in un complesso di case a sud della via di Valle e di fianco a via Nova, ancor prima che si formasse il convento di S.Anna; sono proprietari del sedime agricolo che degrada fino alla seriola lungo il Serio. Nelle stesse case abita un suo cugino Andrea che diverrà famoso a Padova come architetto rinascimentale (misconosciuto ad Albino).

Dalla casa si vedono a sguardo aperto i colli dalla Trinità fino a S.Rocco. In mezzo il grande cono del monte Misma.

Presa da spirito giovanile Mina Gregori si è intrattenuta a parlare di molti temi, sottolineando che molte cose sono ancora da approfondire e da studiare e ha incitato gli albinesi a farlo. La casa del Moroni è un luogo generatore di tematiche, oggi come lo fu allora, un luogo di costruzione e di diffusione di cultura. “Questa scoperta del Tiraboschi è una fortuna, c’è ancora tanto da studiarene gli archivi di Padova e Venezia”.

Ecco alcune delle domande poste dai presenti: “Prof. Gregori , perché Moroni dipinse nei quadri sacri albinesi il convento della Trinità, le colline di S.Rocco (nel quadro del Cristo portacroce , che li si trovava), le brume collinari nel Crocefisso in S.Giuliano, e mai dipinse il grande cono del monte Misma?”.“Dipingendo senza disegno preparatorio, quanto conta il fatto di avere i paesaggi direttamente davanti casa, e quindi di poterne controllare direttamente i risultati, le aggiunte e le cancellazioni ?”.“Quale influenza può essersi determinata dal fatto che nella stessa casa confluissero le esperienze costruttive e architettoniche del padre (sua è la costruzione cinquecentesca della Misericordia in S. Giuliano) e del cugino arch. Andrea? (nelle Garzantine dell’Arte ha più spazio del pittore). Il Moroni dipinge le sue architetture cinquecentesche con una novità assoluta (addirittura nei presepi), con disegno limpido di architetto e non da pittore che tutto coinvolge nelle medesime pennellate. Quanto può essere stato consigliato, influenzato dal cugino che assisteva alla costruzione dei suoi quadri, nella stessa casa? La Cornagera dipinta nei quadri albinesi è veritiera, descritta al reale; la moglie Bartolomea Bonasio era di Ganda, “le grotte e le forre delle Valgua possono essere state per il Moroni ciò che l’Adda fu per Leonardo, cioè motivi di riflessione sulle forme naturali?”. Un pittore della realtà, possiamo limitarlo alla realtà dei ritratti somiglianti e veritieri?

Per le risposte alle domande si invitano gli albinesi alle Giornate Moroniane del 4 e 5 ottobre.

Benvi Acerbis

 

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